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DERBY LAZIO-ROMA. PETKOVIC-ZEMAN, la sfida dell’Est

IL CORRIERE DELLO SPORT – L’influenza del calcio danubiano e di due moduli: “WM” e “MM”. Un percorso di vita e di crescita che li ha portati lontano da casa. Un lungo racconto per capire la loro evoluzione umana e professionale…

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IL CORRIERE DELLO SPORT – L’influenza del calcio danubiano e di due moduli: “WM” e “MM”. Un percorso di vita e di crescita che li ha portati lontano da casa. Un lungo racconto per capire la loro evoluzione umana e professionale…

(Getty Images)

RASSEGNA STAMPA – (A. Maglie) – L’ultima volta settantadue anni fa. Di fronte due ‘figli’ di quello che sarebbe passato alla storia con il nome di Calcio Danubiano. Da una parte Ferenc Molnar, ungherese di Erd, un paese a una ventina di chilometri dalla capitale; dall’altra Alfred Shaffer, ungherese di Budapest. Il secondo la stagione successiva, con la Roma, vinse lo scudetto; il primo, invece, non riuscì a concludere nemmeno quel campionato (40-41) perché alla diciassettesima giornata, dopo undici partite in panchina, venne licenziato. Era il 24 novembre, finì 1-1, segnò prima il laziale Zironi, pareggiò il romanista AmadeiPuricelli con ventidue gol si laureò capocannoniere. Settantadue anni dopo in panchina, nel derby, non più i ‘figli’ ma i nipoti (forse pronipoti) di quell’epoca leggendaria. Uno, il più giovane, è nato a Sarajevo, cioè a poco meno di 280 chilometri dal Danubio; l’altro, il più anziano, a Praga, cioè a poco più di trecento chilometri dal fiume che lega popoli e lingue, anche calcistiche. Lo ha detto Zeman, tempo fa: “Il mio calcio unisce quello totale olandese e la scuola danubiana”. Petkovic non lo ha detto però probabilmente lo pensa perché poi i modi, gli stili, in qualche maniera si intersecano, a volte si sovrappongono.  A guardare Totti viene in mente un interrogativo forse ardito: e se fosse la trasposizione moderna di Nandor Hidegkuti, straordinario esempio di centravanti arretrato, la soluzione che aggiornò rendendolo più spettacolare il WM? E se in qualche maniera il modulo di Petkovic, il 4-1-4-1, fosse in una certa misura la variante proprio del modulo danubiano, l’MM? Oggi, parlare di WM può apparire anacronistico anche se intorno a quella sigla ruota un bel pezzo di calcio e, probabilmente, ancora molte cose che il football attuale ripropone perché i difensori erano tre, con davanti due mediani, più avanti una coppia di quelli che adesso definiremmo rifinitori e più avanti ancora tre attaccanti. E la variazione danubiana, in fondo ‘apriva’ un po’ i due rifinitori e arretrava una delle tre punte (possibile ritrovare qualcosa dell’attuale 4-2-3-1?). Vlado e Zdengo sono figli del loro tempo e scelte di questo tempo. Se pure Zeman non rinuncia a richiamarsi al calcio danubiano, la realtà è che tanto lui quanto Petkovic hanno studiato il football altrove: il boemo qui, in Italia, partendo da Cinisi, il bosniaco in Svizzera. E’ il segno del nuovo calcio: più cosmopolita, meno legato ai riferimenti geografici. A qualcuno piacerà il calcio del gigante bosniaco dalla faccia buona, ad altri quello del ceco-palermitano dal ghigno ironico. Tra i due sedici anni di differenza che si annullano, però, nelle intenzioni: l’uno e l’altro, per motivi diversi, cercano la smentita a qualche luogo comune.

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