PETKOVIC: "Due anni intensi alla Lazio. In Italia ho imparato tanto"

Pubblicato 
venerdì, 28/03/2014
Di
Redazione
Tempo di lettura: 3 minuti

petkovic sampdoria lazio

 

NOTIZIE SS LAZIO - "Se mi pesa stare fermo? Mi fa bene recuperare in questo periodo, soprattutto perché gli ultimi anni a Roma sono stati molto intensi. Nella scorsa stagione abbiamo disputato 57 partite ufficiali, in questa stagione 30. Ho anche il tempo di parlare con altri allenatore della nazionali. E' arrivato il momento di trovare il mio stile per poter allenare una squadra nazionale". L'ex tecnico biancoceleste Vladimir Petkovic è tornato a parlare della sua  esperienza alla LAZIO  al sito aargauerzeitung.ch, commentando anche il suo futuro incarico come commissario tecnico della Nazionale Svizzera.

Stai già studiando la nazionale Svizzera?
"Ho molto tempo per guardare le partite, a volte in tv, altre allo stadio. Attendo con andia il primo luglio, quando inizierò il mio nuovo incarico a pieno regime. Sono consapevole del fatto che allenare un club e allenare una nazionale sono due cose del tutto diverse".

Hai già parlato con i giocatori?
"No, li voglio lasciare tranquilli, prima del Mondiale non voglio disturbarli. Capisco che il tempo dopo la Coppa del Mondo sarà poco, perché la maggior parte dei giocatori sarà in vacanza fino a metà agosto, con il campionato svizzero che inizierà a luglio e le qualificazioni per l'Europeo già fissate per settembre".

Quale periodo ha avuto il maggior impatto sulla tua carriera?
"Sono stato fortunato a fare piccoli passi alla volta nella mia carriera, dalla 1° Divisione fino alla Serie A. Dal Malcantone Agno, al Bellinzona, fino ad arrivare alla Lazio. In Turchia e in Italia ho imparato molte cose anche fuori dal campo, che era importante per lo sviluppo personale. Molti aspetti extra calcistici sono importanti per far bene, hanno un grande impatto sui risultati. Chi non ne tiene conto fallisce".

Come successore di Ottmar Hitzfeld ti senti già sotto pressione?
"Dal primo giorno della mia carriere un allenatore è sotto pressione. Quando sono arrivato a Roma erano tutti preoccupati sulla pressione che avrei potuto sentire. Cancellare l'eredità di un grande allenatore come Hitzfeld non è facile, ma la Svizzera ha giocato molto bene negli ultimi anni. Sono convinto che ha l'opportunità di migliorare ulteriormente e io darò il mio contributo".

Quali cambiamenti vuoi adottare?
"Visto il poco tempo a disposizione, non voglio stravolgere il modo di giocare della squadra, trasferendo poche idee alla volta. Naturalmente ho le mie idee, le mie convinzioni, ma non c'è ragione di fare le cose di fretta. Questo è il punto di partenza da cui voglio partire. Penso che la Svizzera farà bene in Brasile, in modo da avere grande fiducia per gli Europei".

Qualche giocatore lascerà la nazionale dopo la Coppa del Mondo?
"Ho una lista molto lunga di giocatori, penso che ci siano davvero pochi problemi. Sono quasi tutti sotto i 30 anni e hanno l'opportunità di migliorare".

Perché avevi voglia di tornare in Svizzera?
"Non è facile da spiegare. Sono molto orgoglioso di questo lavoro, significa molto per la mia carriera. Quando mi è arrivata l'offerta non potevo rifiutare. Abbiamo parlato un paio di volte, dopodiché tutto è stato chiaro".

La Federazione avrebbe voluto continuare con Hitzfeld, poi è ricaduta su Marcel Koller. Ti senti una seconda o addirittura una terza scelta?
"No, ho letto queste cose solo sui giornali, ma in quel momento non avrei mai pensato che avrei potuto allenare la Svizzera. Ci sono molte strade nel calcio, adesso ho davanti a me questo percorso che mi rende orgoglioso".

Come pensi di vivere la Coppa del Mondo?
"E' chiaro che il mio mandato inizierà solo dal 1° Luglio. Io resterò da parte, non voglio interferire. Non andrò in Brasile e guarderò le partite solamente in televisione. Non voglio creare polemiche".

Hai mai parlato con Ottmar Hitzfeld?
"Si, è una persona accogliente, è stato un incontro casuale. Penso che un allenatore non debba sapere tutto, ma imparare cose nuove".

Cosa volevi sapere da Hitzfeld?
"Si trattava di sapere come si allena una Nazionale, dove si hanno i problemi all'inizio. Della squadra non abbiamo parlato, c'è un sacco di tempo al primo luglio. Già conosco molti giocatori".

Qual è la più grande forza del calcio svizzero?
"Ha una chiara leadership, una scuola riconoscibile e c'è un corretto sviluppo dei giovani. Lavorare con i giovani è eccezionale. Si può notare dal fatto che molti di loro attualmente si stanno muovendo all'estero. Saranno molto affamati in futuro. Questo è importante!".

Qual è la tua filosofia di gioco?
"Voglio un gioco organizzato, aggressivo, offensivo. Dobbiamo giocare meglio degli avversari, giocare sempre per vincere".

Qual è il tuo sistema di gioco preferito?
"Nella mia carriera ho utilizzato molti schemi. Non sono importanti i sistemi di gioco, ma i principi. E' meno importante giocare a tre o a quattro difensori piuttosto del modo in cui gioca la squadra. Voglio vedere compattezza, aggressività, dinamismo".

 


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