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COPPA ITALIA

5 motivi per cui il 26 MAGGIO resta una data indimenticabile (FOTO)

5 COSE 26 MAGGIO – 50.000 spettatori, L’altoparlante risuona le note di “Non mollare mai”…

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5 COSE 26 MAGGIO – 50.000 spettatori, l’altoparlante risuona le note di “Non mollare mai”. La Lazio ha vinto, espugnando l’Olimpico di fronte a 25.000 giallorossi ammutoliti e delusi. E’ puro delirio: Lotito scende in campo, con lui anche Olympia. E’ la Lazio dell’umile Petkovic, di Candreva, Mauri, Ledesma, Hernanes e Klose. Ma soprattutto è la squadra del miracolo: Roma sconfitta in finale di Coppa Italia, macchia indelebile nella storia della Capitale.

5) LULIC 71′ – Erano le 19.27 (proprio come 1927, anno di nascita della Roma) quando  Senad Lulic stava per segnare il suo destino e quello della Lazio per sempre. Nessuno dei presenti avrebbe mai pensato di fare la storia quando, al minuto 71 di quella soleggiata finale di Coppa Italia, la palla finì tra i piedi di Candreva. L’esterno romano la calciò forte e tesa in mezzo e Lobont in uscita non riuscì a smanacciare verso l’esterno: sul pallone si avventò il bosniaco. Un attimo. Un millesimo di secondo e la palla gonfiò la rete. Tanto è bastato a Mister 71 per diventare un eroe, l’emblema vivente dell’impresa biancoceleste. Molti tifosi ed addetti ai lavori, ironicamente, commenteranno subito dopo (parlando dei tifosi della Roma): “Non sappiamo quando sono nati ma sappiamo quando sono morti. E soprattutto, sappiamo chi li ha uccisi”.

4) LE LACRIME DI LEDESMA E MANZINI – “Dai nostri sguardi io ero certo che quella partita non l’avremmo persa”. Cristian Ledesma, capitano di quella Lazio, ne era certo. Lui che, insieme al team manager Manzini, è passato alla storia per quel momento condiviso subito dopo la partita. Le lacrime, bellissime, d’amore e di gioia incontenibile. E l’abbraccio: “Nel post vittoria non abbiamo realizzato quello che effettivamente avevamo fatto. Siamo entrati nella storia della Lazio, vivendo qui a Roma me ne sono reso conto”.

3) LA DISFATTA – Dalle lacrime di gioia, a quelle di dolore. Sono quelle che solcano il viso di capitan futuro Daniele De Rossi, il quale dichiarerà addirittura, nei mesi successivi, di aver pensato di voler lasciare la Roma, ma che proprio con i fatti del 26 maggio avrebbe cambiato idea (e quindi forse i cugini dovrebbero ringraziarci). Broncio e tanto dispiacere sul volto scuro di capitan Totti,  indimenticabili le lacrime dolci e amare allo stesso tempo della piccola Chanel, prontamente consolata in tribuna da mamma Ilary.

Celebri le parole di un tifoso giallorosso che in radio commentò: “Quello che è successo ieri è una macchia indelebile che non si cancellerà nemmeno con 10 Coppe dei Campioni, non si rendono conto di cosa hanno fatto. E’ stata la nostra Hiroshima, è successo l’irreparabile. Quando vinceremo lo scudetto forse ci toglieremo il 10% di quanto siamo arrabbiati, è peggio di Roma-Liverpool. E’ la più grossa vergogna della storia della Roma”.

2) DAL FUNERALE…AL CIELO – Diciamocela tutta: uno degli aspetti più belli del 26 maggio è rappresentato dall’enorme quantità di sfottò, alcuni dei quali clamorosi, che tutt’oggi troviamo sul web, per le strade della città, e che riempiono le voci nei cori da stadio. Il funerale, con tanto di bara e bruco giallorosso al seguito, con omelia e salmo responsoriale, fu un evento incredibile. Frasi cult come “Te l’ho alzata in faccia”, “Nun ve passa più”, “Non c’è rivincita” continuano, ogni anno da quel 26 maggio 2013, a perseguitare i poveri tifosi romanisti. Che quell’estate, mentre affollavano le spiagge del litorale romano, con gli occhi al cielo furono costretti a subire l’ennesimo messaggio di scherno, stavolta da un aereo: “La verità reale è che v’avemo fatto male”.

1) “BUON ANNIVERSARIO!” – Natale, Pasqua…e 26 maggio. Per i laziali la data odierna è rientrata di diritto in quelle rosse del calendario: una vera e propria festa nazionale, memoria di una giornata storica in cui la prima squadra della Capitale ottenne sul campo il dominio di Roma, città orfana della sponda giallorossa per mesi. Forse, le future generazioni di laziali lo immagineranno come una favola. Ma le favole si sa… non accadono mai. Invece, 5 anni fa il lieto fine c’è stato davvero. Indelebile, incancellabile, indimenticabile. Erano le 19.27 quando Senad Lulic da Mostar segnava il gol più importante della sua carriera. Proprio sotto la Nord che, qualche anno dopo, l’avrebbe incoronato capitano. “La festa durò per mesi”, confessò mister Petkovic qualche anno dopo. E forse, veramente, quella festa non è mai finita….

Auguri laziali, e 100 di questi giorni!

Michela Santoboni

 

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