Colonnese ricorda: "L'11 settembre contro il Galatasaray ci imposero di giocare"

Pubblicato 
mercoledì, 18/11/2015
Di
Redazione
Tempo di lettura: 2 minuti

NOTIZIE LAZIO - Prosegue il dibattito tra calciatori e addetti ai lavori, divisi dalla volontà di reagire alla strategia del terrore e la voglia di fermarsi dopo lo shock di queste ore. Francesco Colonnese, in diretta su Radio Incontro Olympia, rivive lo stato d'animo dell'11 settembre del 2001 quando la Lazio scese in campo a Istanbul per la gara di Champions League contro il Galatasaray, poche ore dopo l'attacco terroristico alle Torri Gemelle che scosse il mondo: "Anche il calcio deve capire che in certi momenti non si può rischiare l'incolumità di giocatori e addetti ai lavori pur di giocare ad ogni costo. Ricordo benissimo l'11 settembre del 2001. Decisero di giocare quella partita di Champions League a tutti i costi, si trattava di Galatasaray-Lazio. Nessuno di noi voleva scendere in campo, volevamo tornare a casa, ci rendevamo conto che in quell'ambiente non eravamo sereni, poi non c'era chiarezza e tutti eravamo preoccupati. La Fifa decise di giocare e ci costrinsero a scendere in campo. Eravamo in albergo quando arrivarono quelle immagini, e purtroppo chi comanda il calcio pensò che nulla contasse il nostro parere, noi calciatori subimmo la decisione di chi governa il calcio. Ricordo la riunione tecnica prima della partita, Zoff ci comunicò solo le formazioni. Eravamo sfasati nessuno era concentrato, tutti pensavano soltanto al momento in cui avremmo ripreso l'aereo per tornare a Roma".

Poi un pensiero su quanto è accaduto venerdì scorso nella capitale francese: "Io credo che adesso bisognerebbe fermarsi, riflettere e tornare a giocare soltanto quando sarà ripristinata la completa sicurezza. Anche in questi giorni molti calciatori hanno espresso la volontà di fermarsi perché ancora scioccati. Il calcio è uno sport, è divertimento. Con questo stato d'animo non si può dare nessuno spettacolo. Chi governa il calcio e le nazioni, devono mettere da parte gli interessi economici e lavorare seriamente per ripristinare le condizioni di sicurezza. Se l'Europeo si giocasse domani in questo ambiente non ci sarebbe nessuna sicurezza garantita e sarebbe un errore disputarlo. Dopo i fatti di Parigi abbiamo visto che il calcio è una vetrina per chi cerca la visibiltà nei suoi atti terroristici. Il rischio è troppo alto. Poi se tra 8 mesi si sarà lavorato bene e seriamente allora si potrà valutare. Però serve quella serietà che non ci fu nel 2011 visto che dopo 14 anni le cose non solo non sono migliorate ma addirittura peggiorate"

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