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Immobile: “Non bisogna mai mollare!! Do sempre il massimo in campo”

IMMOBILE LAZIO – L’attaccante biancoceleste si racconta…

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IMMOBILE LAZIO – Ciro Immobile scalda i motori. A poche ore di distanza dal derby di Coppa Italia, l’attaccante della Lazio concede una lunga intervista a ‘Rivista 11’. Ecco le sue dichiarazioni:

I ricordi della sua infanzia:

“Non era il periodo di internet, dei social network. Giocavamo dappertutto, anche dove passavamo le macchine. Quando torno a Torre Annunziata è bellissimo, perché quando cammino per Torre c’è chi si stupisce. Mi dicono: allora è vero, non ti si dimenticato. Ho iniziato la scuola calcio da piccolissimo. Avevo quattro anni, infatti non avrei potuto, ma mi hanno preso lo stesso. Non volevo mai saltare un allenamento, neanche con la febbre”.

Il suo dinamismo naturale e l’importanza della forza nelle gambe:

“l fatto che non mi fermo mai è merito di mia mamma, l’equilibrio in velocità invece è frutto dell’allenamento. Perché in campo sei sempre in contatto con qualcuno, una spalla, o una mano sulla schiena, se perdi facilmente la forza nelle gambe non è semplice giocare”.

L’importanza di muoversi negli spazi…

“Zeman mi ha insegnato i movimenti giusti. Quando il centrocampista ha la palla orientativamente puoi farti un’idea di dove potresti correre. Un fattore importante è la coordinazione: devi capire dove correre e come concludere e poi farlo il più velocemente possibile, con i ritmi di oggi è impensabile che tu riesca a stoppare la palla dentro l’area, a guardarti intorno e a calciare. Nel calcio di oggi la velocità di pensiero fa la differenza”.

I tanti prestiti…

Non è una cosa negativa perché ti dà l’opportunità di metterti in mostra. Magari se fossi rimasto alla Juventus non sarebbe andata così perché avrei avuto meno opportunità. L’unica scelta che non ho capito è perché dopo quella stagione Verratti va al Paris Saint-Germain, Insigne lo riprende il Napoli, e io sono andato a Genova. Però alla fine è stata un’esperienza che mi è servita, a Torino l’anno dopo sono riuscito a fare bene ripensando ai momenti negativi che ho passato. Anche lì ho vissuto un momento difficile, nelle sette partite all’inizio in cui non facevo gol e dicevano che non ero pronto per la Serie A, che andavo bene per la B, che ero diventato capocannoniere perché c’era Zeman. Tutte queste cose non mi hanno buttato giù, anzi”.

La parentesi in Germania:

“La Bild mi ha criticato perchè non parlavo la loro lingua. È una cattiveria perché anche Ribery dopo anni ancora non lo parla. Anche Aubameyang e Kagawa non lo sapevano. Tuchel una volta a Singapore mi parlava in tedesco, e io gli dissi: guarda che non capisco. Lì si rese conto che ero in difficoltà”.

Per un attaccante come te, il gol non è l’unica cosa che conta…

“Certo, interviene anche la passione, la voglia di giocare. Non hai molto tempo per farti vedere, la nostra è una carriera breve. Pensi: tra dieci anni smetto, quindi cerco di dare tutto adesso. Tutto quello che ho, io lo do in campo”.

 

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