Lulic: "Il 26 maggio non si tocca. Non c'è rivincita"

Pubblicato 
martedì, 31/05/2022
Di
Arianna Botticelli
Tempo di lettura: 2 minuti

LULIC INTERVISTA LAZIO - A distanza di un anno dall'addio alla Lazio, è tornato a parlare Senad Lulic. L'eroe del 26 maggio, tra ricordi e progetti, tra il futuro a Coverciano e la vittoria nella finale di Coppa Italia contro la Roma, ha parlato nella lunga intervista rilasciata a Il Corriere dello Sport anche del doloroso saluto al mondo biancoceleste.

Lazio, l'intervista a Senad Lulic

"Che fine ho fatto? Sto bene, vivo a Coira, faccio il padre h24, mi godo la famiglia, la libertà. Porto i figli a giocare a pallone, mia figlia fa unihockey. Faccio il tassista (risata, ndr). Gli ultimi due anni a Roma non sono stati facili. Futuro? Il 6 giugno inizierò il corso a Coverciano, prenderò il patentino UEFA A, non escludo il resto".

10 anni di Lazio: il commento di Lulic

"Quando torno a Roma sento un amore incredibile ed è la cosa più bella. Mi stimano anche come uomo. Sono orgoglioso dei miei 10 anni laziali. Mi arrivano messaggi, mi sento amato".

L'ultimo dolore: l'infortunio del febbraio 2020

"Non è stato un infortunio, ma un incidente. Tanta gente non lo sa o fa finta. Per fortuna mi è successo a 35 anni. Avevo offerte, ma se avessi continuato avrei avuto bisogno di qualcuno che mi seguisse da mattina a sera. Ai primi di gennaio 2020 mi faceva male la caviglia, a Brescia avevo preso un colpo. Ho continuato a giocare con i dolori, non c’erano tanti cambi. Tutti mi dicevano che sarebbe passato tutto, che la caviglia era solo infiammata. Alla fine
mi sono riposato un anno. Dopo le infiltrazioni mi è venuta un'infezione alla caviglia, colpa di un batterio: lo stafilococco. Mi sono dovuto operare tre volte, una a Roma, due in Svizzera".

L'addio alla Lazio

"Non avevo aspettative però mi aspettavo chiarezza. Pensavo ci saremmo seduti per chiarire cosa fare. Ho provato rabbia, amarezza. Giochi l'ultima col Sassuolo e non sai cosa succederà, se resti o no. A marzo o aprile avrebbero potuto dire: 'Senad, vogliamo ringiovanire'. Non ci sarebbero stati problemi. E' mancata chiarezza. Avrei continuato volentieri, 5 minuti dopo 10 anni potevano trovarsi. Invece sono partito per le vacanze e in vacanza sono rimasto. Tare l'unico a chiamarmi? Il 30 giugno mi ha detto che non avremmo continuato insieme, che avrebbero preso un altro. Se ho resistito a tutto? E alla fine ho preso un bel calcio in ... , neanche un grazie. E' questo che mi dà fastidio. Ho giocato con dolori ovunque. La gente lo vede".

Sul 26 maggio 2013, data che l'ha reso eroe

"Il 26 maggio è e sarà sempre della Lazio e dei laziali. Non si tocca. E non c'è rivincita. Ero uno qualsiasi, sono entrato nel cuore dei tifosi, sono uno di loro. Eroe? E' un po' esagerato. Mi sono reso conto di tutto dopo anni, quanto ti senti parte del Dna dei tifosi. Quel gol è l'immortalità calcistica. Ero al posto giusto nel momento giusto. Sono stato bravo a leggere l'azione, a frenare, a coordinarmi. Non era sempre dopo la deviazione di Lobont. E' servita fortuna, ma anche voglia di prenderlo quel pallone. Non ero li per caso. Come posso spiegare un'emozione inspiegabile? Basta vedere le immagini. Non ho dormito per tante notti. Ho regalato un'emozione per la vita, il massimo che si può chiedere".

La chiosa è sul futuro: Lulic allenatore della Lazio?

"Ora non ci penso... Quando inizi da allenatore devi anche capire se ti piace. Se l'amarezza passerà? La Lazio e i suoi tifosi sono dentro di me".

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