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ANDERSON VS. TOTTI, la freschezza sfida l’esperienza. Ma sul campo la classe è la stessa…

FACCIA A FACCIA – E’ il confronto tra Felipe Anderson e Totti il più atteso del dery. Chi dei due porterà la propria squadra al successo? Chi dei due risulterà determinante?

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FACCIA A FACCIA – Un derby così d’alta classifica nella Capitale non andava in scena da un bel po’. Certo, niente di paragonabile a quello del 26 maggio, che ha tenuto e tiene banco ancora dopo così tanto tempo. Eppure, saranno moltissimi gli appassionati di calcio che domenica si incolleranno alla televisione, determinati a non perdersi nemmeno un secondo di una delle stracittadine più belle del mondo. Perché il risultato, quando si trovano di fronte la Roma e la Lazio, non è mai scontato, sempre in bilico. Come il confronto tra Francesco Totti e Felipe Anderson, tra i più attesi della gara. Chi dei due porterà la propria squadra al successo? Chi dei due risulterà determinante?

ESPERIENZA VS FRESCHEZZA –  Sulla carta, dicono, non c’è storia. Per l’esperienza maturata in questi anni e per tutti i derby vissuti da protagonista, l’ago della bilancia, si potrebbe pensare, tende tutta dalla parte del romanista. Eppure, la “storia d’amore” tra Totti e le stracittadine non è poi così limpida. Ovvio, nemmeno così nera. Il capitano della Roma ha incontrato la Lazio in 34 match, uscendo vincitore in 11 occasioni, pareggiando altrettante volte e perdendone 12. Al contrario, per Felipe Anderson sarà l’esordio assoluto. Quello che era il brutto anatroccolo fino a qualche settimana fa è diventato il cigno più bello dei biancocelesti. Prima, però, di tessere le definitive lodi il brasiliano è chiamato alla prova del nove, al battesimo di fuoco: brillare nel derby. Per farlo, potrà contare sulla freschezza dei propri 21anni e di una continuità finalmente trovata.

ASSIST E GOL – Cos’è più soddisfacente per un giocatore? Regalare l’assist vincente o entrare nel tabellino dei marcatori? Ce lo chiediamo tutti da anni, in molti hanno provato anche a darci la risposta: idee contrastanti, sentimenti opposti. Di sicuro, saper fare entrambi è una qualità di pochi, un dono assai raro. Anderson e Totti lo hanno. Se esiste un Dio del calcio, con loro è stato sicuramente molto generoso. Il romanista è il secondo calciatore ad aver segnato più gol nel campionato italiano (sotto a Piola, che ha fatto le sue fortune proprio con la maglia della Lazio, che coincidenza), il giocatore in grado di metterti il pallone sui piedi in qualsiasi occasione, di trovare il passaggio filtrante dove gli altri vedono tutto chiuso. Sarà che quando ti donano la maglia numero 10, c’è in te qualcosa di speciale: tanta qualità ed estro. Felipe Anderson non è da meno. Appena ragazzino incantava già i tifosi del Santos con giocate d’alta scuola e numeri da circo. Alla Lazio ha faticato a trovare la propria dimensione, troppo difficile arrivare con una gamba infortunata e dimostrare a tutti il proprio valore. Tuttavia, se Neymar lo ha mostrato al mondo con così tanto vanto significa che la stoffa da campione non gli è mai mancata. Ed ora lo sanno anche a Roma. In quest’ultimo mese, infatti, il classe ’93 ha chiuso la bocca a tutti gli scettici, prendendosi applausi e complimenti. A suon di assist e gol, come solo i numeri 10 o i brasiliani sanno fare.

ENTRARE NELLA STORIA – Forse, in una partita importante come il derby della Capitale, l’attaccante è il ruolo più difficile da ricoprire. Perché in quell’area di rigore gli arriveranno solamente palloni sporchi, i difensori sembreranno sempre più veloci e per questo ci sarà bisogno di gambe che non tremano, di occhi assetati di sangue. Totti lo sa bene, Anderson lo scoprirà da poche ore. Per entrare nella storia di Roma, in quel libro dalle pagine indelebili bisogna saper sfruttare quell’unica occasione che può capitare sui piedi. O con la fame di un lupo o con il tempismo di un’aquila.

Benedetta Orefice

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