CALCIOSCOMMESSE, il giorno di CONTE da PALAZZI

Pubblicato 
venerdì, 13/07/2012
Di
Redazione
Tempo di lettura: 2 minuti

 

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IL MESSAGGERO (S.Carina) - All’uscita dagli uffici della procura federale, il presidente del Siena, Massimo Mezzaroma, è sembrato quasi sollevato: «Ero sereno prima e lo sono ancor di più adesso». Poco meno di due ore, trascorse in compagnia dei suoi legali, Paolo Rodella e Emilio Ricci (penalista), con il vice procuratore Carlo Loli Piccolomini. Quattro le gare incriminate: Siena-Varese, Albinoleffe-Siena, Novara-Siena e Modena-Siena dove sarebbe avvenuto il presunto passaggio di denaro che Gervasoni riferì di aver appreso da Gegic, che a sua volta lo aveva saputo da un suo amico kazako. Mezzaroma ha chiarito punto per punto, spiegando di non fare il presidente di professione, vista l’attività d’imprenditore, e di vivere la realtà di Siena in modo secondario (la sua presenza in città avviene quasi sempre il giorno della partita). Ha poi precisato come non sia sua abitudine avere contatti con la squadra negli spogliatoi. Tra l’altro, ha sottolineato, conoscendo Conte non gli sarebbe stato nemmeno permesso. Ha più volte ripetuto di non riuscire nemmeno ad immaginarsi l’allora tecnico del Siena che comunica presunte combine ai calciatori, visto che l’allenatore ha sempre dimostrato di voler vincere addirittura le amichevoli, figuriamoci quando il primo posto in classifica gli avrebbe regalato un importante premio in denaro.

Riguardo a Coppola (che secondo Carobbio prima di Siena-Varese sarebbe entrato negli spogliatoi dicendo di esser stato avvicinato «da una persona vicina al presidente, che mi ha chiesto se c’era la possibilità di perdere la partita») ha replicato con la più semplice delle osservazioni: per manipolare una gara (che poi finì 5-0, ndc) si sarebbe affidato ad un calciatore che nemmeno giocava? A quel punto non si è fatto attendere il nuovo affondo della procura, che ha chiesto il motivo per il quale Carobbio si sarebbe allora inventato tutto. In questo caso, Mezzaroma ha replicato di esser giunto ad una doppia conclusione: così facendo ha certamente goduto di sconti di pena ma l’astio covato per esser stato allontanato una volta raggiunta la serie A (il calciatore venne venduto, dopo resistenze, allo Spezia in C1), è l’unica, reale spiegazione che si è riuscito a dare.
E oggi tocca a Antonio Conte che è giunto nella capitale già ieri pomeriggio, trascorrendo un paio d’ore nello studio Chiappero per definire i dettagli della linea difensiva. I suoi legali partiranno dalle parole del pm di Cremona, Di Martino – «A livello penale la posizione di Conte è marginale» – per poi far leva sui rapporti non idilliaci con Carobbio (sarebbe stato un rischio troppo grande parlare in sua presenza) e sul fatto che i calciatori sinora convocati (Ficagna, Pesoli, Terzi, Vitiello e Coppola) hanno sempre negato le parole del grande accusatore. Esiste una possibilità (anche se i legali negano) che l’allenatore possa patteggiare la pena. Molto dipenderà da cosa gli verrà contestato: se illecito o omessa denuncia. Qualora fosse la seconda, non sarebbe un’ipotesi da escludere (ciò avverrebbe solo dopo l'eventuale deferimento), visto che il codice di giustizia sportiva prevede una riduzione di pena per chi collabora che può essere anche di 2/3. Considerando che si parte da un minimo di 6 mesi, la sanzione diventerebbe minima, magari aggravata da una pena pecuniaria.

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