LAZIO, presunzione e qualità non pervenuta: stop senza giustificazioni, ma niente è perduto. E ora CATALDI è più laziale

Pubblicato 
lunedì, 02/02/2015
Di
Redazione
Tempo di lettura: 4 minuti

LAZIONEWS.EU - Una domenica nera. Questo è stato il primo giorno di febbraio per la Lazio, battuta 2-1 dal Cesena al 'Manuzzi'. Un tonfo davvero pesante, uno di quelli che fa tanto rumore. Quella offerta dagli uomini di Pioli è probabilmente la prestazione più brutta dell'intera stagione, soprattutto in relazione al momento nel quale è arrivata. Difficile analizzare una sconfitta del genere, quando non è andato assolutamente nulla in questa Lazio. A partire dalla difesa, praticamente sempre in balia dell'attacco bianconero, il quintultimo della Serie A, che ad ogni attacco dava l'impressione di poter essere davvero pericoloso. I due centrali biancocelesti Mauricio e Cana non hanno trovato le misure e hanno dimostrato di essere una coppia male assortita, puntualmente puntati e saltati. Discorso simile per i terzini, in costante difficoltà in fase difensiva e sterili nelle rare discese offensive. Defrel ha fatto il bello e cattivo tempo, insieme a Djuric si trovavano spesso e volentieri due contro due con i difensori della Lazio, una situazione non accettabile se non negli ultimi minuti di partita. Una parità numerica che non permetteva a Mauricio e Cana di rischiare e provare l'affondo, lasciando così lo spazio di giocata agli avversari. E' stato il caso proprio del gol di Defrel, libero di sganciare il bel sinistro che ha trafitto Marchetti. A contribuire ci hanno pensato Basta e Pereirinha che quasi mai si sono rivelati decisivi in fase di copertura, galleggiando sempre a metà campo in una sorta di limbo, né carne né pesce come si suol dire.

QUALITA' A CENTROCAMPO NON PERVENUTA - A caratterizzare la partita però, in entrambe le formazioni ma nella Lazio in maniera più marcata, è stata la totale mancanza di qualità a centrocampo che ha portato a una quantità industriale di errori, soprattutto nei passaggi e negli appoggi più elementari. Nel primo tempo si è vista tanta confusione da ambo i lati, ma da una squadra come la Lazio di certo ci si aspetta di più, anche a livello di personalità. Più di tutti è mancato un play-maker nel senso più stretto, un costruttore di gioco, chi si prendesse la responsabilità di iniziare l'azione e di fare la giocata. Un uomo di cui il centrocampo della Lazio ha sentito una mancanza disperata, in poche parole è mancato Biglia. Ledesma ha giocato una delle sue peggiori partite biancocelesti, evidentemente preoccupato e non tranquillo a causa delle voci di mercato insistenti che lo danno davvero vicino all'addio alla maglia della Lazio, che lui ha sempre onorato dimostrando il suo attaccamento silenzioso ma sanguigno. Cataldi e Parolo hanno fatto quello che hanno potuto, ma chiaramente l'impostazione non è il loro forte, soprattutto quello dell'ex Parma sul quale comunque non si può non tenere conto della sua onnipresenza in questa stagione con relativa (più che normale) non perfetta condizione fisica. Il giovane classe '94 è stato l'uomo più attivo e più positivo della mediana, ma non è bastato. Una figura, quella del costruttore, che in questi casi si potrebbe ricercare anche in uno dei due centrali di difesa, ma Cana e Mauricio non fanno parte di questa categoria. In questo senso è mancato invece maledettamente Stefan De Vrij o ancora più in generale uno come Gentiletti oppure come Wesley Hoedt, che di qualità palla al piede ne ha da vendere ma che vestirà biancoceleste solo da luglio. 

ATTACCO PRESUNTUOSO - Sono mancati davvero tutti i singoli biancocelesti, con un Candreva davvero irriconoscibile contro la sua ex squadra. Il tridente offensivo non si è mai cercato, l'87 laziale ha provato quasi sempre la giocata personale, puntualmente accerchiato e neutralizzato; poi succede che ci si intestardisca finendo per peggiorare le cose. Molto poco lucido anche Stefano Mauri, che non è riuscito a dettare i tempi e a dare le giuste distanze tra i reparti, troppo lontano dalla porta e senza sbocchi. Un Klose invece che ha avuto pochi palloni giocabili e ha mostrato forse poco mordente in area. La sua grande giocata che ha riaperto almeno nel punteggio la gara è sembrata più che altro casuale, inaspettata e immeritata piuttosto che frutto di un forcing convinto e consapevole. L'ingresso in campo di Keita poi è stata un po' l'immagine di questa giornata, con lo spagnolo entrato con una sufficienza e soprattutto una presunzione che è un eufemismo definire fuori luogo. Una prestazione e un risultato che non hanno alcuna giustificazione.

STOP GRAVE, MA NIENTE E' PERDUTO - Ora, il pericolo che si corre a maggior ragione in una piazza come quella di Roma, è di incorrere in un disfattismo esagerato. Non bisogna però neanche trascurare le numerosissime assenze che hanno comunque pesato molto, è inutile negarlo. Comunque in ogni caso la Lazio di Pioli, la vera Lazio di Pioli, sul Cesena penultimo in classifica può passeggiare senza grossi patemi, anche con le seconde linee. L'autogol sfortunatissimo di Cataldi ha distrutto le già striminzite velleità biancazzurre: peccato sia capitato proprio a lui, suona come una presa in giro del destino ma Danilo ha il cuore laziale che dopo questo incidente si è temprato e marchiato ancor più a fuoco. Certo, lo stop è pesante e grave, ha rievocato quello patito ad Empoli, un'altra delle diverse occasioni sprecate, anche perché la Sampdoria è caduta rovinosamente a Torino. Quello che preoccupa di più è sicuramente il Napoli. I partenopei hanno inanellato la terza vittoria di fila (anche se la prima della serie proprio all'Olimpico con i capitolini ancora grida vendetta) scappando addirittura a più 5 e sono in fiducia. La squadra di Benitez è favorita per il terzo posto, non fosse altro per la presenza di Higuain che da solo tira la carretta; l'impressione è che senza l'argentino il Napoli sarebbe davvero poca cosa. La Lazio però deve ripartire immediatamente, rialzare la testa ripensando magari proprio al match di due settimane fa, quando gli azzurri furono annichiliti per tutti 90 minuti. Bisogna ripartire anche dalla consapevolezza che nulla è perduto e che questo è un campionato in cui può succedere di tutto e quelle davanti possono perdere punti in qualsiasi momento con qualsiasi squadra. Non sono però più accettabili partite del genere. Lo si era detto anche dopo Empoli, ora bisogna mantenere la promessa perché lasciarsi sfuggire una qualificazione Champions che mai come negli ultimi anni sembra davvero alla portata della Lazio, sarebbe imperdonabile. 

Francesco Iucca

TWITTER: @francescoiucca

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