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L’incontro al “G.Alessi”. Candreva: “In campo si può discutere, l’importante è chiarirsi” (FOTO)

NOTIZIE LAZIO – I bambini hanno fatto domande sul razzismo, sul sacrificio, sul rapporto con i compagni…

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NOTIZIE LAZIO – Il tour della Lazio nelle scuole prosegue. L’iniziativa “Dalla scuola allo stadio, il modo giusto per sostenere lo sport”, oggi fa tappa presso la Scuola Primaria G. Alessi in Via Flaminia 225, Roma. L’iniziativa consiste in un vero e proprio “tour biancoceleste” all’interno delle scuole elementari e medie inferiori di Roma e provincia e vedrà il coinvolgimento di quattro rappresentanti della squadra: Candreva, Onazi, Patric e Braafheid, oltre a Olympia, simbolo della società biancoceleste.

AGGIORNAMENTO ORE 9.50 – In attesa dell’inizio dell'”intervista speciale” dei bambini che aderiscono all’iniziativa “Dalla scuola allo stadio”, cominciano ad arrivare i biancocelesti che oggi faranno compagnia ad Olympia presso la Scuola Primaria G.Alessi: Candreva è il primo a presentarsi all’appuntamento.

AGGIORNAMENTO ORE 10.28 – Manzini:Il risultato che noi dirigenti e appassionati cerchiamo sempre è la vittoria. L’avversario è uno che si deve battere ma anche rispettare. Non dovrà mai essere un nemico”.  

ONAZI

Iniziano le domande, il primo a rispondere è Onazi sulla violenza e il razzismo religioso: “Musulmani e cristiani sono tutti uguali, quando si gioca a calcio prego sempre Dio”. Poi ha commentato i fischi a Coulibaly: “Noi neri siamo uguali agli altri, i fischi che hanno fatto non l’hanno fatto per razzismo ma per rabbia. A volte i tifosi fischiano anche noi che siamo i loro giocatori”. Tornando indietro nel tempo, parla della situazione economica in cui viveva prima di essere un calciatore: “Questa è una domanda importante. Prima che io giocassi a calcio era difficile la mia vita In nigeria. Mancavano le scarpe, ho lavorato tanto per compare un paio di scarpe, le pulivo per evitare che si rompessero, ed era poco anche il cibo. Mangiavo solo una volta al giorno e se erano due ringraziavo Dio.  E solo grazie a lui sono diventato un calciatore: ora cerco di aiutare chi sta in Nigeria e non è fortunato come me”. Sulle droghe: “Secondo me non è una cosa fondamentale per giocare bene o per stare meglio. Anzi, quello che stai prendendo dopo due o tre mesi ti crea gravi problemi. Per essere forti bisogna fare un buon allenamento, e basta”.

CANDREVA

Candreva, molto acclamato dai bambini, risponde riguardo valori dello sport e l’esempio che i calciatori devono dare dentro e fuori lo stadio: “Fuori dal campo abbiamo delle responsabilità, soprattutto nei confronti dei bambini. I valori sportivi vanno rispettati fuori e dentro lo stadio, ma anche il divertimento è fondamentale”. Sul gioco di squadra: “Può capitare che in un’azione di gioco o un fallo commesso in una zona di campo pericolosa ci si arrabbi. Tra compagni in campo ci si può mandare a quel paese, ma noi sappiamo che può accadere e comunque l’importante è che ci rispettiamo e ci chiariamo dopo”. Sulla prima volta in Serie A: “La prima presenza non si può dimenticare, pochi mesi prima vedevo grandi calciatori che giocavano in tv e quindi per me è stata una bella emozione”. Il rapporto con i compagni e l’allenatore: “Penso che tra compagni ed allenatore ci sono incomprensioni in allenamento e partite, ma l’importante è non andare oltre e chiarirsi con una stretta di mano”. Sui sacrifici che un calciatore fa ogni giorno: “Equilibrio, professionalità, giusta alimentazione, giusto riposo, tanti sacrifici per arrivare ad altissimi livelli. Allenamenti duri, e l’importante è non perdere mai l’entusiasmo”. Infine sui rimedi alla violenza negli stadi: “E’ già da un po che penso si sia risolta, penso che l’importante sia riportare l’entusiasmo nei tifosi e ricordare che in siamo lì per farli gioire e farli tornare a casa con un sorriso”.

PATRIC

Mi scuso per l’italiano, sono un terzino, ho giocato a Barcellona, piano piano sto migliorando con il gioco italiano. Cerco di essere sempre a disposizione della squadra, adesso sto capendo come si difende nel campionato italiano e sono felice di fare questa esperienza”.  E poi sul cambio di maglia: “Quando cambi squadra è perché vuoi andare o perché nella squadra non ti vogliono. Io sono stato 8 anni a barcellona e poi ho avuto la proposta di venire in questo grande club come la Lazio ed ora sono felice di stare qui

BRAAFHEID

Quando si infortuna un compagno: “In questo sport, può capitare che ci siano contatti. Può accadere che i protagonisti si infortunino. Sappiamo che facciamo parte di un grande spettacolo che siamo li per il pubblico, cerchiamo sempre di aiutare il compagno per il pubblico, lo spettacolo e per il bene dello sport”. Anche a lui una domanda su cori razzisti: “Non presto attenzione al pubblico quando sono in campo, penso al gioco, provo pietà per quelli che quelli che commettono questi gesti, non sono sensibili, intelligenti e sportivi”

LA DOMANDA DELLA PRESIDE 

Infine la Preside dell’Istituto fa una domanda a tutti e quattro i biancocelesti: “Come andavate a scuola?”.

Candreva: “Andavo a scuola con voglia, non sono stato mai bocciato. Mi divertivo soprattutto quando si faceva educazione fisica. Sono andato lontano da casa a 15 anni, c’erano tanti ragazzi di posti diversi, è stato un modo per crescere. Studiavo poco ma andavo volentieri”.

Patric:Io quando andavo a scuola volevo andare perché c’erano gli amici, quando cresci è diverso. Da piccolo è stato un momento bello della mia vita”

Braafheid: “La scuola è importante, all’inizio era più importante per i miei che per me. Da piccolo preferivo giocare a calcio. Dopo realizzi che la scuola è la base di tutto, se uno studia con profitto costruisce la base importante della propria vita”

Onazi. “L’istruzione è importante, se avessi la possibilità vorrei tornare a scuola”.

 

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