Accadde oggi. 28 novembre: notte di paura e ingiustizie per i tifosi laziali a Varsavia

Pubblicato 
sabato, 28/11/2015
Di
Redazione
Tempo di lettura: 2 minuti

ACCADDE OGGI - Torna la rubrica di Lazionews.eu in cui vi raccontiamo giorno per giorno gli eventi della storia biancoceleste. Il 28 novembre 2013 è segnato sul calendario in nero come una delle date più tristi per la tifoseria organizzata in terra straniera. Infatti in occasione della sfida di Europa League tra Legia Varsavia e Lazio centinaia di tifosi biancocelesti si sono recati nella capitale polacca per sostenere i propri colori, ma molti di loro allo stadio non entreranno mai. La polizia polacca, invece di scortarli alla Pepsi Arena per assistere al match, con il pretesto di alcuni disordini, tende un'imboscata in piena regola ai tifosi laziali, che si disperdono per le vie della città. I supporters fermati vengono perquisiti e privati per strada dei loro effetti personali, poi portati nei vari commissariati. Dei 150 fermati, per 22 (alcune testimonzianze dicono in maniera del tutto casuale) viene confermato l'arresto. Detenuti nel carcere di Bialoleka, molti racconteranno di un trattamento che di civile ha ben poco da parte delle autorità. I tifosi biancocelesti vengono poi processati per direttissima senza però la possibilità di potersi difendere, privi di rappresentanti legali (a disposizione per tutti un solo interprete) e costretti a firmare fogli su fogli in polacco, accusati poi di fatti non provati. Alcuni di loro vengono liberati anche grazie al pagamento di una cauzione di 7200 euro, altri però rimangono detenuti fino alla scarcerazione degli ultimi due tifosi solo dopo due mesi. Parlando di campo, la Lazio esce vittoriosa dalla Polonia grazie ai gol di Perea e Felipe Anderson, con il brasiliano alla prima rete in biancoceleste ma che rimarrà un oggetto misterioso per il resto della stagione. Serata storica in qualche modo per i capitolini, che per la prima volta nella loro storia schierano un 11 titolare senza nemmeno un italiano in campo.

Francesco Iucca
TWITTER: @francescoiucca

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