La strategia di Pioli: così il tecnico si è ripreso la sua Lazio

Pubblicato 
martedì, 22/12/2015
Di
Redazione
Tempo di lettura: 3 minuti

Pubblicato il 21/12 alle ore 9.30

LAZIONEWS.EU - 85 giorni dopo la Lazio è tornata a vincere lontano dall'Olimpico in campionato. Quasi tre mesi, il tempo trascorso da Hellas-Lazio del 27 settembre, con in mezzo 4 sconfitte (Atalanta, Sassuolo, Roma ed Empoli) e una crisi mentale e fisica che ha svuotato il serbatoio. I biancocelesti sono rimasti a piedi, poi hanno deciso di tornare a correre proprio nel match più difficile, quello contro l'Inter di Mancini, la capolista della Serie A.

ATTEGGIAMENTO - Con un colpo solo Pioli si è ripreso tutto: numeri, scaramanzia e futuro, ricostruendo la Lazio da poche, ma semplici cose. La mancanza di risultati ha messo l'allenatore emiliano sulla graticola e per settimane non si è fatto altro che parlare di un suo esonero. Lui in bilico ci è stato per davvero, la società ha fatto delle valutazioni (anche di tipo economico dato che ha un contratto fino al 2017) ma poi gli ha concesso la famosa ultima chance. E non ha sbagliato. Un grande merito di Pioli - apprezzato dalle parti di Formello - è quello di essere stato sempre un tutt'uno con il progetto biancoceleste, mai deviante, mai da un'altra parte. Ha difeso la società quando a gennaio dello scorso anno la rosa non è stata rafforzata, si è assunto sempre e solo lui le colpe di una stagione fin qui fallimentare (Europa League esclusa) e dei problemi di gioco, identità e motivazioni del suo gruppo. Mai una parola fuori posto, mai un lamento verso l'esterno: un comportamento impeccabile che la Lazio ha apprezzato e non poco.

LA FORZA DI UN GRUPPO - Un altro aspetto da cui è ripartito Pioli è la comunicazione. Agli organi di informazione il tecnico ha mostrato sempre un volto sereno e a chi gli chiedeva voci di una possibile cacciata da Formello, lui ha sempre risposto che poteva limitarsi a lavorare e motivare i suoi. Insomma, il tecnico di Parma ha sempre espresso e comunicato serenità: i giocatori l'hanno assorbita e ora stanno cominciando ad assaporarne i primi frutti. Mentre fuori era una polveriera, lui li ha protetti come un padre, così la squadra ha ripreso a crescere e dopo la sfiducia è tornata a sudare per la sua idea di calcio“Certamente la vittoria di oggi è merito suo - ha spiegato Radu al termine della gara con l'Inter - Ci viene da ridere sulle voci, ci ha dato tanta fiducia a tutti, dobbiamo ricordare Felipe, ma non solo lui. Ha dato fiducia a tutti, siamo tutti con Pioli”.

LA STRADA DA SEGUIRE - Così, mentre chiunque altro allenatore avrebbe stravolto e rivoluzionato la squadra, lui ha continuato a credere nei sui uomini migliori. Candreva ne è un esempio concreto, Felipe Anderson spera di poterlo diventare. Fischiato e criticato, l'esterno romano ha vissuto un periodo di crisi personale in quella generale; il tecnico lo ha capito e ha provato a guarirlo semplicemente confermandolo, aspettando solo il momento giusto. E Candreva è tornato a fare quel che sa: dribblare, crossare, segnare. L'ultimo, ma non meno importante punto è la filosofia di Pioli. Da allenatore, non si è mai snaturato, né adattato ad un calcio diverso. Costruire gioco e imporlo con intensità e ritmo è sempre stato l'obiettivo in campo di questa Lazio, anche quando i risultati non arrivavano e adattarsi alle circostanze sarebbe stato più facile. Per Pioli no, avrebbe significato tradire sé stesso. Ha sbagliato, ha fatto mea culpa, ma senza compromessi ha mantenuto una linea e l'ha seguita, con caparbietà e ostinazione tenendo sempre fisso in mente l'obiettivo. Il generale ha vinto finalmente la sua battaglia, ma la guerra è ancora lunga. L'esercito però appare ora in grado di affrontarla con le armi giuste. Bentornata Lazio, ben trovato Pioli.

Giorgio Marota
TWITTER: @GiorgioMarota

 

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