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INTERVISTE

Massimo Maestrelli: “Il mio 12 maggio 1974: la vittoria del primo Scudetto”

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Tempo di ricordi, di rievocazioni e anniversari. Cinquantuno anni fa la Lazio vinceva il suo primo scudetto, battendo il Foggia con un rigore di Chinaglia. Cinquantuno anni esatti dopo, Massimo Maestrelli, figlio del tecnico di allora, Tommaso Maestrelli, ha ripercorso quella giornata in un’intervista ai microfoni di Radiosei.

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L’intervista a Massimo Maestrelli: la Lazio di suo papà e il primo scudetto della storia

“Il 12 maggio 1974 era cominciato con mamma che si svegliava molto presto per prepararci la colazione, come era solita fare. Spesso con lo zabaione sbattuto e il caffé sopra. Ma quel giorno la colazione era molto agitata (ride, ndr). Era la prima volta che Babbo si trovava a preparare una giornata così impegnativa. Lo Scudetto era a un passo, ma ci vuole un attimo a perderlo. C’era la consapevolezza di potercela fare ma anche la paura che qualcosa andasse storto. Babbo aveva l’abitudine di vederci in albergo prima delle partite, poi da lì raggiungevamo lo stadio in pullman. Quel giorno invece aveva la frenesia di vederci. Già mentre andavamo c’erano tante bandiere, un clima bellissimo a partire dall’Aurelia (ride, ndr). Quel giorno i cancelli dello stadio aprivano la mattina, alle 8:30, nonostante la partita fosse il pomeriggio, c’era un traffico incredibile”.

Massimo Maestrelli su quel 12 maggio 1974

“Verso le 11 lui parlò alla squadra facendogli capire che si trattava di una giornata storica, che sarebbe rimasta nel cuore delle gente per anni, che non si trattava solo di vincere uno Scudetto ma di qualcosa di molto più grande. Non si parlò tanto di tattica o di uomini, era come un papà che parla ai figli prima della laurea o del diploma. Più un discorso motivazionale che tecnico. Fu una giornata bellissima che culminò la sera con un pullman per Roma. In albergo ci fu una grande festa, Babbo addirittura con il secchiello dello champagne in testa abbracciato a mamma. Lì ho capito che cos’è la felicità, quella di un uomo che aveva raggiunto un sogno. Vederli tutti insieme è stata una cosa davvero molto bella. Poi verso l’1/1:30 vennero a casa Chinaglia, Wilson e altri, e alle 2 mamma fece una pasta meravigliosa, la più buona del mondo (ride, ndr). Ci alzammo da tavola alle 4 del mattino”.

Massimo Maestrelli sul rigore decisivo di Chinaglia

“Al momento del rigore, ci guardammo tutti in tribuna. Chinaglia non era un rigorista, ma voleva fare gol. Per questo Babbo capì il suo stato d’animo. La paura che potesse sbagliare era tantissima, poi però fece gol e ci abbracciammo tutti, ancora me lo sento adesso. Io e Maurizio di solito gli ultimi minuti li vedevamo dal campo, ma quel giorno ci hanno bloccato perché c’era troppa gente. Babbo alla fine ci ha raggiunto ed era stremato dalla gioia, una cosa difficile da vedere di solito. Vedevo gli occhi che brillavano. Forse ancora non si rendeva conto di quello che era successo, aveva toccato il cielo con un dito”.

Massimo Maestrelli sulla festa negli spogliatoi alla fine della partita

“Non c’era una persona lucida negli spogliatoi dopo una vittoria. Ho visto gli occhi dell’incredulità, quello era un sogno che nessuno aveva mai pensato di raggiungere. Io e Maurizio cercavamo le magliette, ma qualcuna era strappata e qualcuno se l’è tenuta. Volevamo gli scarpini di Chinaglia, ma non era molto convinto (ride, ndr). Anche perché ne aveva solo un paio per giocare. Quell’ora e mezza dentro gli spogliatoi è stata una bolla. Lo Scudetto è difficile da descrivere, c’è un interesse pazzesco ancora oggi, dopo 51 anni. Tutti quelli che hanno visto e letto quella storia sono rimasti a bocca aperta. È una cosa ancora attuale, come se fosse ieri. Ho parlato con tanti tifosi romanisti che mi hanno battuto le mani per quell’impresa. Loro odiavano Chinaglia, ma avrebbero fatto carte false per averlo”.

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