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Fiorisce la LAZIO sul muro difensivo

LAZIONEWS.EU – Sono 6 i gol incassatti in 8 gare, solo 3 in 6 partite se si esclude la parentesi Coppa Italia. La fase difensiva, in crisi nera con Petkovic, è tornata ad essere decisiva…

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LAZIONEWS.EU – È una Lazio viva quella che viene fuori dal trappolone derby, non quella squadra inerme e inerte di qualche tempo fa. Il lavoro mentale di recupero dell’autostima, prima missione di Reja, è pienamente svolto. La sicurezza mentale, quella spinta in più che permette a quegli uomini (si tende sempre a dimenticare che non sono solo calciatori) di recuperare fiducia e credere in se stessi è nata da ritrovate certezze, come la fase difensiva. Inutile nasconderlo, se un giocatore sa che alle sue spalle c’è una “Linea Maginot” è più sereno e riesce a trovare quel coraggio necessario a spingersi in avanti per cambiare le gare. Reja è partito da quello. La prima  gara della sua gestione è stata la vittoria, forse un po’ immeritata, per 1-0 contro l’Inter. La seconda un pareggio d’oro a Bologna, aureo solo perché alla casella dei gol subiti compariva ancora lo zero. Poi la prima rete subita in Coppa Italia, ma il passaggio del turno ha dato coraggio alla Lazio. Forse anche troppo perché a Udine ha subito due reti, ma quella parabola di Hernanes ha fatto dimenticare tutto. L’incubo” Juventus, la squadra di “marziani”, è stata fermato sul 1-1.  Vero che i bianconeri hanno giocato in dieci circa 60 minuti di gara, ma quel palo di Keita e la traversa di Klose hanno dato ancora più sicurezza. Piccolo passo falso a Napoli in Coppa Italia e poi la grandissima iniezione di autostima a Verona, uno 0-2 secco, netto, senza subire nessuna vera conclusione in porta. E ieri il derby: ancora zero gol subiti contro una “Grande” del campionato. Sono 6 i gol incassatti in 8 gare, solo 3 in 6 partite se si esclude la parentesi Coppa Italia. Dalla ritrovata impermeabilità della difesa è fiorita la nuova Lazio, quella a quattro punti dall’Europa League.

 

LA CADUTA DEGLI DEI – Il 26 maggio rimarrà sempre nella storia della Lazio e della Roma. Ma quella partita, quella vittoria di cuore, è stata la droga che ha narcotizzato gli occhi dei tifosi e anche dei calciatori. Perché una squadra che mette insieme 20 punti in 17 gare non è definibile “in salute”, soprattutto se 9 di questi punti sono arrivati nelle ultime quattro giornate del campionato 2012-13, contro squadre che non avevano più obiettivi da raggiungere. In quel girone di ritorno la Lazio ha subito 21 reti e la permeabilità difensiva è esplosa nel doppio poker che la Juventus gli ha rifilato tra Supercoppa e campionato, a distanza di 15 giorni, in questo inizio di stagione. Il fumo negli occhi è rimasto tra la vittoria contro il Chievo e quella casalinga contro l’Udinese, ma il doloroso 2-0 contro la Roma ha risvegliato tutto l’ambiente. Da lì la crisi si è palesata in modo inequivocabile e i numeri sono una condanna senza appelli: 20 punti in 17 gare e una difesa che lentamente si è sciolta sempre più arrivando a subire 26 reti. Un’enormità. Inevitabile che i biancocelesti abbiano smesso di crederci, perché il sentirsi ed essere così vulnerabili non aiuta nessuno. Una squadra che ha sempre costruito le sue migliori stagioni sulla forza difensiva come può trarre sicurezza e linfa vitale dal suo miglior pregio diventato improvvisamente il più grande difetto? Serviva una svolta, una scossa e Reja l’ha portata.

 

QUALCOSA E’ CAMBIATO – Ed ecco che si riallacciano i fili: con Reja timoniere si lavora sulla difesa, il resto verrà dopo. “Abbiamo ritrovato fiducia e la difesa non subisce più reti”. Le parole di Ledesma, Gonzalez e Biava al termine delle ultime gare vertono sempre su questo punto. E proprio dalla corsa del “Tata”, dalla rinascita di Ledesma, posizionato sempre perfettamente sulla linea dei passaggi degli avversari, dal ritrovato senso dell’anticipo di Biava e dalla fisicità imponente di Dias, Reja ha scolpito in granito la difesa della Lazio. Ma è più corretto parlare di fase difensiva. “Keita ha grandissima qualità ma oggi (parole di Reja nel dopo-gara di Chievo-Lazio ndr.) va applaudito soprattutto per quanto ha lavorato per la squadra in fase difensiva”. E allora è questa la svolta: il sacrificio che tutti attuano per la squadra. Il nucleo di questo cambiamento sta nell’approccio della gara nelle due fasi con tutta la mediana e anche gli attaccanti esterni che ripiegano in fase difensiva per aiutare la squadra. Ieri la Roma ha provato più volte a sfondare in area di rigore, ma la maggior parte delle volte si è trovata davanti a sé un muro biancoceleste che non dava spazi. Così è stato ingabbiato Gervinho, così sono state ridotti al lumicino le conclusioni dalla distanza di un tiratore eccelso come Strootman. E poi l’ultimo ostacolo si chiama Berisha che sta continuando a inanellare prestazioni di grande affidabilità. Il portiere albanese è freddo come il ghiaccio e trasmette anche lui una bella fetta di serenità. “Ora c’è da migliorare in fase di non possesso palla, nella costruzione del gioco e nelle ripartenze”. Parola di Gonzalez e nuova missione per Reja o forse più per Bollini: dopo aver curato la testa e la fase difensiva, ora l’attenzione passa a quella offensiva. Perché l’obiettivo Europa, prima sfocato nella nebbia, ora è chiaro, sotto gli occhi di tutti.

Carmine Errico
Twitter: @carmineerrico

 


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