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Vittoria questa sconosciuta, il peggior poker di Pioli è servito

LAZIONEWS.EU – Petkovic e Ballardini fecero peggio, ma ora il tecnico deve ritrovare la rotta perduta…

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Pubblicato il 22/11 alle 19.54

QUANTO TEMPO… – C’era una volta la Lazio di Pioli. Una squadra votata all’attacco, bella, concreta, divertente e pure appassionante. Sembra un secolo fa, ma sono passati solo pochi mesi dal cammino trionfale culminato nella notte di Napoli, un percorso che ha portato al 3° posto in classifica, valido per la qualificazione al play off di Champions League. Ora la situazione sembra capovolta: Lazio ottava in classifica, con 17 gol fatti e 21 subiti (gli stessi del Verona penultimo). In difesa solamente il Carpi ha fatto peggio ed è il fanalino di coda del campionato.

TREND INVERTITI – Il pareggio contro il Palermo inverte l’ennesimo trend della stagione laziale: dopo l’imbattibilità casalinga (caduta contro il Milan) anche l’allergia al segno X. Sembra una stranezza, ma Pioli sa anche pareggiare, per la gioia dei tanti critici che in queste settimane hanno contestato al tecnico emiliano proprio la mancanza di umiltà e l’incapacità di accontentarsi. Il pareggio non toccava di fatto la Lazio da 16 turni di Serie A, dalla 34° giornata della scorsa stagione, un Atalanta-Lazio terminata 1-1 con la zampata di Parolo a recuperare una gara che sembrava persa. A Bergamo l’ultima volta, verrebbe da dire. Guarda caso, proprio dove in questa stagione è iniziata la nuova crisi della Lazio.

CI RISIAMO – E non è la prima volta. Nella mente dei tifosi è ancora fresco il ricordo del primo psicodramma targato 2015-16. Persa la Supercoppa, ci aveva pensato l’eliminazione dalla Champions League contro il Bayer Leverkusen a tagliare le gambe ai giocatori di Pioli, una squadra che si riteneva invincibile e che tutto ad un tratto, si è ritrovata a riflettere sulle motivazioni di un crollo mentale senza precedenti. Due sconfitte eclatanti contro Chievo e Napoli (rispettivamente 4-0 e 5-0) furono poi la naturale conseguenza di un gruppo in balia degli eventi, ma la voglia di reagire fu allora più forte di tutto e tutti. Con una costante: “il fortino Olimpico”, dove non passava lo straniero e l’aquila volava alta nel cielo. A forza di aggrapparsi all’amuleto però, anche la scaramanzia ha voltato le spalle ai biancocelesti e il Milan di Mihajlovic, dopo 8 vittorie consecutive della Lazio in casa, ha sfatato il tabù espugnando la Capitale. “E’ tornata la crisi” avranno pensato più o meno tutti. Soprattutto perché tre giorni prima le certezze erano già crollate nella Fatal Bergamo, in un mercoledì notte di pioggia e passione. Una bella Lazio nel primo tempo, il vantaggio sancito dalla pennellata di Biglia su punizione, poi il nulla. Inizia lì la striscia negativa, negli spogliatoi dell’Atleti Azzurri d’Italia dove si scrive una nuova e cupa storia: rimonta subita e gara persa, poi altre due sconfitte contro Milan e Roma e il pareggio di oggi contro il Palermo. Pioli non aveva mai fatto così male alla guida del club biancoceleste, registrando la peggior serie di risultati da quando allena nella città eterna.

CAMBIARE ROTTA – Per trovare una striscia negativa più lunga dobbiamo tornare alla stagione 2013-14, la seconda di Petkovic. Il tecnico di Sarajevo, poco prima del suo esonero collezionò due punti in 5 gare (dall’11° alla 15° giornata): sconfitta contro il Genoa, due pari contro Parma e Sampdoria e il doppio ko con Napoli e Torino. Ballardini, tecnico che oggi ha fermato la Lazio sul pari, detiene addirittura il record negativo. Correva l’anno 2009-10 e il ravennate non trovò la vittoria per 13 giornate, portando la Lazio ad un passo dalla retrocessione, mentre appena due anni prima Delio Rossi ne vinse una nelle prime sette, e dalla 30° alla 37° giornata portò a casa appena 3 punti in classifica. Le tre stagioni sopra menzionate vennero tutte dopo annate trionfali, in cui la Lazio conquistò coppe e qualificazione in Champions League. Pioli dovrà combattere anche contro queste inquietudini del passato, ma è ancora in tempo per aggiustare il tiro e cambiare rotta. Deve farlo in fretta, perché le concorrenti stanno già correndo con le vele spiegate verso i piani alti della classifica.

Giorgio Marota
TWITTER: @GiorgioMarota

 

 

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