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Stankovic: “Lazio-Inter è una sfida scudetto e non mi sorprende, Milinkovic al top”. E su Eriksson…

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STANKOVIC LAZIO INTER – Il big match della 24esima giornata di Serie A è rappresentato dal posticipo dello stadio Olimpico tra Lazio e Inter. Tra i grandi doppi ex della sfida figura Dejan Stankovic. Attualmente allenatore della Stella Rossa, il serbo ha collezionato 208 presenze e 34 gol in biancoceleste tra il 1998 e il 2004, prima di passare in nerazzurro (326 presenze, 42 reti tra il 2004 e il 2013). Intervenuto ai microfoni di Sky Sport, Stankovic ha parlato anche della partita tra gli undici di Simone Inzaghi e Antonio Conte.

Stankovic su Lazio Inter

“Non mi sorprende che Lazio Inter sia sfida scudetto. Mettiamo da parte la Juve che negli ultimi anni si è dimostrata la squadra da battere, ma prendere due allenatori che lavorano, e il loro lavoro si vede, è un esempio per tutti. Sono molto contento per Simone Inzaghi, è una grandissima sorpresa, se la Lazio riesce a stare fresca fino alla fine allora lotta per lo scudetto assieme all’Inter.

Milinkovic Savic

Milinkovic ha trovato la stabilità e la continuità, lui in una squadra ancora più forte renderebbe ancora di più. Ora non so se in Italia ci sarà una squadra più forte, ma intendo più in generale nei campionati top 5 d’Europa”.

I modelli come allenatore

“Il mio primo allenatore alla Lazio è stato Eriksson e non potevo avere di meglio. Da Mancini ho preso tantissimo come giocatore, giocare veloce, avanti, non abbassare la testa, giocare bene col Mancio. Zaccheroni mi ha lasciato libertà e mi ha cambiato ruolo. Quando è arrivato José Mourinho all’Inter sono cresciuto come uomo, ma tanto. Mi ha tirato fuori un 20-30% che non pensavo di avere. Ora prendo un mix. Ho smesso di pensare da giocatore, anche se aiuta”.

Il rapporto con Mihajlovic

“E’ un fratello, ma anche un papà. È una figura importantissima, non solo per il calcio. A Roma ha allargato le spalle e mi ha portato sulla schiena, mi ha protetto. Era il mio modello, sono contento di aver appreso da lui. Ricordo la nostra telefonata dopo la malattia, alla fine lui consolava me. Io sono andato giù subito, se qualcuno poteva insegnarci come non mollare questo era lui. Se potevamo scegliere uno che poteva superare questa cosa, quello era Sinisa”.

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