Il mental coach Corapi: "Candreva in linea con le altre stagioni. Pioli? Nessun consiglio"

Pubblicato 
venerdì, 13/05/2016
Di
Redazione
Tempo di lettura: 2 minuti

NOTIZIE LAZIO - Sandro Corapi, mental coach biancoceleste, intervenuto ai microfoni di Radiosei, ha parlato della sua professione e dell’importanza della figura che ricopre nel mondo del calcio: “Spesso si sente il mister che dice ‘non aveva la testa, non è entrato in campo con lo spirito giusto’. Ma bisogna sapere come intervenire oltre che dirlo, per questo ci sono dei professionisti che hanno fatto più studi e più ricerche, che possono aiutare il giocatore e di conseguenza il tecnico della squadra. A chi serve? Serve a tutti in generale avere una persona che ti inquadra a livello di obiettivi, nella vita come nel calcio. Tanti calciatori ci credono, altri no. Ma non perché non credano nell’importanza di lavorare su aspetti mentali, ma perché non conoscono proprio la materia. Poi quando parli con il calciatore, parli il suo stesso linguaggio, le cose cambiano. Quando feci il mio primo intervento con Petkovic, ad esempio, il mio dialogo con la squadra si focalizzò su lucidità mentale, fisica e tattica: è attraverso queste componenti che passa una buona prestazione. Sono tre fattori fondamentali e una senza l’altra non funziona”. Si può, quindi, affermare che il mental coach è uno psicologo? A tale domanda, Corapi risponde così: “Sono due figure completamente diverse. Un psicologo lavora su aspetti patologici, il coach lavora sugli obiettivi, sulla performance. Il focus di un coach è far concentrare la persona e pulirla a livello mentale da dinamiche anche personali, affinché il focus sia sull’obiettivo. Le due figure possono lavorare insieme. Io parlo in termini concreti: in questi giorni sto tenendo il mio corso per creare nuovi coach e partecipano psicologi e neurologi. La miglior prestazione possibile passa da una marea di dinamiche, il coach cerca di creare l’ambiente interno e la condizione migliore affinché l’atleta possa giocare al meglio delle sue potenzialità”

Su Pioli

“Che consigli avrei dato a Pioli per gestire i famosi “maledetti primi 15 minuti di partita? Un coach non dà consigli o suggerimenti. Un coach fa prendere coscienza di uno stato di cose, perché le risposte sono già dentro di noi. L’allenatore o il calciatore deve prendere coscienza del perché. Se la risposta nasce da lui o dal gruppo è fatta. Le indicazioni esterne passano a un livello superficiale, non inconscio. Se parte direttamente da lui invece si convince e la performance diventa ottimale. Le situazioni possono essere tante, non una. Attraverso una serie di domande bisogna far emergere il problema. E quando emerge tutto si risolve”.

Su Candreva

“Antonio sta bene, si è vista anche la reazione dopo il rigore fallito. Ha avuto un’ottima reazione. Ora è molto propositivo per l’Europeo, che vuole fare molto bene. Rendimento altalenante questa stagione? Io guardo i dati: 191 partite, 45 gol. Gli ultimi 3 anni è andato in doppia cifra, cosa che nessun centrocampista nella storia della Lazio ha mai fatto. Se si parla di un Candreva che segna 10 gol in campionato e si dice rendimento altalenante siamo fuori strada. In più sono stati fatti degli errori, 4-5 gol in più potevano essere fatti e poteva essere una straordinaria stagione. È stata in linea con le altre stagioni, nonostante una situazione ambientale non favorevole”.

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