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Pietro Leonardi: “Keita? La società è in ritardo. Tare fa sempre bene”

PIETRO LEONARDI LAZIO – L’ex dg del Parma analizza il…

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PIETRO LEONARDI LAZIO – Una carriera nel calcio. Tra acquisti e cessioni. Vedendo partite, scovando giocatori. L’ex direttore generale del Parma, Pietro Leonardi, attualmente non può svolgere il suo mestiere per la squalifica di 5 anni inflittagli dalla FIGC in seguito al fallimento della società emiliana. ll dirigente romano è intervenuto sulle frequenze di Radiosei:

CALCIOMERCATO LAZIO – “Secondo me la società è in ritardo, ho letto sia le dichiarazioni di Tare che di Calenda. Il discorso ora è complicato, se credi nel giocatore devi anticipare i tempi, altrimenti sei costretto a sottostare alle volontà sue e del suo procuratore. Le cessioni? Mi è capitato da direttore dell’Udinese di arrivare in Champions League, quando fai stagioni importanti è inevitabile vendere se ci si trova in una società che fa di questo una base prioritaria. La Lazio ha fatto una stagione difficilmente immaginabile ad inizio anno, alla fine ha avuto anche qualche rimpianto ma comunque si è fatta notare, e con lei i suoi calciatori. Questo favorisce attenzione verso i giocatori, che l’altra estate non c’era. Tare ha svolto un buon lavoro, ha portato giocatori sconosciuti che sono diventati una reatà”.

VOLONTÀ DEI GIOCATORI – “Non esiste più l’attaccamento alla maglia. Bisogna assecondare la volontà del giocatore, è sbagliato tenerli contro la loro volontà. Una società dovrebbe cederli per poi acquistare dei sostituti all’altezza. Noi in Champions facemmo una forzatura mantenendo la squadra così com’era per dieci undicesimi e ci salvammo a tre partite dalla fine del campionato, l’anno successivo invece abbiamo venduto molto e siamo ripartiti e tornati in Europa League”.

INVESTIMENTI STRANIERI – “È una cosa positiva, aumenta la competitività del campionato perchè la Juventus vince da tanto con troppa facilità. Da qualche anno era un po’ scemata la qualità del campionato, i grandi campioni ormai sono altrove.  I procuratori? Cominciano ad arrivare in Italia procuratori importanti perché ci sono affari di più alto livello, fino a pochi anni fa non ce n’erano. Il problema è che c’è scarsa attenzione alla tutela delle società e alla durata dei contratti, quando un ragazzo giovane non può firmare contratti di più di tre anni è chiaro che si mettano in moto meccanismi “perversi”. Donnarumma rientra in questo discorso, è una situazione paradossale. I contratti dei minorenni vanno allungati perché permettono alle società di mantenere il patrimonio rappresentato dal giocatore: fare 5 anni di contratto al trentenne non ha senso, al sedicenne sì. Avete in casa l’esempio di Keita. Biglia invece è un discorso a parte perché ha più di trent’anni, c’è una situazione contrattuale diversa”.

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