ESCLUSIVE
PANCARO avvisa: “LAZIO attenta al MILAN: è un leone ferito”. Poi sulla piazza romana: “Creare un ciclo vincente qui è difficilissimo”
ESCLUSIVA LAZIONEWS.EU. L’ex difensore biancoceleste, che ieri era all’Olimpico per assistere al match col Cagliari, ha aggiunto: “Vittoria meritata. Lazio Klose-dipendente? Solo Messi vince le partite da solo”…
ESCLUSIVA LAZIONEWS.EU – 152 presenze, 5 reti e 7 trofei conquistati in sei anni di militanza alla LAZIO. Giuseppe PANCARO è stato senza dubbio uno dei protagonisti dell’epoca d’oro biancoceleste e ieri è voluto tornare nel suo stadio per riabbracciare i vecchi tifosi. Una visita che è coincisa col ritorno alla vittoria della LAZIO in campionato che ha piegato il CAGLIARI 2-0 grazie alle reti di KLOSE e CANDREVA. Per commentare il match e presentare il prossimo contro il MILAN (altra sua ex squadra), LAZIONEWS.EU lo ha contattatto in esclusiva. Ecco le sue parole:
Quali sono state le emozioni di tornare all’Olimpico?
“Per me è sempre bello tornare allo stadio per vedere la Lazio, soprattutto in un serata come ieri in cui c’erano tantissimi tifosi, la Curva era piena. Fa sempre piacere vedere tanti colori biancazzurri”.
Che partita è stata quella col Cagliari?
“La Lazio aveva assolutamente bisogno di vincere e c’è riuscita. Nel primo tempo ha sofferto un po’ la pressione che c’era alla vigilia della partita, quindi all’inizio era un po’ bloccata ed ha rischiato qualcosina. Nel secondo tempo, dopo il gol di Klose, si è liberata da questa pressione che la opprimeva, ha giocato ed ha iniziato anche ad essere padrona del campo vincendo la partita in modo assolutamente meritato”.
Oggi il suo ex compagno Ballotta ha dichiarato che questa Lazio è troppo Klose-dipendente…
“Non credo. Ormai nel calcio solo Messi, e forse neanche lui, vince le partite da solo. Sicuramente Klose è un grande giocatore, quello deputato a fare gol ma il calcio di oggi si è talmente livellato che un giocatore da solo non fa vincere la partita”.
Nel momento in cui una squadra vive delle difficoltà sul piano psicologico, crede che cambiare allenatore sia produttivo?
“Il cambio dell’allenatore precoce è un malcostume che c’è in Italia. Una società deve cambiare l’allenatore sicuramente nel momento in cui non arrivano i risultati, ma questo dopo un lungo periodo. Bisogna dare tempo all’allenatore che si è scelto di mettere in pratica le sue idee. Non si può metterlo in discussione dopo solo due mesi, altrimenti significa che si è sbagliato qualcosa all’inizio nello sceglierlo”.
Lei ha vissuto la Lazio più vincente della storia biancoceleste. Un ciclo che si è chiuso proprio l’anno dopo la vittoria dello scudetto con l’addio di Eriksson. Quanto è difficile confermarsi a Roma dopo aver raggiunto un traguardo importante?
“E’ difficilissimo perchè, per prima cosa, Roma è una piazza che non è abituata a vincere. Poi è una piazza senza equilibrio perchè ti ama e ti odia nel giro di una settimana. Tutte queste cose fanno si che riuscire a creare un ciclo vincente che duri nel tempo in piazze come Roma è sicuramente più difficile”.
Mercoledì si affrontano due sue ex squadre: LAZIO e MILAN, entrambe che vivono un momento di difficoltà. Che partita sarà?
“Penso che la Lazio, dopo la vittoria di ieri, abbia messo alle spalle questo momento di difficoltà. Guardando la classifica, i biancocelesti sono in linea con i programmi di inizio stagione, ossia giocarsi i due posti per l’Europa League. Si trovano a 4 punti dall’Inter e dalla Fiorentina, è giusto che adesso il momento negativo venga considerato superato. Il Milan invece effettivamente non sta attraversando un bel momento. Però i rossoneri ci hanno abituato a partenze non brillanti ed Allegri riesce sempre a recuperare a fare un bel campionato alla fine. Per quanto riguarda il match penso che sarà una gara bloccata, in quanto stavolta sarà il Milan a subire le pressioni che ieri aveva la Lazio. Però quando affronti una squadra così importante che è ferita può essere doppiamente pericoloso…”.
A parte Klose, c’è un giocatore che potrebbe fare la differenza per la Lazio?
“Io penso che Marchetti sia sempre decisivo”.
Da grande difensore qual’è stato, cosa pensa della difesa biancoceleste? Quale sarebbe il suo quartetto ideale in questa Lazio?
“Tutti i componenti della difesa biancoceleste sono giocatori di valore. La Lazio ha pagato soprattutto i tanti infortuni che ha avuto, per questo Petkovic non è riuscito a trovare una continuità nel suo lavoro per quanto riguarda il reparto. Credo anche che non abbia mai schierato per due partite di fila lo stesso quartetto, quindi penso sia solo un problema di recuperare gli infortunati. Una volta tornate queste pedine, la difesa della Lazio può considerarsi è all’altezza degli altri reparti”.
Qual’è stata la partita più emozionante che ha vissusto con la maglia della Lazio e del Milan?
“Per quanto riguarda la Lazio sicuramente la sfida contro l’Inter finita 2-2 dove misi a segno il gol del definitivo pareggio nell’anno in cui arrivò lo scudetto. Con il Milan invece la partita contro il Brescia al Rigamonti, una gara decisa da un mio colpo di testa e anche qui arrivò lo scudetto a fine anno”.
Ha un ricordo in particolare delle due esperienze?
“Il ricordo che è sempre vivo per quanto riguarda la Lazio è lo stadio in festa, pieno di bandiere biancocelesti. Questo è il ricordo più presente. Anche la finale di Coppa delle Coppe a Birmigham con la curva completamente biancoceleste è un’emozione difficile da dimenticare, così come la festa per lo Scudetto all’Olimpico. Per quanto riguarda il Milan terrò sempre con me l’affetto che i tifosi mi hanno da subito dimostrato”.
Daniele Gargiulo
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