De Rossi: “Conte significa equilibrio e organizzazione”

Pubblicato 
lunedì, 20/06/2016
Di
Redazione
Tempo di lettura: 4 minuti

EURO 2016 – Nel ritiro di Montpellier, De Rossi è intervenuto in conferenza stampa. Di seguito le sue dichiarazioni:

Mercoledì è una partita inutile contro l’Irlanda. Chi preferiresti incontrare lunedì?
“Partita inutile è sbagliato da dire. Arriveremo primi, ma la partita è importante. Non pensiamo a chi incontreremo negli ottavi. Dobbiamo pensare a questa partita. Chi gioca non lo sappiamo, ma è importante concludere il girone con 9 punti. Per noi che abbiamo giocato tanto è importante che si sentano partecipi tutti quanti”.

Vi siete stancati di essere considerati solo aggressivi e non talentuosi?
“Bisogna avere un equilibrio nel giudicare, non abbiamo quell’individualità che ruba l’occhio comeHazard o Ibrahimovic, abbiamo altre caratteristiche che tante altre squadre non hanno. Grossa compattezza, un grande gruppo sia emotivo che nei ricambi. Molti hanno delle stelle poi il balzo tra quello e la sua riserva è molto alto. C’è equilibrio tra chi gioca e chi subentra. Inizialmente è stata una cosa non troppo negativa che le luci non fossero puntate su di noi”.

Sulla Raggi, nuovo sindaco di Roma:
“Non ero sorpreso, era nell’aria, in bocca al lupo. Lì abbiamo bisogno di un cambio radicale, di una ventata d’ottimismo, le macerie sono pesanti da smaltire. Roma ha necessità di, forse una rinascita non è giusto, una risalita rapida. Vivendo in centro storico l’ho capito più di quando ero in periferia”.

Su Conte:
“Quando parlavo delle nostre qualità mi sarei spostato su di lui, perché significa equilibrio e organizzazione, cosa che poi in campo pesa più di un giocatore pronto nell’uno contro uno, a fare rovesciate oppure gol. È un vantaggio rispetto alle nazionali. Non sentiamo nostalgia anzi, è abbastanza presente come figura. Non ci interessa di ciò che sarà il suo futuro, lo sappiamo ancor prima dell’inizio di questa avventura. Non è un tecnico che poteva rimanere molti anni in Nazionale, è un animale da campo, sarei stato sorpreso del contrario. Io sono un giocatore forte ma le stelle sono altre, anche il palmares parla per una stella. I gol di Messi, visti in tutto il mondo, se lo sono anche meritati. Quando lo facciamo io oppure Eder se ne parla, ma gli altri è giusto che abbiano un credito diverso”.

Sulla preparazione e i cambi:
“Quando ho parlato a Coverciano questo mini ritiro era già abbastanza chiaro, si vedevano già i frutti, la stanchezza che poi avremmo smaltito. Si stanno raccogliendo ora, nei secondi tempi abbiamo corso molto. La seconda partita era più difficile, era molto caldo. Nel secondo tempo abbiamo mantenuto un livello di aggressività molto alto. I cambi sono decisioni dell’allenatore, non è se un discorso tattico o tecnico, in entrambe non ho chiesto nulla. Capisco che ci sono giocatori forti in panchina che possono dare il loro contributo. Ci atteniamo a rispettare le scelte”.

Sulla rinascita psicologica in Nazionale:
“Che passeggiavo e che fossi fuori dai piani di Conte e della Roma non era vero, ero solo infortunato. Non ho giocato, il fatto di essere fuori dai pensieri dell’allenatore può darsi che sia perché ero stirato, due volte in un anno. Il cambio di valutazione è dovuta ai risultati, tutti quanti facciamo belle prestazioni. Solo questo, ho passato periodi dove ho giocato molto peggio di quest’anno, ho fatto ottime partite. Ne ho saltate alcune perché la mia squadra fortunatamente vinceva. A Roma spesso dicono “è fatta, ce lo siamo tolti di torno”, quando la Roma vince senza di me. Solo che non è bello, non è la realtà”.

Sull’Irlanda:
“Potrebbe essere un problema che loro abbiano motivazioni e noi un po’ meno. Sono conosciuti come squadra che ha tempra, che dà tutto. Nel 2012 non avevano niente da vincere, gli stessi tifosi hanno tifato novanta minuti. Daranno ancora di più e non possiamo farci trovare impreparati. Non vogliamo fare regali. Non ho visto la gara contro la Svezia, abbiamo seguito qualche spezzone video. Hanno fatto abbastanza bene nella prima partita, nella seconda fino al loro gol. C’è un attaccante molto forte e veloce, squadra molto fisica”.

Sulla difesa dell’Italia:
“Credo sia il reparto migliore del mondo, insieme a Buffon. Il più omogeneo, i giocatori più complementari che possiamo trovare nel panorama calcistico mondiale, presi uno a uno sono eccezionali, sono contagiati da una mentalità trascinante per noi giocatori, anche per chi ce l’ha già di suo. C’è poco da dire, faccio il mio ruolo da mediano per le mie caratteristiche. Non sono né PirloIniesta anche se mi marcano a uomo novanta minuti, forse mi hanno scambiato per qualcun altro. So di avere doti tattiche difensive, cerco di far arrivare meno palloni possibili a una difesa che saprebbe sbrigarsela da sola. Il lavoro è poi di squadra, ma dovendo isolare i reparti loro sono fenomenali”.

Sul rapporto con Roma:
“È ottimo, non c’è malinconia né piaggeria, non c’è richiesta di aiuto. Sto benissimo, l’età mi ha aiutato a valutare critiche e giudizi, l’esperienza, con grande umiltà, mi ha anche insegnato che chi ti giudica non sa nemmeno di cosa sta parlando, non riconoscerebbe un pallone di calcio da una noce di cocco. A volte non è cattiveria, è proprio incompetenza e penso di stare anche abbastanza simpatico alla maggior parte dei giornalisti, non posso attaccarmi a quella che è solo una parte della verità. Il fatto che non sia mai stato uno che si cerca di vendersi in una certa maniera dietro le quinte. Non sempre c’è la capacità di analizzare la situazione, un’annata o un infortunio. Bisogna essere rispettosi, come diceAdani. Ci sono ore e ore di lavoro, di sudore, sparare un giudizio su un calciatore. Se mai dovessi fare questo lavoro non mi dimenticherò mai queste parole”.

L’Italia è diventata una delle favorite? Roy Keane ha detto di essere colpito dal gioco dell’italia…
“Diciamo che Germania e Spagna li ricordiamo come vincenti perché li abbiamo visti, è un po’ presto. Siamo passati da grande sfiducia a mire molto alte, noi non vogliamo scaricarci di pressione o responsabilità, bisogna essere realisti. Un Keane che ha fatto dell’agonismo e dell’intensità alcune delle armi migliori si può innamorare in una squadra come la nostra. Gli esteti tendono a rispecchiarsi nella Spagna. Bisogna vincere per essere ricordati, lo stesso Leicester se non avesse vinto lo avremmo ricordato per un paio di anni e poi dimenticato più velocemente di quello che sarà. La vittoria finale fa molta differenza”.

Contento per la vittoria della Raggi?
“Siamo nel 2016, non ci dovrebbero essere distinzioni. Ora c’è un cambiamento perché il partito ha quattro o cinque anni di vita. Non sono un politico, non ho le competenze per dare dei consigli per dire quello che deve fare oppure no. Io sono tifoso del sindaco, qualunque schieramento ne faccia parte. Non è una gara di calcio, ha vinto chi ha vinto, dare una mano ed essere collaborativi”.

R.C

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