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Il pagellone 2015 della Lazio, tutti i voti della rosa biancoceleste

Dalla conquista della Champions al rimpianto preliminari, poi l’inizio di stagione in chiaroscuro…

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Pubblicato il 1/01 2016 alle 00.01

LAZIONEWS.EU – Un anno in chiaroscuro per la Lazio: dall’estasi di Napoli che vale la qualificazioni ai preliminari di Champions League alle sconfitte contro la Juventus in Coppa Italia e Supercoppa Italiana, passando per l’eliminazione dalla massima competizione continentale ad opera del Bayer Leverkusen. La redazione di Lazionews.eu ripercorre il 2015 con il pagellone di fine anno.

SOCIETÀ E TECNICO

lotito tare pioli

Presidente Claudio Lotito, voto 5. Nella prima parte del 2015 azzecca tutte le mosse, ogni scelta si rivela vincente. La Champions League conquistata a fatica nell’ultima giornata con il Napoli sembra la classica ciliegina sulla torta a coronamento di un anno calcistico da ricordare. Poi però, con il mercato estivo, ogni sacrificio viene vanificato: i nodi vengono al pettine, gli investimenti non sono all’altezza degli obiettivi e il salto di qualità tanto invocato ancora una volta non arriva.

Direttore sportivo Igli Tare, voto 5.5. Dà sempre l’impressione di riuscire a fare il massimo con i mezzi che ha a disposizione. Impronta il mercato estivo sulla linea verde e mette a segno colpi mirati come quelli di Milinkovic-Savic e Kishna: sono giovani di prospettiva, e si vede, il futuro è nei loro piedi ma hanno ancora bisogno di tempo e continuità per completare il processo di ambientamento a un calcio differente. Forse servivano giocatori più pronti ma è anche merito suo se in otto anni la Lazio ha raggiunto sei finali, vincendone tre.

Tecnico Stefano Pioli, voto 6. È l’artefice principale dell’entusiasmante cavalcata biancoceleste verso una qualificazione in Champions League che mancava da otto anni. Quello del tecnico emiliano è un vero e proprio miracolo: crea un gruppo solido e motivato, costruisce una Lazio bella e vincente. L’idillio si spezza nella notte di Leverkusen con l’eliminazione al preliminare, l’inizio di stagione non cancella quanto fatto ma lo vanifica. Anche lui ci mette del suo, qualche sbaglio tattico di troppo relega la Lazio a una posizione di classifica che non le compete.

PORTIERI

marchetti berisha guerrieri strakosha

Federico Marchetti, voto 6. Era chiamato a riscattare una stagione non certo alla sua altezza, nel 2015 ci riesce in pieno. Non è ancora quello ammirato il primo anno di Lazio, ma ci si avvicina. Gli infortuni non lo tormentano più, il portiere di Bassano del Grappa è libero di esprimersi e si vede. La fascia di capitano nella notte di Napoli è un segnale importante. L’inizio della nuova stagione però è costellato da qualche stop di troppo: costretto a saltare la sfida contro il Bayer Leverkusen, forse sarebbe finita diversamente.

Etrit Berisha, voto 5.5. Il 2015 è un anno particolare per il portiere albanese. Tanta panchina con la Lazio, titolare della sua nazionale con cui conquista la storica qualificazione agli europei. È lui a difendere i pali nella disfatta contro il Bayer Leverkusen, spesso si lascia andare a qualche errore di troppo. Comunque l’ex Kalmaar non riesce a soffiare il posto al compagno di reparto. E’ il portiere delle coppe, ma il ruolo di secondo comincia a stargli stretto.

Thomas Strakosha, s.v. Nella scorsa stagione non vede mai il campo, ma si allena al fianco dei colleghi più esperti. Partecipa al ritiro biancoceleste, poi questa estate la società lo cede in prestito alla Salernitana. Giusto mandarlo a farsi le ossa in provincia.

Guidi Guerrieri, s.v. In Primavera faceva la differenza tra i pali, la società lo premia portandolo in ritiro sotto le Tre Cime di Lavaredo. In estate arrivano diverse offerte, molte squadre lo vorrebbero in prestito ma la Lazio lo sceglie per il ruolo di terzo portiere. Come prevedibile non ha ancora mai visto il campo e, dato il talento del classe ’96 forse sarebbe stato meglio mandarlo a giocare altrove.

DIFENSORI

de vrij basta hoedt mauricio

Dusan Basta,voto 6.5. È tra i protagonisti della cavalcata che porta la Lazio in Champions League, sempre presente e tra i migliori in campo in ogni uscita. Poi l’incubo preliminari – vedi la sfortuna con Stella Rossa e Udinese – si ripresenta e fallisce la missione decisiva insieme alla squadra. In calo, come tutti del resto, nella prima parte della nuova stagione: ma il serbo c’è sempre e la fascia destra è casa sua. Costante.

Abdoullay Konko, voto 5. Un fantasma nella scorsa stagione, una certezza nell’attuale mare in tempesta biancoceleste. Usato con il contagocce e ora fondamentale con l’infortunio del titolare sull’out destro. La sua ultima parte di 2015 è assolutamente sopra le righe, con quattro presenze consecutive e di qualità. In piena crisi lui risponde presente, nel 2016 Pioli avrà una carta in più da giocare.

Luis Pedro Cavanda, voto 5. Alla Lazio è la solita eterna promessa, alternando buone prestazioni a disastri difensivi. Nella scorsa stagione riesce anche a ritagliarsi spazio poi in estate saluta il club biancoceleste e se ne va in Turchia al Trabzonspor: lì finalmente brilla di luce propria e conquista la nazionale belga.

Patric, sv. Gioca soltanto il secondo tempo di Chievo-Lazio (già sul 3-0) e un minuto di recupero di Inter-Lazio. Troppi pochi minuti per poter dare un voto al terzino, arrivato in estate dalla cantera del Barcellona.

Diego Martin Novaretti, voto 5. Pochi i 285 minuti totali (tra campionato e Coppa Italia), ma d’altra parte è l’ultimo centrale nelle gerarchie di Pioli. L’argentino scende in campo solo in caso di emergenza e quando lo fa non sfigura, ma paga gli errori del recente passato biancoceleste. A Roma non si è mai ambientato del tutto, a giugno saluta tutti e torna in Messico.

Mikael Ciani, voto 5. Era riuscito a guadagnarsi uno spazio importante nella Lazio, almeno prima dell’infortunio che ha aperto il suo 2015. Torna importante nel finale di campionato, il francese si rivela una valida alternativa ma spesso alterna prestazioni non all’altezza. La Lazio decide di tagliare il suo stipendio dal bilancio nel calciomercato estivo, e viste le difficoltà difensive di questa stagione qualcuno l’ha rimpianto. Ma all’Espanyol non sta certo brillando.

Lorik Cana, voto 4.5. Gioca la prima parte della scorsa stagione nelle sconfitte con Napoli, Cesena e Genoa per poi dare il cambio a Mauricio proprio nel giorno in cui cominciano la striscia di otto vittorie consecutive. L’infortunio al ginocchio lo mette ai box nel rush finale di campionato e un rapporto non idilliaco con Pioli fa il resto. In Francia al Nantes si riscatta, ma questa è un’altra storia. Numeri alla mano il suo è un 2015 biancoceleste non soddisfacente.

Stefan De Vrij, voto 7. Un mostro di bravura, uno dei migliori centrali mai visti alla Lazio negli ultimi quindici anni. È il pilastro della retroguardia in tutta la scorsa stagione, chiunque giochi accanto a lui rende al meglio, finché c’è regge la difesa da solo. Poi gli atavici problemi al ginocchio lo costringono a dire basta, l’intervento chirurgico non è più rimandabile, la stagione dell’olandese si chiude ancora prima di iniziare. Comincia la crisi della Lazio così come i limiti della retroguardia orfana del suo leader.

Mauricio, voto 6. La media del brasiliano è tra il 7 della passata stagione e il 5 di quella attuale. E’ protagonista in coppia con de Vrij di una difesa imperforabile che porta dritti alla Champions, poi senza il collega olandese si scioglie come neve al sole. L’irruenza costa al brasiliano sanzioni e squalifiche, troppi dodici gialli in un anno.

Santiago Gentiletti, voto 5.5. Il dottor Jekyll e mister Hyde, in mezzo un ginocchio che fa crack. La società e l’ambiente nutrono alte aspettative sul difensore, ora invece rischia di andarsene da bidone: la rottura del legamento crociato lo condiziona pesantemente e quando torna titolare – contro la Sampdoria nello stadio in cui si era infortunato 8 mesi prima – segna e dà la spinta necessaria per la Champions. Decisivo, ma la sua è una parabola discendente e la Lazio ne paga i conti.

Wesley Hoedt, voto 5.5. Il giovane olandese arriva nel calciomercato estivo per fare il quarto centrale ma, complici gli infortuni di De Vrij e Gentiletti e le ripetute squalifiche di Mauricio, si ritrova praticamente titolare della Lazio. Il classe ’94 è nuovo al calcio italiano, ci mette un po’ ad adattarsi poi esce alla distanza. Può solo crescere, ma deve migliorare tanto, con il connazionale al suo fianco sarebbe molto più facile.

Edson Braafheid, s.v. Infortunato, in panchina o non convocato: nel 2015 una sola presenza da titolare nella vittoria a Cagliari per 1-3, poi qualche apparizione di cui l’ultima lo scorso maggio contro l’Inter. Non vede il campo da otto mesi e pensare che in estate la società gli ha rinnovato il contratto di un anno, con scadenza 2016.

Stefan Radu, voto 6. Quella passata è una stagione da incorniciare, come tutta la Lazio d’altra parte. Tanto che la società decide di rinnovargli il contratto addirittura fino al 2020, dopo alcune voci di un suo possibile addio: la firma è il sigillo del suo attaccamento alla maglia. Questa stagione invece è un sali e scendi continuo, il romeno alterna buone prestazioni a qualche pasticcio di troppo: da titolare inamovibile perde il posto e lo cede a Lulic, poi chiude il 2015 in crescita e si riprende la fascia sinistra per l’infortunio del bosniaco.

Bruno Pereinha, sv. Quattro presenze in tutto il 2015, per la Lazio praticamente un fantasma. Abbonato alla panchina e agli infortuni muscolari, a fine stagione saluta la società biancoceleste dopo due stagioni e mezzo e diciassette presenze, vola in Brasile e firma con l’Atletico Paranaense.

Moustapha Seck, sv. Inamovibile nella Primavera di Inzaghi, dopo i successi con i baby sale in prima squadra. L’esordio non è ancora arrivato, mentre in un paio di occasioni è tornato a dare una mano ai vecchi compagni.

Franjo Prce, sv. Segue la stessa strada del compagno, settore giovanile poi la Lazio. Attende la prima ufficiale cone la maglia biancoceleste.

CENTROCAMPISTI

candreva biglia parolo felipe anderson

Lucas Biglia, voto 7. Il faro del centrocampo, l’architetto della Lazio, è lui il leader della cavalcata al terzo posto. Eppure quando la fascia ha vestito il suo braccio non si è dimostrato, almeno inizialmente, all’altezza del ruolo. Troppe chiacchiere sul futuro lontano da Roma, poca personalità per trascinare la squadra fuori dalla crisi e dalle delusioni d’inizio stagione. Ma ora che l’argentino ha ripreso le redini biancocelesti e compreso le responsabilità di capitano, ogni cosa è (nuovamente) illuminata.

Antonio Candreva, voto 7. Il 2015 è l’anno che lo ha consacrato come uno dei migliori centrocampisti della serie A. I gol (tanti) di un attaccante, gli assist (tanti) di un’ala, la duttilità che fa impazzire il ct Conte. Ha trascinato la Lazio fino alla Champions, spesso così ostinato nelle sue giocate ma sempre decisivo. Sperava di diventare capitano, ha rifiutato di essere il vice: o tutto o niente. Anche per questo il primo scorcio di stagione è stato più in ombra che luce. Quella che ha ritrovato con la doppietta all’Inter.

Felipe Anderson, voto 6.5. Il sonnolento si è svegliato all’alba del 2015 e per la Lazio è stato un uragano. Quel giocatore capace di spostare da solo gli equilibri di una partita col suo tocco magico. Il suo talento è finalmente esploso, il brasiliano ripaga il club biancococeleste della fiducia e gli occhi dei top club europei sono tutti su di lui nella lunga estate caldissima. La seconda parte dell’anno però è decisamente meno da numero 10, Pipe non brilla per forma e brillantezza, serve personalità per uscire da un periodo opaco.

Danilo Cataldi, voto 6. Ti brucerai, piccola stella senza cielo? L’ex Primavera non ne ha nessuna intenzione. Nel 2015 si è preso la Lazio dei grandi, da titolare e con qualità. È ancora acerbo, il centrocampista, ma ha voglia da vendere. Confermarsi però è sempre la parte più difficile, e Danilo soffre maledettamente la pressione di dimostrarsi all’altezza. Pioli lo coccola, la società crede in lui e il suo primo gol in biancoceleste con l’Udinese in Coppa Italia sembra un trampolino di lancio per tornare a brillare.

Eddy Onazi, voto 5. Ogni anno sembra dover essere quello della consacrazione, puntualmente il nigeriano disattende le aspettative. Pioli lo utilizza con il contagocce e gli preferisce sempre altri. Nonostante questo ogni anno il nigeriano aspira al salto di qualità e sogna qualche top club europeo, magari in Premier League. Contro ogni aspettativa però l’immagine del 2015 è il suo gol col Napoli al San Paolo, quello che è valso la qualificazione in Champions.

Marco Parolo, voto 6.5. Nella corsa alla conquista del terzo posto è lui uno dei protagonisti indiscussi. Parla poco ma si fa sempre sentire nel centrocampo biancoceleste, e poi ci mette sempre la faccia nei momenti più complicati. La scorsa stagione è stata la migliore della sua carriera, motorino inesauribile con un pesante bagaglio di gol, imprescindibile per la mediana di Pioli. L’inizio complicato della Lazio condiziona anche lui, che troppo spesso si è limitato al compitino anziché dare la scossa ai compagni.

Senad Lulic, voto 6. È uno dei protagonisti della corsa Champions. Per Pioli, uno dei giocatori intoccabili: se c’è, il bosniaco gioca senza dubbio. Perde in infermeria i primi mesi del 2015, poi torna e si riprende la maglia da titolare nonostante i mugugni per il rinnovo che non arriva. Lavora senza borbottare, ma la storia d’amore in biancoceleste comincia a vacillare: il suo contratto scade nel 2017, l’esterno sembra non avere troppa voglia di prolungare. Chiude malissimo l’anno, tra prestazioni non brillanti e uno sciagiurato infortunio che quasi gli costa un dito.

Stefano Mauri, voto 6. Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano. L’ex capitano biancoceleste saluta all’epilogo di una stagione da record per la sua carriera dopo aver centrato la Champions, insieme alla società decide di non rinnovare il contratto in scadenza. La Lazio nostalgica decide di riprenderselo, il brianzolo torna completamente fuori forma ma col grande merito di aver ricompattato lo spogliatoio. Purtroppo nulla più a smentire una storia già finita.

Sergej Milinkovic-Savic, voto 5.5. La telenovela con la Fiorentina, poi lo sbarco a Roma. Il serbo ha scelto la Lazio e per la Lazio è stato un bell’investimento, in termini economici ma anche per il futuro. Al centrocampista non manca il talento, e in questo inizio stagione paga l’essere quasi un equivoco tattico nello scacchiere di Pioli: mezzala o trequartista, questo è il dilemma. La certezza è una sola, a vent’anni ha personalità da vendere e il ragazzo si farà anche se ha le spalle (neanche troppo) strette.

Ravel Morrison, sv. Waiting for Godot, il titolo dei primi sei mesi dell’inglese alla Lazio. Estrema difficoltà di ambientamento nella nuova realtà romana, poco legame con i compagni di squadra e un tecnico che sembra non fidarsi a buttarlo nella mischia. La società crede tanto in lui, eppure Ravel pare la solita testa matta. Qualche non convocazione mal digerita, una fuga a Londra senza permesso. Difficile giudicarlo per i soli 151 minuti in campo.

Cristian Ledesma, voto 6. È sempre stato la bandiera di questa Lazio, anche nel 2015 quando ha visto più la panchina che il campo. Non è mai rientrato nel progetto tecnico di Pioli, sono scelte. L’argentino ha continuato sempre a lavorare da professionista e in silenzio, mai una parola fuori posto. Il contratto in scadenza, a giugno saluta la Lazio col cuore in mano, non avrebbe mai detto addio: certamente avrebbe meritato più considerazione da parte della società dopo nove anni in biancoceleste.

Honorato Ederson, sv. Tra i pit stop in infermeria e qualche foto sui social network, il campo non l’ha praticamente mai visto. Eterna promessa mai mantenuta, dopo 34 presenze dal 2012, rescinde il contratto con la società biancoceleste e saluta la Lazio destinazione Flamengo.

ATTACCANTI

djordjevic klose matri keita

Miroslav Klose, voto 5.5: Prima metà di 2015 da 6.5 per il tedesco, che ha contribuito al raggiungimento dell’obiettivo Champions con ben dodici gol. La media viene inesorabilmente abbassata dalla seconda metà dell’anno: nella stagione 2015/16 Miro è ancora fermo al palo. Ha fatto della maglia biancoceleste quella più indossata in assoluto nella sua carriera. La carta d’identità inizia a farsi sentire, nel 2016 può ancora piazzare qualche zampata vincente, Pioli spera in un aiuto in più per la sua Lazio.

Alessandro Matri, voto 6.5. Prima parte di 2015 in prestito alla Juventus, a maggio ha fatto piangere i laziali regalando la Coppa Italia ai bianconeri. Poi l’approdo in biancoceleste nelle ultime ore del calciomercato estivo: alla sosta natalizia è il capocannoniere dei capitolini, con sei reti messe a segno nelle varie competizioni. Nell’ultimo periodo dell’anno ha tenuto a galla la Lazio e scalato le gerarchie di Pioli. Il fiuto per il gol non manca, un pizzico di continuità in più sta giovando, l’attaccante che mancava è a Formello?

Filip Djordjevic, voto 5.5. Un 2015 con più ombre che luci, il grave infortunio alla caviglia ha compromesso tutta la scorsa stagione del serbo. I problemi fisici – anche dopo il recupero – ne hanno condizionato la continuità, fondamentale per una punta con le sue caratteristiche. Il bottino raccolto è magro: sette gol nell’anno solare con la maglia biancoceleste, quell’acuto nella finale di Coppa Italia contro la Juventus purtroppo si è infranto contro il palo dell’Olimpico. Deboli segnali di ripresa negli ultimi sei mesi, a 28 anni deve dimostrare qualcosa in più.

Keita Balde Diao, voto 6. Anno solare da “vorrei ma non posso” per il talento cresciuto nelle giovanili del Barcellona. Poco impiegato da Pioli nella seconda parte della scorsa stagione, ha rischiato di lasciare la Lazio in estate. Poi si è guadagnato spazio a suon di gol e giocate importanti, come la rete nel preliminare di Champions. Ingenue le quattro giornate di squalifica in Europa League per una reazione scomposta, e poco più. Sufficienza stiracchiata, per lui vale il tormentone (poco) caro ai liceali: può fare di più ma non si applica.

Ricardo Kishna, voto 6.5: All’Ajax le frizioni con il tecnico de Boer in estate lo ha spinto alla Lazio. Con i biancocelesti ha collezionato 15 presenze, coronate da due gol. Dribbling, corsa e tecnica, le potenzialità dell’olandese si sono intraviste. Pioli a inizio stagione si è affidato spesso al numero 88, poi sotto Natale l’operazione al ginocchio. Rientrerà in rosa dopo la metà di gennaio, i colpi ci sono, il futuro è dalla sua parte.

Chris Oikonomidis, voto 6. Il 2015 ha visto la sua consacrazione con la Primavera, valsa la chance in prima squadra in estate. La Lazio crede in lui, Pioli anche, la data di scadenza sul contratto dice 2020. Annata importante per il classe ’95, che nell’arco di pochi mesi ha esordito con la nazionale maggiore australiana e con la Lazio in Europa League. In attesa di minutaggio più consistente e considerando la giovane età, promosso a pieni voti.

Brayan Perea, voto 4,5. Rientrato alla Lazio a gennaio dal prestito al Perugia, dove non aveva trovato molto spazio, è stato riportato alla base per sopperire all’infortunio di Djordjevic. Il colombiano non ha convinto Pioli, che lo ha spedito in campo solo per 56 minuti di gioco, suddivisi in 6 presenze. Nella seconda parte di stagione è stato ceduto in prestito in Francia, al Troyes: un solo gol in 11 partite, l’unico dell’anno solare. Numeri che hanno il sapore pungente della bocciatura.

A cura della redazione di Lazionews.eu

 

 

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