Nazionale, dai Campioni d'Italia a Nedved, fino al Mancio: tutte le Aquile che hanno lasciato il segno

Pubblicato 
mercoledì, 14/11/2018
Di
Redazione Lazionews.eu
Tempo di lettura: 3 minuti

LAZIO NAZIONALI STORIA - Nella storia, sono 47 i calciatori della Prima Squadra della Capitale ad aver vestito la maglia azzurra, per un totale di 431 presenze. Ma chi, davvero, anche in patria ha lasciato il segno? 5 i laziali campioni del Mondo, tanti quelli che nelle rispettive Nazionali sono considerati eroi senza tempo. Dagli anni '30 ad oggi, ecco tutti i biancocelesti che meritano di essere ricordati.

CAMPIONI DEL MONDO - La Lazio può vantare 5 Campioni del Mondo che hanno indossato fieramente la maglia biancoceleste diventando grandi anche in Nazionale. I primi sono l'oriundo Anfilogino Guarisi e bomber Silvio Piola, campioni nel '34 e nel '38. Poi il lungo digiuno, interrotto dall’Italia nel 2006: la Lazio fu rappresentata da Massimo Oddo e Angelo Peruzzi in quella che fu l'impresa di Berlino. L’ex difensore vanta 5 anni di Lazio, con 172 gettoni e 17 gol, mentre Angelo, attuale club manager biancoceleste, ne vanta 7 con 226 presenze. Infine c'è lui, il Panzer Miro Klose, l’uomo che ha segnato più gol ai Mondiali (16): ha vinto nel 2014 con la sua Germania. 5 anni di Lazio, 171 presenze e 63 gol.

CAMPIONI D'ITALIA E NON SOLO -  Nel 1974 la Nazionale contava tre campioni d’Italia quali Chinaglia, Re Cecconi e Wilson. Nel 1978, invece, Manfredonia è stato l'unico rappresentante laziale nella compagine azzurra. Negli anni ’90, Casiraghi, Di Matteo, Marchegiani e Signori sono stati chiamati a far parte della spedizione ai Mondiali statunitensi del 1994. Due anni dopo, per gli Europei del 1996, la prima convocazione per Nesta: proprio lui è stato un punto di riferimento della Nazionale, diventando il laziale più presente di sempre con 47 partite disputate durante la sua esperienza nella Prima Squadra della Capitale. The last bu not the least Christian Vieri: l'ex biancoceleste (1998-1999), vanta 74 presenze in azzurro e ben 35 reti.

ICONE MONDIALI - Indimenticabili le loro gesta in biancoceleste, idoli indiscussi anche in Nazionale. Sono tanti i nomi che hanno costellato la storia della Lazio e che hanno reso onore in patria: primo fra tutti Pavel Nedved. Alla Lazio dal '96 al 2001, segna 91 presenze con la Repubblica Ceca, 18 reti e un secondo posto agli Europei del '96. Subito dopo gli argentini Crespo (64 presenze e 35 gol), Veron (72 presenze) ed Almeyda (39 presenze): i campioni che hanno acceso i cuori dei tifosi in Italia non riusciranno mai a diventare campioni del Mondo con l'Albiceleste. Nel cuore di ogni laziale che si rispetti c'è, ovviamente, Ruben Sosa: l'uruguaiano vincitore di due Coppe America, ha giocato in Nazionale dal 1984 al '95 segnando 19 gol in 46 presenze. Dal Portogallo riecheggia il nome di Conceicao: l'ex centrocampista ha disputato 56 gare in patria, segnando 12 gol. Un altro indimenticabile centrocampista biancoceleste è Jugovic, che dal '91 al 2002 ha firmato 41 presenze ed un gol con la Jugoslavia. Infine il folle, amato e osannato Paul Gascoigne: alla Lazio dal '92 al '95, con i Leoni parte dall'Under 21 fino ad arrivare alla Nazionale maggiore. 57 presenze e 10 gol: rimarrà storico il suo pianto nella semifinale contro la Germania Ovest nel '90, dopo aver preso un cartellino giallo che gli avrebbe impedito di giocare per squalifica la partita successiva.

IL MANCIO, DAL CAMPO ALLA PANCHINA - Un ex laziale alla guida della Nazionale. In biancoceleste dal '97 al 2000, percorre i primi passi in Azzurro nella Nazionale Under-21 con cui totalizza 26 presenze, mettendo a segno 9 reti. Il debutto con la Nazionale maggiore avviene durante la gestione di Enzo Bearzot quando Roberto aveva solo 19 anni.  L'ultima delle sue 36 partite sarà un'amichevole contro la Germania del 23 marzo 1994. Finita la carriera sul campo,  Mancini allena i biancocelesti nella stagione 2000-2001 e nel 2002-2004, prima della parentesi a Milano e le esperienze all'estero. Poi nel 2018 il ritorno in Italia, come ct della Nazionale nella difficile fase del post-Ventura. 

Michela Santoboni

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