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Avv. Previti: “Col VAR errori inescusabili. Come per un medico, se sbaglia, deve pagare”

LAZIO TORINO GIACOMELLI PREVITI – La notizia è di quelle che fanno rumore. Per la prima volta nella storia del calcio, è partito un esposto…

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LAZIO TORINO GIACOMELLI PREVITI – La notizia è di quelle che fanno rumore. Per la prima volta nella storia del calcio, è partito un esposto contro un arbitro. Nella fattispecie, sono sotto accusa Giacomelli, l’addetto al VAR Di Bello e la tecnologia stessa. Il riferimento è, ovviamente, ai fatti di Lazio-Torino. Per spiegare nel dettaglio situazione, retroscena e possibili sviluppi, ‘Radio Incontro Olympia’ ha contattato l’avvocato Stefano Previti.

CASO UNICO – “Questa è la prima volta che succede nella storia per un motivo molto semplice: quest’anno c’è il Var. Questo significa che in presenza del Var e della possibilità di analizzare le immagini, un certo tipo di errore diventa inescusabile. Come quando un avvocato o un medico compiono un errore, e devono pagare. Lo stesso livello di responsabilità professionale vale per l’arbitro. C’è una soglia oltre la quale un errore diventa imperdonabile. E questa soglia in Lazio-Torino è stata ampiamente superata. Abbiamo visto un arbitro ignorare un fallo di mano evidentissimo, che non può essere involontario da regolamento, con l’aggravante di essere andati a rivedere la medesima azione”.

AGGRAVANTI – “Se l’arbitro e l’assistente hanno visto un solo pezzetto, questo aggrava ancora di più la loro posizione. In più poi sono andati a sanzionare con estrema severità una condotta che i giudici sportivi non hanno giudicato come condotta violenta. Abbiamo errori clamorosi che configurano una colpa grave. Per questo c’è responsabilità, e chi commette questi errori deve pagare. Sono danni morali, abbiamo chiesto 600€ a persona e ne hanno diritto tutti i tifosi che hanno assistito alla partita, soprattutto quelli che erano allo stadio”.

SVILUPPI – “Prima ho accennato all’avvocato. Io un’assicurazione, perché tutti possono sbagliare. Quindi gli arbitri dovrebbero farsi un’assicurazione, poi sarà un giudice a giudicare se l’errore è scusabile o meno. Abbiamo visto anche quello successo in Lazio-Fiorentina, dove resta comunque un margine di discutibilità e quindi era impensabile questo. Col Torino invece non è andata così. Come ci muoveremo adesso? Noi abbiamo allestito sul sito dello studio una pagina dove chiunque è interessato, può agire con noi. Non è una class action, ma un’azione individuale, che però può fare chiunque”.

CAPI D’ACCUSA – “Se avessi sentito quantomeno delle scuse da questo signore, o ci fosse stato un intervento serio da parte dell’Aia, forse non saremmo arrivati a questo punto. Da appassionato non posso accettare che questo arbitro torni ad arbitrare dopo sole due settimane. Questo è inaccettabile. Quindi si vuole anche aiutare il movimento, perché avere un’affermazione chiara del principio di responsabilità degli attori in campo non può che fare bene. La passione del tifoso non può essere presa in giro con l’incompetenza. Chiaro che in assenza dello strumento della tecnologia, ci sarebbero sempre delle scusanti. Da quanto abbiamo capito l’arbitro alla Var non ha visionato l’episodio del rigore. Ma questo però non attenua aggrava la posizione dell’arbitro. Non si può prendere un’azione di 20 secondi prendendone solo una parte meno significativa. Questo lo chiederemo agli arbitri, visto che non è solo Giacomelli, ma anche Di Bello colpevole dell’errore”.

EPILOGO – “Secondo me al calcio fanno male certe situazioni di irregolarità sportiva, non certe azioni che mirano a ripristinare una maggiore responsabilità di tutti gli interpreti. È giusto che esista un principio di responsabilità. Cosa mi aspetto a breve? Noi abbiamo una procedura da seguire. La Legge ci impone di aspettare trenta giorni per partire con l’azione legale vera e propria. Vedremo come agiranno i due arbitri, se negoziare e cercare un’intesa oppure affrontare il giudizio. È troppo facile commettere questi errori anche con sfrontatezza e poi non pagare mai dazio. Arbitri che sbagliano così, non dovrebbero più arbitrare, o perlomeno non farlo per un tempo congruo. Non esiste un autogoverno degli arbitri che interviene fortemente”.

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