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Mister ‘compattezza’ MARAN è tornato alla squadra della sua vita. E con PIOLI bilancio più che positivo…

L’ALTRA PANCHINA – Il tecnico nato a Trento è arrivato molto tardi in Serie A ma ora può utilizzare il suo modulo preferito per costruire un Chievo solido…

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L’ALTRA PANCHINA – In occasione della tredicesima giornata di campionato, stagione 2014-15, torna la rubrica di Lazionews.eu dedicata all’allenatore avversario. Il racconto di carriera, peculiarità tattiche, curiosità e precedenti con la LAZIO. Sabato sera allo ‘Stadio Bentegodi’ c’è CHIEVO-LAZIO, con i biancocelesti che sono chiamati al prontissimo riscatto dopo due sconfitte consecutive al cospetto di una formazione scaligera che invece viene da tre risultati utili di fila. I gialloblu sono rinati dopo il cambio in panchina da Corini a MARAN avvenuto il 19 ottobre scorso, chiamato alla seconda esperienza in Serie A dopo quella col Catania.

LA CARRIERA – Nato a Trento il 14 luglio 1963 Rolando Maran inizia la carriera da calciatore nel Benacense Riva per poi passare al Chievo Verona nel 1986. Ed è proprio quella scaligera la squadra della sua vita in cui trascorre 9 anni (qualcuno da capitano con 330 presenze e una doppia promozione dalla C2 alla B) e in cui, dopo le esperienze con Valdagno, Carrarese e Fano, inizia anche la carriera da allenatore come vice nel 1997. In seguito Maran passa sulla panchina di Brescia e Cittadella, prima nel settore giovanile e poi in prima squadra; con le ‘Rondinelle’ arriva il primo esonero anche se inspiegabile apparentemente visto il bel lavoro svolto. Nel 2006-07 arriva l’esperienza al Bari ma anche in questo caso viene sollevato dall’incarico stavolta per i risultati negativi; l’anno successivo approda alla Triestina dove rimane fino al 15 giugno 2009. Il giorno dopo viene ufficializzato il suo ingaggio sulla panchina del Vicenza. Con i veneti l’esperienza dura due anni, inframezzati però da un esonero con tanto di nuova chiamata. Ad ottobre dello stesso anno la panchina che cambierà la carriera di Maran, quella del Varese con cui il tecnico trentino arriva a sfiorare la Serie A perdendo in finale il playoff contro la Sampdoria. Un risultato che gli vale la chiamata del Catania e il grande salto in massima serie. Nel 2012-13 Maran riesce a terminare la classifica con 56 punti, record storico dei siciliani. Agli inizi della stagione successiva però le cose non vanno per il verso giusto e Pulvirenti decide di allontanarlo dalla panchina per far posto a De Canio; tempo tre mesi e Maran è di nuovo sulla panchina rossazzurra dopo che De Canio non aveva migliorato la situazione. L’annata del Catania però è già segnata e termina con il nuovo esonero di Maran e la retrocessione in Serie B.

LA TATTICA – Con la salita in Serie A abbastanza tardiva da parte dell’ex tecnico del Varese è interessante prendere in esame il periodo più alto e prestigioso dell’era Maran, ovvero quello di Catania. Con i siciliani il trentino ha utilizzato il 4-3-3 (con qualche variazione al 4-2-3-1), più che altro ereditato dagli allenatori precedenti, visto che il suo modulo preferito è in realtà il più lineare e classico 4-4-2. In particolare il Catania sfruttava più di ogni cosa le ripartenze, con giocatori veloci e tecnici come gli permetteva la colonia di argentini quali Leto, Barrientos, Gomez, Castro e Bergessio. Principalmente la fase più importante è quella di non possesso palla, con quasi tutti gli uomini a difendere soprattutto nelle zone centrali e gli esterni che devono essere dotati di polmoni d’acciaio per percorrere avanti e indietro la fascia con continuità. La parola d’ordine alla luce di questo sembra essere ‘compattezza‘, sia che si tratti della fase difensiva che si tratti di quella offensiva. Il perno centrale (ad esempio Bergessio) apriva gli spazi agli inserimenti dei centrocampisti o degli esterni che si scambiavano speso di posizione, risultando spesso letali. Dunque le caratteristiche principali sono da rintracciare nella fisicità e nella capacità di andare velocemente in ripartenza, di verticalizzare immediatamente il gioco. Certo, ogni proposito va sempre confrontato con gli uomini a disposizione. Con il Chievo infatti Maran è tornato al suo 4-4-2, anche perché in attacco i clivensi sono dotati più che altro di punte centrali (vedi Meggiorini, Maxi Lopez, Paloschi e Pellissier) e pochi esterni d’attacco puri. La squadra di Maran manca di un regista vero e proprio al centro del campo e quindi i gialloblu sono in realtà molto mobili con Radovanovic ed Hetemaj che risultano un po’ adattati. Ciò che conta sono adesso però i risultati con i quali Maran sta risollevando letteralmente il suo Chievo, che ad oggi rischia poco ed appare molto solido.

I PRECEDENTI – Sono cinque gli incroci tra Rolando Maran e la Lazio, tutti alla guida del Catania, quattro in Serie A e uno solo in Coppa Italia. Il bilancio parla di due vittorie (in casa) del tecnico trentino e tre sconfitte (tutte in trasferta) con 18 gol totali (una media di 3,6 a partita), 9 fatti e 9 subiti. Maran però può vantare un poker rifilato ai biancocelesti nel 2012-13, mentre la sconfitta più pesante è il 3-0 di dei quarti di Coppa Italia, che per la Lazio poi si concluse con il trionfo del 26 maggio. Tra i due tecnici, Maran e Pioli, invece i precedenti in campionato salgono a 9, tra il 2005 e il 2013 e vedono l’attuale allenatore del Chievo in vantaggio sul collega biancoceleste con quattro vittorie a fronte dei tre pareggi e delle due sconfitte (13 gol fatti contro 10). L’ultimo incrocio tra i due è datato 17 febbraio 2013, Catania-Bologna 1-0 con gol di Almiron.

Francesco Iucca

TWITTER: @francescoiucca

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