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Il caldo MANDORLINI e l’oro di Verona dopo la svolta romena. E in campionato LAZIO e PIOLI significano imbattibilità

L’ALTRA PANCHINA – Il tecnico ravennate fa correre molto le sue squadre e contro i biancocelesti predica attenzione chiusura degli spazi. E i numeri lo fanno esultare…

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L’ALTRA PANCHINA – In occasione della nona giornata di campionato, stagione 2014-15, torna la rubrica di Lazionews.eu dedicata all’allenatore avversario. Il racconto di carriera, peculiarità tattiche, curiosità e precedenti con la LAZIO. Stasera allo Stadio ‘Marcantonio Bentegodi’ c’è HELLAS VERONA-LAZIO e i padroni di casa scaligeri dovranno necessariamente riscattare e dimenticare i sei gol di Napoli. MANDORLINI dovrà caricare a dovere la sua squadra ma soprattutto organizzarla contro una Lazio decisamente in forma.

LA CARRIERA – Nato a Ravenna il 17 luglio del 1960 Andrea Mandorlini inizia la carriera da calciatore nelle giovanili della squadra della sua città, passando per Torino, Atalanta e Ascoli prima di passare nel club di cui è sempre stato tifoso, l’Inter. Con i nerazzurri rimane sette anni conquistando anche uno Scudetto, una Supercoppa Italiana e una Coppa Uefa nel suo ultimo anno interista, il 1991. Due anni dopo Mandorlini si ritira con la maglia dell’Udinese. Gli inizi da allenatore sono di stampo romagnolo, tra Manzanese e Ravenna (con cui ottiene una promozione in Serie B), per poi approdare alla Triestina e allo Spezia, dove comincia ad ottenere i primi buoni risultati. Nel 2002 torna in cadetteria alla guida del Vicenza fino a trovare la Serie A non con i biancorossi, bensì con l’Atalanta un anno più tardi, salvo poi essere sostituito da Delio Rossi dopo uno score pessimo. Da qui inizia una piccola involuzione per Mandorlini, prima ingaggiato nel 2005 dal Bologna in Serie B, poi dal Padova in C1 nel 2006. Il tecnico ravennate ritrova la massima serie nel 2007 alla guida del Siena, ma viene esonerato dopo appena tre mesi di campionato. Nel 2008 arriva l’incarico al Sassuolo in Serie B ma al termine della stagione decide di rescindere consensualmente il contratto. Dal 13 novembre 2009 arriva la svolta nella carriera di Mandorlini, che viene chiamato all’estero per allenare in Romania, al Cluj. Con la formazione balcanica conquista il titolo nazionale, il secondo nella storia del club, e la coppa e la Supercoppa nazionale. Viene sollevato dall’incarico all’inizio della stagione successiva a causa di un andamento non eccellente, ma Mandorlini non rimane a lungo senza panchina e un paio di mesi più tardi, il 9 novembre 2010, firma con il Verona, dove troverà l’ambiente ideale per lavorare al meglio nel quale metterà radici. Al primo tentativo conquista la Serie B nei play-off ai danni della Salernitana, non senza polemiche. Andrea infatti viene aggredito negli spogliatoi a causa di alcune dichiarazioni contro i granata, poi ripetute il giorno della presentazione (“Ti amo terrone”) ufficiale e che gli costano il deferimento (a lui e alla società). L’anno successivo sfiora la promozione in A e ‘guadagna’ un altro deferimento, stavolta per alcune dichiarazioni giudicate offensive nei confronti dei livornesi. La promozione in massima serie arriva la stagione successiva e gli vale anche la conferma. Nata con l’obiettivo salvezza, la stagione 2013-2014 porta a far scoprire all’Italia la rivelazione Verona, che finisce il campionato al decimo posto, a pochissimi punti dal piazzamento europeo.

LA TATTICA – Innanzitutto occorre operare un premessa, ovvero che le squadre di Mandorlini molto spesso si rendono protagoniste di una partenza sprint per poi calare nel girone di ritorno. Il tecnico ravennate ha trovato però l’oro a Verona, con una società prestigiosa che gli ha consegnato una squadra ben assortita in un ambiente caldo, un po’ come lui. Il 4-3-3 è il modulo preferito dall’ex Inter, con una sfumatura leggermente difensiva, una sorta di paradosso. Mandorlini cura in particolar modo l‘attenzione in campo e la chiusura degli spazi nel reparto arretrato; la capacità di corsa è fondamentale per lui, così come il pressing. La difesa che affronterà la Lazio è composta anche da terzini non sempre predisposti all’attacco (Moras e Agostini possono agire anche da centrali, soprattutto il greco), ma con un centrocampo in grado di scambiarsi con gli esterni offensivi per sfruttare gli inserimenti e le sponde dell’ariete Luca Toni. L’ex centravanti del Bayern è ovviamente il perno offensivo e catalizzatore dei numerosi cross che arrivano anche dalle mezzale. La squadra di Mandorlini dovrà capitalizzare tutti gli spazi che la Lazio potrebbe concedere a partita in corso, qualora le formazioni dovessero allungarsi e perdere alcune distanze tra i reparti. In avanti Juanito Gomez e Nico Lopez costituiscono vere e proprie spine nel fianco, che fanno della tecnica e della velocità le loro armi migliori. Mandorlini metterà in atto una tattica sulla carta attendista contro una Lazio in forma e superiore qualitativamente. Al ‘Bentegodi’ sono promesse scintille.

I PRECEDENTI – In dieci anni di calcio ad alti livelli Mandorlini e la Lazio si sono incrociati per quattro volte, tre in campionato e una in Coppa Italia. Il primo scontro in Serie A risale al 2004 (Atalanta-Lazio 1-1), mentre gli ultimi due sono quelli della scorsa stagione, con la disfatta a Verona per 4-1 che costò la panchina a Petkovic e il pareggio per 3-3 agguantano da Mauri al 93′. L’unica sconfitta contro i biancocelesti risale al 10 gennaio 2012 negli ottavi di Tim Cup, con la squadra di Reja sopra di 2 gol e poi raggiunta da D’Alessandro e Berrettoni; a risolvere la situazione Hernanes su punizione nel recupero. Nei precendenti con Pioli lo score gli è decisamente favorevole: in sei match di campionato tre vittorie e tre pareggi con 11 gol fatti e 5 subiti tra il 2004 e il 2013. Tradotto: Mandorlini non ha mai perso in campionato contro Pioli e la Lazio.

Francesco Iucca

TWITTER: @francescoiucca

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