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ESCLUSIVA. Laziale già grande, ecco CATALDI: “La Roma? Guardiamo solo noi stessi”

ESCLUSIVA LAZIONEWS.EU. Il giovane talento biancoceleste ci racconta la sua gioia più grande, merito di Pioli: ”E’ lui l’artefice”…

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Di Francesco Pagliaro

ESCLUSIVA LAZIONEWS.EU – Laziale classe ’94, Danilo Cataldi è la perfetta immagine della Lazio attuale: giovane, appassionata e ambiziosa. Ma anche umile, talentuosa e ricca di potenzialità. Doti che sembrano vestire su misura il centrocampista cresciuto nel vivaio biancoceleste, che oggi si sta imponendo nel grande calcio con indiscutibile personalità e risultati a dir poco brillanti. Lo scudetto con la Primavera di Bollini nel 2o12, poi il grande salto nel calcio professionistico e la fruttuosa esperienza di Crotone nella stagione passata. Oggi c’è di nuovo la ‘sua’ Lazio, per un ritorno agognato e felice, romanzato e perfetto. Un ritiro da osservato speciale di mister Pioli che, in perfetta sintonia con la dirigenza, aveva puntato forte su di lui per un ruolo da protagonista. Ruolo che, nonostante le iniziali difficoltà per il reiterarsi di un infortunio muscolare, Danilo ha infine raggiunto scalando ogni gerarchia. Presente e futuro, c’è già una fascia da capitano ad aspettarlo, ma intanto lui mostra i primi segni di un’innata attitudine da leader. Schietto e sincero, frizzante esempio di gioventù romana, ma anche incredibilmente maturo in ogni sua espressione pubblica, ecco le sue dichiarazioni rilasciate in esclusiva a Lazionews.eu: 

Con la Lazio da sempre, con la Lazio nel cuore. Come si può spiegare, ai tifosi come te, cosa significa vestire la maglia che si sogna da bambino?
“E’ sicuramente una gioia perché da ragazzo, quando inizi dal primo anno di agonistica con i Giovanissimi, non penseresti mai che di poter poi fare questo mestiere proprio con questa maglia. E’ veramente qualcosa a cui non pensi. Poi fai tutta la trafila, magari le difficoltà aumentano perché non giochi, o magari per un anno ti mandano via, quasi non hai il tempo di pensare a come potrebbe essere. Solo adesso posso dire ”cavolo”: ho fatto tanti sacrifici, sto giocando con una squadra di campioni e la maglia che porto da dieci anni. Ora mi guardo indietro e sono contento. Non è una cosa facile da spiegare, fosse è più facile vederla da fuori quando sono in campo, quando segnano i miei compagni ed esulto con loro, sotto la curva. Penso che quella sia l’espressione migliore del significato che ha per me giocare con questa maglia”.

Tempo fa il Direttore Sportivo Tare ha parlato di una Lazio che progettava un futuro con giovani di qualità, stile Borussia Dortmund. Cataldi, De Vrij, Anderson e Keita: siete voi la garanzia del futuro di questa squadra?
“Credo che la società abbia già buttato delle basi prima di questa generazione di ragazzi che oggi sono con la rosa. E’ un progetto partito da lontano, altrimenti non si sarebbero avuti risultati così importanti a livello di settore giovanile. Pertanto la società si è mossa molto bene e lo sta continuando a fare con il progetto dell’Accademy, che aiuterà ancora di più il club a raggiungere quanto prefissato. Ovvero, come dichiarato dal Direttore, una vera e propria scuola calcio che possa ricalcare i modelli tedeschi, come quello del Borussia o altre realtà simili nel mondo. Magari fossimo noi le basi per questo futuro! Ad oggi dico di sì, perché comunque siamo qua, anche a parlare di una Lazio che gioca con tanti giovani. Se fra qualche anno saremo ancora qui significa che saremo stati le colonne portanti di questo progetto”.

Tanti giovani sì, ma è anche vero che è il tecnico a farli giocare. Pioli rimanda sempre ogni merito alla squadra, ma se la Lazio si trova con questa classifica e due finali in tasca qualche merito lo avrà pure lui…
“Il mister è l’artefice principale dei nostri successi. E’ vero che, come spesso si dice, in campo ci vadano i giocatori o che siano loro a giocare il pallone. Ma credo che lui sia stato fondamentale in questa nostra stagione, finora, sperando di rimanere quelli di adesso da qui alle prossime dieci partite. E’ un grande motivatore, insieme al suo staff ha portato tanta voglia all’interno del gruppo, per farci capire al meglio quello che voleva da noi. Ma soprattutto ci ha continuato a ripetere, dal ritiro fino ad oggi, quali sono i nostri obiettivi stagionali. E se ora siamo secondi in classifica, con due finali conquistate, i meriti sono soprattutto i suoi”.

Secondi in classifica sopra i rivali della Roma. I giallorossi sembrano vivere un momento negativo, di contro ci siete voi in una fase di esaltazione totale. Può essere un vantaggio? Come vivi questa situazione?
“Tutti noi lo viviamo in maniera tranquilla, positiva. Sappiamo di non dover guardare a nessuno. Siamo una squadra che, dall’inizio dell’anno, ha guardato solo a sé stessa. Abbiamo iniziato il campionato in maniera un po’ difficoltosa, con qualche sconfitta iniziale, però piano piano ci siamo ripresi e siamo saliti sempre più su. Adesso siamo secondi, magari tra qualche giornata potremo essere terzi, non sappiamo quello che potrà succedere neanche fra una settimana. Guardiamo solo noi stessi: sappiamo quello che dobbiamo fare in campo e sfruttare al meglio le nostre potenzialità. Poi il 31 maggio vedremo come sarà la classifica”.

Oltre a tutto il buono dei risultati sportivi, c’è anche l’eccezionale ritorno dei laziali allo stadio. Ben 50mila con l’Empoli, che hanno potuto assistere all’aggancio delle Lazio di Maestrelli e Delio Rossi per numero di vittorie consecutive. Ora puntate al record di quella di Eriksson?
“L’avevo già detto a qualche mio compagno, dopo il match con il Verona, e lo ribadisco: riportare la gente allo stadio è stata la nostra vittoria più bella. Vincere davanti a 50mila persona con l’Empoli, in una giornata così speciale (sorpasso alla Roma, ndr), è stato il massimo. Perché oltretutto, passando con il pullman, si vedevano mamme e bambini, anziani, gente di tutte le età. Tutti felici, felici di andare a vedere una squadra che si impegna e da tutto in campo, per onorare quella maglia. Vorrei tante altre vittorie come questa per portare sempre più gente allo stadio, poi se raggiungeremo la striscia di Eriksson non lo so, vediamo il campo di Torino che dirà. Sicuramente se la raggiungeremo avremo fatto un altra piccola impresa, un altro tassello verso il nostro obiettivo finale”.

Affronterete la Juve nel bel mezzo di un quarto di finale di Champions. Potrà essere un vantaggio affrontare la capolista in questo momento?
“Non saprei dire se potrà essere favorevole, o meno. Non lo sapremo finché non si giocherà la partita di sabato. Io credo che la Juve, al di là di tutto, sia una grande squadra e non credo ci affronterà pensando alla partita col Monaco. Certo non si limiterà a giocare con io giocatori che non sono più in forma. Anzi, credo che entreranno in campo per vincere la gara, come fa sempre. Altrimenti non sarebbe prima in classifica e nei quarti di Champions League. Loro vorranno affrontare il match nel migliore dei modi e noi faremo altrettanto”.

C’è la Lazio e i suoi colori che tu porti con orgoglio, ma anche una Nazionale U-21 dove li rappresenti con altrettanta fierezza. Cosa significa per indossare la maglia azzurra, da laziale e italiano?
“Sono contento e orgoglioso di questo. perché quando si va a giocare per la propria nazione è sempre una cosa speciale. Indossare quella maglia e cantare l’inno ad inizio partita: sono cose che ti lasciano il segno. Speriamo di continuare ad indossarla e di fare un grande Europeo, perché abbiamo le potenzialità per fare bene. Magari andare con l’Olimpionica Rio il prossimo anno, ma vediamo prima come andrà a finire in Repubblica Ceca”.

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