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ESCLUSIVA LN, A. Filippini: “I tifosi della Lazio li porto nel cuore, la corsa Champions si deciderà all’ultimo. Kessiè-Bakayoko? Prima di agire meglio pensare…”

INTERVISTA ESCLUSIVA ANTONIO FILIPPINI – Una sola stagione a Roma è stata sufficiente ad Antonio Filippini per lasciare un ricordo positivo a tutti i tifosi della Lazio. Acquistato in prestito dal…

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INTERVISTA ESCLUSIVA ANTONIO FILIPPINI – Una sola stagione a Roma è stata sufficiente ad Antonio Filippini per lasciare un ricordo positivo a tutti i tifosi della Lazio. Preso in prestito dal Palermo nell’estate del 2004, l’ex centrocampista arrivò nella capitale insieme al gemello, Emanuele, e visse un campionato da protagonista nella squadra di mister Papadopulo. 42 presenze, 4 gol e soprattutto la vittoria nello storico derby del 6 gennaio 2005 (Lazio-Roma 3-1). Sono questi i numeri del folletto bresciano che la redazione di lazionews.eu ha contattato in esclusiva per rivivere con lui un tuffo nel recente passato biancoceleste ed avere altresì un’analisi autorevole del momento attuale della squadra di Inzaghi.

Antonio, una sola stagione alla Lazio ma ricca di soddisfazioni: il derby, la salvezza dopo un anno difficile. Che ricordi porti con te di quell’anno?
“Ho vissuto un solo anno alla Lazio ma è stato molto intenso e ricco di emozioni. Io e mio fratello, Emanuele, eravamo in prestito, ma abbiamo giocato tutta la stagione per essere riconfermati. Tra i ricordi più belli c’è sicuramente il mio gol all’Inter, fu una tripla soddisfazione: segnare, farlo a una grande squadra come i nerazzurri e poi su assist di Emanuele. Furono tre emozioni in una, ci voleva la vittoria a coronare una giornata perfetta ma purtroppo Cruz pareggiò nel finale”.

Sei diventato subito un idolo per i tifosi: saresti voluto rimanere più a lungo?
“Alla fine dell’anno il rinnovo non arrivò, nonostante a Lotito piacessimo molto. Non so cosa sia successo di preciso: sarei rimasto volentieri a giocare nella Lazio e a vivere a Roma, una città fantastica. Con i tifosi mi sono trovato bene sin dal primo giorno: una piazza caldissima, la Curva Nord è davvero il dodicesimo uomo in campo. Sarei rimasto anche per l’affetto e l’amore di tutti i tifosi laziali, purtroppo andò diversamente ma il loro ricordo è rimasto nel cuore”.

Nella rosa di quella Lazio c’era anche Simone Inzaghi: che rapporto avevi con lui e che giudizio ne dai nella sua nuova veste da allenatore?
“Il rapporto era buono, era difficile non andare d’accordo con un ragazzo come lui. Simpatico, intelligente, sempre concentrato, dava il meglio di sé in ogni allenamento: aveva i movimenti da vera prima punta, era un piacere giocarci insieme. Mi aspettavo facesse bene anche nella veste di allenatore: sia lui che Pippo sono appassionatissimi di calcio, conoscono tutte le categorie. Già quando giocavano si informavano su tutto, dalle giovanili in su, da sempre sono attratti dalla tattica”.

Molti tifosi vorrebbero Simone sulla panchina della Lazio ancora per diversi anni: è possibile una favola Inzaghi stile Ferguson al Manchester United?
“Simone merita il successo che sta vivendo con la Lazio e ha tutte le carte in regola per rimanere protagonista sulla panchina biancoceleste ancora per molto tempo. Se farà bene e sposerà i progetti della società non vedo ostacoli alla sua permanenza”.

Progetti societari che, in questo momento, mirano alla qualificazione in Champions League. Quattro squadre in tre punti: la Lazio può crederci?
“E’ ancora lunga la strada, sicuramente per crederci ancora la Lazio dovrà vincere sabato la sfida casalinga contro il Chievo. Il prossimo turno, sulla carta, è favorevole ai biancocelesti che potrebbero accorciare ulteriormente sulle squadre che la precedono e scavalcarne, magari, altre. Dopo ci saranno altre partite più difficili per tutte, chi sbaglierà meno andrà in Champions. La qualificazione si deciderà all’ultima giornata, mi auguro che la Lazio possa centrare finalmente questo obiettivo”.

La scorsa settimana si è giocato lo scontro diretto tra Milan e Lazio: come giudichi quanto accaduto nel post-partita e il caso Kessié-Bakayoko?
“Secondo me non c’è stata malizia nel loro gesto ma in alcuni casi prima di agire sarebbe meglio pensarci un attimo”.

Se fosse capitato a te quanto accorso ad Acerbi come avresti reagito?
“Per come sono fatto io te lo dico onestamente: ci avrei fatto una risata sopra. Vivo lo sport nello stile americano: in tutto quello che accade intorno non vedo mai malizia. Fa parte dello spettacolo e alcune volte si alzano troppo i toni: fosse capitato a me avrei cercato di sdrammatizzare, l’importante è che si rimanga entro certi limiti. Un po’ come un attaccante che segna contro una sua ex squadra: per me deve esultare, fa parte di questo sport. Il calcio deve essere divertente e non standardizzato”.

I tifosi della Lazio, quest’anno, esultano poco: la squadra segna pochi gol. Come mai queste difficoltà sotto porta? Tutta colpa di Immobile?
“Immobile lo scorso anno è stato capocannoniere della Serie A grazie anche al supporto della squadra: Ciro è un ottimo giocatore, diventa ancora meglio se i compagni lo assistono. In questa stagione sia Milinkovic che Luis Alberto non hanno girato bene come in passato e a Immobile arrivano meno palloni. Quando un bomber diventa capocannoniere è per meriti della squadra, quando non segna è per demeriti sempre della squadra”.

Sabato arriva il Chievo: quali le insidie di una partita sulla carta scontata?
“Quando si gioca per vincere a tutti i costi la tensione si alza sempre mentre dall’altra parte ci sarà la testa sgombra da ogni pensiero. Questa potrebbe essere l’unica difficoltà della Lazio: qualora non dovesse sbloccare subito il match potrebbe aumentare il nervosismo”.

Per una squadra già retrocessa un’altra potrebbe presto salire in A: il “tuo” Brescia! La società manca nella massima serie dal 2005, c’è entusiasmo in città?
“A Brescia c’è tanto entusiasmo: ultimamente è successo di tutto, dal ripescaggio in Serie B dopo il fallimento del Vicenza alla salvezza ottenuta all’ultima giornata. Quest’anno si pensava di fare un campionato da metà classifica e invece si è primi giocando un bel calcio. A Verona più di 2000 tifosi hanno seguito la squadra in trasferta e l’ultima vittoria con il Livorno ha confermato che il traguardo è vicino. Sarà, però, ancora dura: Lecce e Palermo non mollano ma la Serie A dista appena due-tre vittorie”.

Tra i giocatori più rappresentativi di questo Brescia c’è Tonali: il futuro Pirlo?
“E’ un ottimo giocatore, è un 2000 e sta facendo un campionato fenomenale. Lo paragonano a Pirlo ma come caratteristiche, per me, è più vicino a Leiva: Andrea sotto l’aspetto tecnico era molto più forte, Tonali come Lucas è più incontrista. Contrasta, fa gioco, vedremo in Serie A come approccerà”.

Cosa c’è nel futuro di Antonio Filippini?
“Ho allenato per tre anni le giovanili del Brescia, poi ho guidato le prime squadre di Lumezzane e Trento in Serie C. Ho iniziato questa carriera, mi piace fare l’allenatore e spero di trovare una panchina per la prossima stagione. Mio fratello Emanuele è vice allenatore della Nazionale U17, abbiamo intrapreso questa strada e vorremmo vivere un’esperienza insieme. I primi gemelli ad allenare una squadra insieme: un sogno per entrambi che speriamo possa presto diventare realtà”.

Intervista a cura di Marco Barbaliscia

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