La LAZIO va presa per mano, non affossata ora

Pubblicato 
lunedì, 21/10/2013
Di
Redazione
Tempo di lettura: 2 minuti

petkovic

L'EDITORIALE DI PAOLO CERICOLA - In occasioni come queste Delio Rossi avrebbe detto: “ora non buttiamo l’acqua con il bambino”. Un modo un po’ colorito per sottolineare come in certi momenti negativi si rischia di gettare alle ortiche tutto. Certo il “tutto” raccolto fino ad oggi non è molto ma che utilità ci può essere in un periodo di palese difficoltà sparare sulla croce rossa ? Nessuno o peggio, si può rischiare di dare alibi e permettere un gioco pericolosissimo al massacro, gli uni contro gli altri. La Lazio in questo momento è lì, nel mezzo della carreggiata, con le quattro frecce accese ma ferma in balia delle intemperie. Va aiutata a ripartire non presa a calci con la volontà di imboccare la strada giusta senza stare sempre a sottolineare le stesse cose ormai diventate ripetitive e stucchevoli. Va, però, sottolineato un fatto in maniera chiara. Che questo sia un anno di transizione, l’ennesimo dirà qualcuno, era chiaro, quando si prendono giovani interessanti e non si ha la possibilità di farli crescere con calma alle spalle di chi invece dovrebbe spingere la macchina a regimi alti c’è il rischio che il motore grippi. In molti ora potranno salire sul carro del “io lo sapevo”; fra questi innumerevoli saranno anche coloro che solo un anno fa, davanti all’ottimo girone d’andata, davano del fenomeno a Petkovic, ora diventato un brocco assoluto. In estate c’era chi riteneva il ds un talent scout di primissimo livello internazionale per diventare pochi mesi dopo un incapace. In sostanza è iniziato e non da oggi quel “gioco” in cui il mondo Lazio è bravissimo: l’auto flagellazione, un modo meraviglioso di farsi del male da solo, non capendo che invece ora c’è il rischio assoluto di fare danni irreparabili. Attenzione nessuno si pensa che non siano stati commessi errori. I più erano anche stati segnalati già in estate, il rischio grande in una città come questa ed un campionato come il nostro è proprio quello di costruire un qualcosa che ha bisogno di tempo per poter funzionare. I giovani di prospettiva sono già stati cercati e comprati da chi in questo momento sta dimostrando di avere una marcia in più e risiede dalla parte opposta del Tevere ma qualche anno fa. Il cambio di rotta deciso nell’estate scorsa ha invece portato i risultati di oggi… questo solo per sottolineare che Roma non aspetta, non può aspettare ed è forse anche per questo che qui si è vinto così poco in tanti anni di storia. Ora però serve una svolta ma compatta. Senza isterismi, in maniera vigile ed attenta ma con la presenza. Uno stadio assordante contro il Cagliari, per prendere per mano una squadra che oggi fatica ad avere una sua identità. Un gruppo che sembra perso, al quale va indicata la strada. In società però nei momenti di analisi ci si interroghi se la nave ha ancora ben saldo il suo comandante perché questo è in rischio peggiore. Se la risposta fosse negativa allora si cambi subito, attendere potrebbe essere veramente pericoloso.

Paolo Cericola

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