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Cataldi vs Bruno Fernandes, la leva calcistica della classe ’94

LAZIO-UDINESE, IL FACCIA A FACCIA – La meglio gioventù di Lazio e Udinese, una davanti all’altra, nella sfida dell’Olimpico…

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Pubblicato l’8/09

IL FACCIA A FACCIA – Costruzione del gioco e filtro sulla mediana. Quali migliori caratteristiche per un centrocampista? 21 anni, gioventù e spensieratezza dalla propria parte: Lazio-Udinese, match valido per la 3° giornata del campionato di Serie A è anche il duello tra Danilo Cataldi e Bruno Fernandes.

TIFOSO IN CAMPO – Cataldi realizza il sogno di ogni tifoso: scendere in campo con la maglia del proprio cuore, difenderla, onorarla e portarla con amore. Il giovane arriva a Formello nel 2006 dall’Ottavia, a soli 12 anni: da lì una costante scalata nelle gerarchie del settore giovanile biancoceleste, fino alla Primavera di Alberto Bollini. Il talento c’è, la classe cristallina che illumina il centrocampo pure; Cataldi è un leader e trascina le giovani aquile allo scudetto del 2013, prima di salutare tutti per andare a farsi le ossa a Crotone, in Serie B. Tutti sperano sia un arrivederci, e così sarà. Il giovane romano conquista la serie cadetta, si prende complimenti e apprezzamenti dal calcio italiano, l’Under21 e poi torna a Roma. Tanti infortuni lo tengono ancora lontano dal campo, fino al “gennaio d’oro” del 2015: esordio e prima da titolare contro il Milan, il giorno della maglia bandiera: “Quando scenderemo in campo con questa maglia saremo molto più di 11 in campo… saremo un popolo intero”. Il cuore laziale batte forte, fino alla conquista del playoff di Champions League.

UN PICCOLO RUI COSTA – “Ho visto un piccolo Rui Costa” disse Cristiano Giaretta, attuale ds dell’Udinese, quando nel 2012 lavorava per il Novara. Il dirigente tornava da un viaggio in Portogallo e rimase stregato da tale Bruno Fernandes, versatile e fantasioso, jolly in grado di agire sia come mezz’ala che come trequartista o esterno offensivo. Uno dei più promettenti talenti portoghesi degli ultimi anni, cresciuto nelle giovanili del Boavista, Fernandes a 18 anni ci arriva davvero a Novara. 21 presenze e 4 gol in B gli valgono però subito la chiamata dell’Udinese, dove Guidolin gli fa collezionare 24 presenze, con 5 gol all’attivo. La seconda stagione in Friuli è quella della fatica iniziale e della consacrazione finale, con 31 presenze, 3 reti e la mancata partecipazione all’Europeo U21, dove la sua nazionale perde la finale contro la Svezia. In Italia ritrova un nuovo allenatore, Colantuono, ma lo stesso modulo di sempre, quel 3-5-2 in grado di esaltare le sue doti da interno. Su di lui gli occhi di tanti club europei, ma il patron Pozzo se lo tiene stretto: attorno a lui crescerà l’Udinese del futuro.

IL CONFRONTO – “Il ragazzo si farà, anche se ha le spalle strette”, cantava De Gregori in quel capolavoro che fu ed è tutt’ora La leva calcistica della classe ’68. Storie di ragazzi, di giovani campioni che mettono “il cuore dentro le scarpe e corrono più veloce del vento” che prendono “un pallone che sembrava stregato, ma accanto al piede rimaneva incollato”. Lazio-Udinese è la sfida tra due compagini che si affidano per filosofia di gioco e progetto societario alla “meglio gioventù“, rappresentata proprio dai due centrocampisti classe ’94. Cataldi, da una parte, per sterzare da un inizio di stagione devastante, Bruno Fernandes, dall’altra, per espugnare dopo lo Juventus Stadium un altro tempio del calcio italiano.

Giorgio Marota
TWITTER: @GiorgioMarota

 

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