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Arrivederci, Francesco. Luci e ombre di un fuoriclasse

ADDIO TOTTI CALCIO ROMA – “I nemici di una vita salutano Francesco Totti”…

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ADDIO TOTTI CALCIO ROMA – “I nemici di una vita salutano Francesco Totti”. Firmato, Irriducibili. E’ difficile credere che gli ultras della Lazio abbiano potuto omaggiare con un gesto cosi plateale quello che è stato ribattezzato l’ottavo Re di Roma. Eppure, è successo. Perché davanti al talento e ad una carriera quasi trentennale, non si può che applaudire. Indipendentemente dai colori, indipendentemente dalla passione, biancoceleste o giallorossa che sia.

PRIMA TIFOSO, POI GIOCATORE – Lazio e Roma, le due squadre della Capitale. Curva Nord e Curva Sud, le due sponde che all’Olimpico si guardano l’un l’altra, si sfidano, si sbeffeggiano. E poi, sul campo, c’è Francesco Totti. Lui, che prima di essere un giocatore, è un tifoso. Lui, che vive il derby come una “partita diversa da tutte le altre, provando a distruggere sul campo la squadra, ma con il massimo rispetto“. Lui, che ha preferito rifiutare tanti club di fama mondiale per seguire il suo cuore, che puntualmente gli diceva Roma.

LUCI E OMBRE DI UN FUORICLASSE – E poi c’è il Francesco goliardico, quello spavaldo, talvolta altezzoso. Quello che dopo la semifinale di ritorno di Coppa Italia, raccoglie una palla appena uscita dal campo e la tira addosso a Wallace. Quello delle beffe agli avversari, dei pollicioni nelle stracittadine, della maglia con su scritto “vi ho purgato ancora” nel ’99 che fece imbestialire i laziali, quello dello sputo al danese Poulsen con la maglia della Nazionale, o ancora quello del calcio violento e inutile rifilato a Balotelli in Roma-Inter. Luci e ombre di un fuoriclasse. Francesco è anche questo. Uno dei più grandi sportivi della storia, ma al contempo un brutto esempio di sportività.

TOTTI E IL DERBY –   Il nome di Totti è inevitabilmente legato al derby della Capitale. Ne ha giocati 43, mai nessuno come lui. Andando a segno per ben 11 volte, anche questo è un record. Una storia, la sua, che inizia il 6 marzo 1994, quando a soli 17 anni l’allenatore Mazzone lo schiera in campo. Il primo gol ai ‘cugini’ biancocelesti arriva nel ’98, firmando il sensazionale 3-3 nei minuti finali. Da quel momento, si sarebbero succeduti tre papi e quattro presidenti della Repubblica. Sarebbero arrivate 316 reti, di cui 307 con la Roma e 250 in 23 edizioni della Serie A. Sarebbero stati 91 i rigori trasformati in gol su 113 totali. In Italia nessuno come lui. Ed ancora, 37 le partite giocate contro la Lazio in campionato, l’avversaria che ha affrontato più volte rifilandole 11 gol e diventando il miglior marcatore della storia della stracittadina romana, insieme a Da Costa.

ARRIVEDERCI FRANCESCO – 8827 i giorni trascorsi tra l’esordio di Totti a Brescia nel 1993 e la partita contro il Genoa il 28 maggio, con la quale ha chiuso la sua carriera. Almeno alla Roma, perché Er Pupone è “pronto per ripartire con nuove sfide“. Lui, che le sfide l’ha sempre affrontate, vincendo, perdendo e sbagliando. Non rinunciando mai ad essere se stesso, nel bene e nel male. In bocca al lupo, Francesco.

Alessandra Marcelli

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