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Correa come…Mertens! L’uomo che ha difeso il quarto posto della Lazio alla ricerca della titolarità

LAZIO MILAN CORREA – Tutto ciò che tocca non si trasformerà in oro, ma spesso risulta lo stesso prezioso. Joaquin Correa è l’uomo copertina di Lazio-Milan, una partita…

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LAZIO MILAN CORREA – Tutto ciò che tocca non si trasformerà in oro, ma spesso risulta lo stesso prezioso. Joaquin Correa è l’uomo copertina di Lazio-Milan, una partita che è sembrata stregata sino all’ultimo secondo e che l’argentino è riuscito a non tramutare in una beffa. Entrato al 64′ al posto di un positivo Luis Alberto, ‘El Tucu’ (soprannominato così perché originario del Tucuman, regione argentina) si è dato subito da fare, creando scompiglio sulla trequarti rossonera.

I NUMERI – Come testimoniano i numeri collezionati nel match, Correa ha giocato gli ultimi 25 minuti della sfida dell’Olimpico toccando 25 palloni. La media è facile, uno al minuto ed uno dal peso specifico incalcolabile. Ultimi secondi, Banti ha già il fischietto in bocca. Joaquin controlla come può un pallone al limite dell’area e con sano pragmatismo calcia, senza pensarci su due volte. Donnarumma si tuffa ma non arriva, palla in rete! Lo stadio Olimpico esplode in un urlo liberatorio che non si sentiva da parecchi mesi per un gol meritato ma che gli Dei del calcio non sembravano voler concedere ai biancocelesti. Una rete cercata e voluta, da un giocatore che ha condito la sua prestazione anche con una percentuale di passaggi riusciti oltre l’80% (10 su 12 tentati), tre cross e quattro duelli vinti su sei fatti. Un guerriero con la qualità del numero 10, quinto in Serie A per dribbling riusciti e primo tra le fila biancocelesti per media gol rispetto ai minuti giocati (1 ogni 136 minuti).

IL RUOLO – Correa, ora, chiede più spazio ad Inzaghi ma il suo rendimento sembra ricordare il paradosso che sta vivendo Mertens al Napoli. Difficile schierare dal primo minuto chi ha la qualità di cambiare l’esito di una partita da subentrante, soprattutto se sei l’unico in rosa ad avere questa caratteristica. Ma ogni calciatore vuole vedere la panchina meno possibile e forse per convincere Inzaghi a schierarlo titolare deve limitare quella tendenza a giocare da solista che ogni allenatore riesce poco a tollerare. L’unico difetto sino a qui imputabile all’uomo che ha difeso il quarto posto della Lazio e ha fatto esplodere di gioia 40mila cuori biancocelesti. Con un solo ‘tucu’ magico.

Marco Barbaliscia



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