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Derby, Leiva: “Penso solo a vincere, Dzeko il più pericoloso. Io vice Biglia? Zero pressioni, non lo conoscevo”

LEIVA LAZIO INTERVISTA – Salutato come un faraone dal Liverpool, oggi Lucas Leiva governa il centrocampo della Lazio. Trentuno anni da festeggiare il 9 gennaio…

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LEIVA LAZIO INTERVISTA – Salutato come un faraone dal Liverpool, oggi Lucas Leiva governa il centrocampo della Lazio. Trentuno anni da festeggiare il 9 gennaio, proprio come la società biancoceleste, un segno del destino. Dal Liverpool al Brasile, passando per le sue origini italiane – il padre di suo nonno Artemio era nato in Toscana – il biancoceleste si è raccontato al Corriere dello Sport, a poche ore dal suo primo derby.

L’ARRIVO ALLA LAZIO – “Quando mi ha chiamato l’agente e mi ha prospettato la possibilità di venire alla Lazio ci ho pensato molto bene. Dopo dieci anni a Liverpool, avevo bisogno di una nuova sfida e la Lazio, il campionato italiano, la città di Roma, erano tutti fattori molto positivi per decidere di venire qui a giocare. L’opportunità di giocare in Europa League mi ha convinto in modo definitivo. Ho capito quanto fosse importante per me accettare la proposta”.

LA CHIAMATA – “Ho saputo dell’interesse della Lazio a giugno, ero in vacanza, ma il mio procuratore mi ha spiegato anche che bisognava aspettare. La situazione di Biglia era ancora aperta, anche io volevo tornare al Liverpool e parlare con loro. Ho avuto ai Reds una relazione sempre molto buona in questi dieci anni, non mi hanno ostacolato o creato problemi”.

PENSIERO DERBY – “Vincere. Lo so, è una partita diversa, perché si tratta di un derby, ma noi calciatori dobbiamo comportarci e fare quello che è stato fatto nelle altre partite. E’ una s da importante di campionato, assegna tre punti, certamente per i tifosi ha un significato differente, ma in campo dobbiamo fare lo stesso come tutte le scorse settimane”.

IL SUCCESSO DELLA LAZIO – “Nel calcio è sempre molto difficile fare un pronostico, perché una partita può cambiare tutto. Certo dopo la Supercoppa le cose sono cambiate, abbiamo vinto un trofeo e questo successo con la Juve ci ha trasmesso molta fiducia per continuare a lavorare con intensità, ma tutte le settimane sono importanti. Io credo che mai si debba pensare che è già sufficiente quanto hai realizzato. Si può fare sempre meglio, ma sicuramente questo inizio di stagione per me e per la Lazio è stato un buon inizio”.

DERBY A LIVERPOOL – “Non uscivo a Liverpool. Nella settimana del derby è difficile, perché devi sempre stare focalizzato sulla partita, è un appuntamento diverso, così deve essere anche la settimana che lo precede. A Roma mi sto trovando, quando sono andato a fare un giro non ho mai trovato un tifoso che mi dicesse qualcosa di male. E’ tutto nella normalità, credo. Poi quando si perde una partita, oppure in un momento difficile, i tifosi sono più delusi”.

L’ADDIO AL LIVERPOOL – “Non mi aspettavo che mi salutassero così. Ho sempre pensato che prima di essere un buon calciatore devi essere una brava persona buona. Nei miei dieci anni di Liverpool sono stato bene con tutti, ho giocato con più di 100 calciatori, è stato un modo molto carino di salutarmi”.

BIGLIA – “Non ho sentito pressione perché non lo conoscevo. Era il capitano della Lazio, ha fatto quattro anni qui molto bene, è un nazionale argentino, un grande giocatore ma non lo conoscevo e dunque non mi ha dato alcuna pressione. Io sono qui per fare per giocare e aiutare la Lazio. Sono stato rapido a inserirmi perché la squadra era già formata, quasi tutti si conoscevano già. Sarebbe stato diverso se fossi arrivato in una squadra con 8-9-10 giocatori nuovi. Mi sono inserito in un sistema di gioco organizzato, dovevo solo capire cosa voleva il mister e mettere le mie caratteristiche sul campo”.

COME SI VINCE CONTRO LA ROMA – “I derby sono sempre di cili, caldi, devi stare concentrato per novanta minuti, penso che un derby si possa vincere at- traverso un piccolo dettaglio. Bastano cinque minuti in cui la squadra allenta la concentrazione e l’altra può fare un gol. Io penso sia questo. Si affrontano due squadre molto forti, può decidere un episodio”.

IL PIU’ TEMIBILE – “Dzeko. Ho giocato contro di lui molte volte a Liverpool. E’ molto bravo, alto, forte fisicamente, ma possiede tante qualità tecniche, calcia con i due piedi, mi piace molto”.

UOMO DERBY DELLA LAZIO – “Difficile indicarne uno. Se faccio il nome di un mio compagno, voi siete contenti ma io non lo sto aiutando, gli metto troppa pressione, non abbiamo bisogno di questo. In questa stagione c’è un centravanti come Immobile che ha segnato tanti gol, ma la forza della Lazio sta nella squadra. Vedremo domani, magari segna uno che nessuno si aspetta”.

ITALIA FUORI DAL MONDIALE – “Non mi aspettavo l’Italia fuori dal Mondiale, ma nessuno si aspettava che la Germania vincesse 7-1 con il Brasile, il calcio è così, bisogna avere una reazione perché dopo tre o quattro giorni torni in campo e hai una nuova opportunità. Per tutti i calciatori della nazionale italiana nei prossimi mesi cambierà la testa. Penseranno a fare il massimo per il proprio club”.

L’INTER SFUMATO – “Non c’è una ragione sola. Per realizzare un trasferimento tre o quattro cose devono collimare. E poi conta il momento. Sì è vero, Mancini mi voleva, mi conosceva dai tempi in cui allenava in Inghilterra, ho giocato tante volte contro il Manchester City. Tra il Liverpool e l’Inter non si sono tro- vati gli accordi. Anche per me non c’erano tutti i presupposti per chiudere l’operazione”.

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