Dal suicidio calcistico alla Roma. Lazio, come in quel derby dell'84: corsi e ricorsi storici

Pubblicato 
sabato, 14/04/2018
Di
Redazione
Tempo di lettura: 2 minuti

LAZIO ROMA DERBY 1984 - Se è vero che la settimana del derby è sempre la più sentita e attesa dai tifosi, questa in particolare è stata un vero e proprio saliscendi di emozioni, di imprese riuscite e mancate che hanno dell'incredibile. Soltanto una settimana fa la Roma perdeva a Barcellona contro i blaugrana 4-1; spacciata, molti avranno pensato, con Messi e Iniesta pronti a riconfermare il dominio spagnolo al ritorno. Il giorno dopo all'Olimpico la Lazio di Inzaghi incassava consensi e denaro da uno stadio da brividi, pieno come mai in stagione. I biancocelesti vincevano in casa 4-2 contro il Salisburgo e vedevano la semifinale avvicinarsi a grandi falcate. Ma il calcio è beffardo, e la settimana del derby lo rende ancora più assurdo. La stracittadina, infatti, è iniziata davvero tre giorni fa. Esattamente quando i giallorossi hanno fatto l'impresa passando per 3-0 contro gli uomini di Valverde, volando in semifinale di Champions. Esattamente quando la Lazio è riuscita a prendere 3 gol in 4 minuti, cancellando una qualificazione ormai certa. Poteva essere il derby contro le due semifinaliste d'Europa, invece i biancocelesti arrivano allo scontro diretto con i cugini da sconfitti in maniera amareggiante. Sull'altra sponda del Tevere la musica è tutt'altra: festa, gioia, bagni per le fontane della Capitale e due partite che dividono la Roma da una storica finale.

ERA IL 1984... - Correva l'anno 1984. Era il 26 febbraio, e la Roma scudettata lottava per il secondo titolo consecutivo con la Juventus. La Lazio, in grave difficoltà in campionato, aveva visto una parte di tifosi delusi abbandonare gli spalti. Ma quel derby fu la partita della rivalsa e dell'affossamento dei sogni giallorossi. Due i protagonisti decisivi: Vincenzo D'Amico, autore dei due gol che hanno fatto trovare incredibilmente la Lazio in doppio vantaggio a metà del primo tempo; e Lionello Manfredonia, ingenuo nel lasciare i suoi in inferiorità numerica a inizio ripresa. Senza l'espulsione del suo centrocampista, la Lazio probabilmente avrebbe potuto vincere o forse colpire in contropiede. Finirà "solo" 2-2: i biancocelesti "festeggiarono" il pareggio insperato sotto la Nord vuota per metà, mentre la Roma vedeva sfuggirle via la Juventus, sola al comando. Quello stesso anno i giallorossi raggiungeranno la finale di Champions proprio contro il Liverpool. Corsi e ricorsi storici, con una Lazio proprio come oggi delusa e una Roma che si fa grande in Europa. E poi, di mezzo, c'è il derby: la partita che non rispetta alcun momento, figlia di nessuna vanagloria precedente, che non è garanzia di alcun predominio tecnico. Semplicemente, una partita diversa dalle altre. L'unica sfida che non si gioca con i piedi, ma con il cuore.

 

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