Lazio, Mancini: “Sarei dovuto andare all’Inter, ma poi chiamò Cragnotti…”

In vista del 25° anniversario del secondo storico scudetto della Lazio e della celebrazione in programma giovedì 15 maggio, ha parlato in un’intervista al Messaggero uno dei protagonisti di quel tricolore: Roberto Mancini, che inoltre ha raccontato un simpatico aneddoto sul suo passaggio in biancoceleste

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Roberto Mancini e il suo trasferimento alla Lazio

Roberto Mancini è stato uno dei calciatori simbolo di quello Scudetto: la dieci sulle spalle, qualità, fantasia e il giusto mix per raggiugere i traguardi storici della sua carriera. Mancini è stata la fortuna di una Lazio che di campioni era fornita, ma che forse per completarsi aveva proprio bisogno di quell’estro e genio per diventare una macchina perfetta; e pensare che il suo trasferimento alla Lazio fu tutt’altro che scontato.

A raccontarlo è proprio lo stesso Roberto Mancini, che ai taccuini del Messaggero, ha parlato dei retroscena del suo trasferimento, dopo che aveva ritenuto conclusa la sua esperienza alla Sampdoria ed era pronto per una nuova esperienza: “Parlai di nuovo con il presidente Moratti, come era accaduto anche qualche anno prima. Ma era destino che io all’Inter sarei andato solo come allenatore”, proprio così, perchè a mischiare le carte e a pescare il jolly con la 10 sulle spalle alla fine fu il presidente Cragnotti, che con una telefonata fece saltare l’accordo: “In quel momento arrivò la telefonata di un altro presidente, Sergio Cragnotti. Mi è bastato un colloquio per capire quali sarebbero state le prospettive. E poi sapevo che sarebbe arrivato Eriksson, con cui avevo condiviso cinque anni splendidi alla Samp” conclude l’ex Commissario Tecnico della Nazionale Italiana. Tra Eriksson e lui, d’altronde, si era creato una tipologia di legame indissolubile: “Mi colpì il modo in cui era riuscito a ricreare la squadra dopo la fine di un ciclo, la cessione di Vialli e una finale di Coppa dei Campioni persa sul filo di lana”.

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