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È sempre derby. Testa a testa Lotito-Pallotta: gestioni a confronto

LAZIO ROMA LOTITO PALLOTTA – Nella Capitale non si parla d’altro. È un…

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LAZIO ROMA LOTITO PALLOTTA – La partita eterna. Come la nostra Città. La grande sfida. Che dura da sempre, anzi dal 1927. Tutto l’anno, senza mai andare in vacanza. È quella tra Lazio e Roma. Laziali e romanisti. Un duello che si gioca ovunque. Sul campo, nei bar, nei ristoranti e sulla spiaggia. E che negli ultimi anni parla anche inglese. La lingua degli americani, di Pallotta, il numero uno del club di Trigoria. Solo romano e un po’ di latino invece per il presidente biancoceleste Lotito, che nonostante le  continue contestazioni ha raggiunto la 4a finale di Tim Cup. L’ha fatto eliminando i rivali giallorossi. In un doppio derby che ha incoronato la prima squadra della Capitale. Lazio contro Roma. Lotito contro Pallotta. Due modi di intendere il calcio diversi. Due gestioni che noi oggi andiamo a confrontare:

LA GESTIONE ECONOMICA

LAZIO – Il dato emblematico. Il valore della rosa della Lazio è passato da 88,6 milioni (inizio stagione) a 236,5. Oltre che a Inzaghi, bisogna soprattutto riconoscere i meriti della società, che ha investito al meglio le poche risorse economiche a disposizione. La dirigenza biancoceleste ha portato a Formello ragazzi giovani, li ha fatti crescere fino a diventare dei pezzi pregiati sul mercato internazionale. Pagato 7 milioni nel 2014, De Vrij ora ne costa 30, così come Milinkovic, per il quale Tare ha sborsato 5,9 milioni due estati fa. Questi sono i due esempi più attuali, ma tornando indietro nella gestione Lotito si possono riscontrare altri casi simili. Uno su tutti, Kolarov. Il suo acquisto da parte del Manchester City ha portato nelle casse biancocelesti 22 milioni di euro: una cifra impressionante rispetto a quella del suo acquisto (800 mila euro). Importanti in questo senso anche le cessioni di Candreva – all’Inter per 22 milioni più bonus – di Lichtsteiner – alla Juventus per 10 mln (preso per 1,2 milioni dal Lille) – e anche quella di Kozak all’Aston Villa (7 milioni). Una gestione quasi perfetta, in cui bisogna sottolineare il bilancio in ordine, i conti corretti,  l’assenza di ogni tipo di debito e anche il monte ingaggi.

ROMA – Nel Cda della Roma dall’ottobre 2011, James Pallotta è il Presidente della società giallorossa dall’agosto 2012, quando subentrò a Thomas Di Benedetto, in carica da un anno. Italo-americano che opera negli hedge fund (fondi speculativi), non ha mai nascosto di voler puntare in alto con la Roma. La sua gestione del club in merito alle campagne acquisti e cessioni, anche grazie alla strategia messa in piedi dall’ex ds Walter Sabatini, si è basata finora in gran parte sul meccanismo della plusvalenza. Da Marquinhos (+26 mln) a Pjanic (+21), passando per Lamela (+13), Romagnoli (+25) e Bertolacci (+10): sono poco meno di 150 i milioni generati in questo lasso di tempo, liquidità per le casse giallorosse, riversata nel mercato ma utilizzata anche per tenere a bada il bilancio e rispettare i paletti imposti dal Financial Fair Play. Per la stagione in corso il valore economico della rosa giallorossa si attesta ad un passo dai 300 milioni di euro. Allo stato attuale, il monte ingaggi si attesta sui 92 milioni di euro (tetto più basso da quando è presidente), terzo della Serie A alle spalle di Juventus (145) ed Inter (120). Il tutto in attesa della costruzione del nuovo stadio, a detta di Pallotta indispensabile per colmare il gap con la Juve e con le grandi d’Europa;

I TECNICI

LAZIO – Sono 8 gli allenatori passati sulla panchina della Lazio sotto la presidenza di Lotito. Il primo, anche il meno duraturo, è Domenico Caso, che ha resistito soltanto per 174 giorni. Poi a seguire Giuseppe Papadopulo, Delio Rossi, in biancoceleste dal 2005 al 2009 con una Coppa Italia alzata al cielo – Davide Ballardini – a cui si deve la vittoria di una Supercoppa italiana – Edy Reja, Vladimir Petkovic – uno degli eroi del 26 maggio – Stefano Pioli – che ha sfiorato l’accesso ai gironi di Champions League e perso due finali di Tim Cup e Supercoppa italiana – e infine Simone Inzaghi. Senza ovviamente contare Bielsa, che sarebbe potuto essere il nono in questa speciale graduatoria. Avrebbe invece guidato la classifica del monte ingaggi, dato che nessuno di questi 8 ha mai percepito uno stipendio superiore al milione di euro;

ROMA – Sono cinque gli allenatori che si sono avvicendati finora sotto la gestione Pallotta. Il primo a sedere in panchina con il tycoon americano, nel 2011, è stato Luis Enrique, passando poi per Zeman e per la breve e sfortunata parentesi Andreazzoli, sconfitto in finale di Coppa Italia dalla Lazio nel 2013. La stagione 2013-14 è stata quella dell’exploit di Garcia, con gli 85 punti realizzati nella prima stagione (la Roma nei suoi 88 anni di storia non li aveva mai conquistati prima). Quindi la lenta discesa del francese e la seconda repubblica di Spalletti: numeri strepitosi in campionato, striscia di 14 vittorie interne consecutive in A, ma flop nelle Coppe con tre eliminazioni in un’annata inflitte da Porto (Preliminari Champions), Lione (Europa League) e Lazio (Coppa Italia)

PIAZZAMENTI

LAZIO – Decimo e sedicesimo posto. Nei primi due anni di Lotito la Lazio non ha raggiunto risultati positivi in Serie A. Al terzo tentativo poi Delio Rossi riesce nell’impresa di portare la squadra al terzo posto, che equivale alla Champions League. Negli anni seguenti i biancocelesti tornano a piazzarsi a metà classifica in campionato (12° – 10° – 12°) ma portano a Formello due trofei: la Tim Cup e la Supercoppa italiana. Poi arriva Reja e la Lazio sfiora per due volte l’accesso alla Champions, mancato per la differenza reti. Bene la prima stagione di Petkovic, che porta la Lazio ai quarti di finale di Europa League e a vincere la Tim Cup contro la Roma il 26 maggio 2013. Poi arrivano un 9°, un 3° e un 8° posto e tante occasioni perse. La prima, la più importante, il preliminare perso con il Bayer Leverkusen, dopo i due trofei svaniti per mano della Juventus (Tim Cup e Supercoppa italiana). Le finali accumulate sono 8 (compresa quella che si dovrà giocare contro la Juventus e che potrebbero diventare 9 con la prossima Supercoppa). Tre invece sono trofei vinti (2 Coppe Italia e 1 Supercoppa italiana). Ma l’eliminazione della Roma dell’altro giorno pesa tanto nel palmares della società e può essere considerato un importante risultato raggiunto;

ROMA – Settimo e sesto posto: queste le posizione raggiunte dalla Roma nei primi due anni di gestione americana (7° con DiBenedetto). Tanti movimenti sul mercato ma pochi risultati. Poi solo piazzamenti Champions, con due secondi posti ed una terza posizione. Nella massima competizione europea si segnala un piazzamento agli ottavi di finale, stesso traguardo massimo raggiunto in Europa League. Una finale disputata in Coppa Italia, persa nel 2013 contro la Lazio. Nota dolente della gestione Pallotta e americana in generale: la Roma non è ancora riuscita ad alzare al cielo un trofeo ‘a stelle e strisce’. Ad otto giornate dalla fine la corsa scudetto è aperta, con i giallorossi a -6 dalla Juventus. Difficile, ma ancora possibile che il bilancio possa essere aggiornato.

Riccardo Caponetti e Gian Marco Torre

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