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Epifania da sogno. Filippini: “Vittoria indimenticabile, Di Canio ci caricò come molle”

ESCLUSIVA LAZIONEWS.EU – Il mio derby, Filippini racconta quello del 6 gennaio 2005…

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Pubblicato il 2/11 alle 16.30

ESCLUSIVA LAZIONEWS.EU – Se si dovesse cercare un’analogia calcistica alla storia di Davide contro Golia non potrebbe non venire in mente il derby del 6 gennaio 2005: un’Epifania che nessun tifoso biancoceleste può dimenticare. Da una parte una Lazio che appena qualche mese prima aveva rischiato il fallimento ed era appena risorta dalle proprie ceneri, dall’altra la Roma di Del Neri, costruita per competere per le zone nobili della classifica (anche se poi la storia di quel campionato dirà tutt’altro…): i favori del pronostico, come è facile intuire, erano tutti a favore dei giallorossi. Non solo: a Formello era stata appena cambiata la guida tecnica, con l’esperto Giuseppe Papadopulo che prese il posto di Mimmo Caso.

L’impresa era di quelle impossibili e per centrare la vittoria era necessario gettare il cuore oltre l’ostacolo, dando tutto in campo per la maglia. Per Antonio Filippini, però, si trattava solamente di fare quello che faceva ogni domenica sul campo: lui, così come il fratello Emanuele, è riuscito ad entrare nel cuore dei tifosi proprio grazie a grinta e furore, andando a rappresentare l’incarnazione perfetta del “Non mollare mai!”, il motto che accompagna le lotte dei biancocelesti. Alla fine è arrivata una vittoria tanto sofferta, quanto meritata, impreziosita dalla rete di Paolo Di Canio e dall’esultanza sotto la Sud, praticamente un deja-vù lungo sedici anni per i tifosi rivali. Una notte magica che lo stesso ex numero 7 laziale ricorda ai microfoni di Lazionews.eu“Prima di giocare quel derby eravamo molto preoccupati perché ci mancavano molti giocatori e quelli che c’erano dovevano giocare anche in posizioni diverse dalle loro caratteristiche tecniche (Giannichedda dovette giocare difensore centrale al fianco di Talamonti, mentre il fratello Emanuele venne schierato terzino sinistro, ndr)”. Ma in palio non c’erano solamente i tre punti, ma anche l’onore e la supremazia cittadina e serviva qualcuno di ‘interno’ che lo facesse capire ai ‘forestieri’: Di Canio ha stimolato per una settimana intera tutta la squadra, raccontandoci aneddoti in campo e fuori di cosa significasse il derby a Roma e direi che ci aveva caricato come delle molle! Ricordo che la voglia di giocarlo era più forte della paura di perderlo, per cui sono sceso in campo più concentrato che mai! Ad ogni palla giocata, rubata o contrastata i tifosi si facevano sentire sia da una parte che dall’altra ed era un’emozione che mi entrava dentro in ogni secondo”. La gara parte subito forte e si dimostra subito maschia: occasioni da una parte e dall’altra, interventi duri, decisi, al limite del rosso. Ne sa qualcosa anche lo stesso Filippini che per poco non si accapiglia con Totti e nella ripresa viene steso al limite dell’area da De Rossi: “Non ricordo se fosse rigore oppure no, ma si poteva anche fischiare…!”. Poi al 29° la magia si realizza: lancio millimetri di Liverani dalla trequarti, destro al velluto di Di Canio e tifosi laziali in visibilio. “Quando ha realizzato la rete del vantaggio – ricorda Antonio Filippini – ho sentito un vero boato ed un colpo al cuore perché da lì in poi abbiamo capito che il derby poteva essere nostro perché eravamo fortemente in partita e volevamo la vittoria a tutti i costi“. Ed andò esattamente così. Nemmeno la rete del momentaneo pareggio di Cassano a metà ripresa riuscì a scalfire la carica delle Aquile: appena sei minuti dopo Cesar indovina un diagonale mancino di rara precisione, poi ci pensa Rocchi a chiudere il match a cinque dal termine.

Tripudio all’Olimpico: dolci meritati per i “piccoli” biancocelesti, soltanto carbone amaro la Roma “Golia”. E al triplice fischio la convinzione di aver centrato una vittoria fondamentale, di aver scritto una pagina importante della storia delle stracittadine romane, di aver inciso i propri nomi tra le leggende capitoline: E’ stata una delle tre partite più importanti della mia carriera, non la dimenticherò mai! A fine partita sembrava avessimo vinto la Champions League – conclude Filippini – e la festa continuò anche il giorno dopo a Formello, uno spettacolo!”. Non serve aggiungere altro.

Daniele Gargiulo

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