Delio Rossi: "Seguo sempre la Lazio, sono rimasto affezionato. Inzaghi? Tecnico intelligente"

Pubblicato 
mercoledì, 14/11/2018
Di
Redazione Lazionews.eu
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DELIO ROSSI LAZIO - L'ex allenatore biancoceleste Delio Rossi ha rilasciato un'intervista a Elle Radio dove ha commentato l'attuale momento della Lazio e il mister Simone Inzaghi: queste le sue dichiarazioni.

LAZIO - “Per ovvie ragioni sto seguendo la Lazio perché sono sempre rimasto affezionato a questi colori, poi c’è Simone in panchina e tante persone che conosco. E’ una squadra che ruba meno l’occhio rispetto all’anno scorso ma Inzaghi è stato molto intelligente a non cambiare sistema di gioco a inizio anno, per non far perdere riferimenti ai giocatori. La rosa mi sembra qualitativamente migliore rispetto all’anno scorso, su alcuni interpreti magari non è ancora perfetta, ma è una squadra solida e il quarto posto in classifica lo dimostra. Domenica il Sassuolo è stato più brillante anche perché l’Europa pesa e ci sono giocatori di qualità come Milinkovic-Savic e Luis Alberto che stanno rendendo meno rispetto a un anno fa. In più si devono integrare anche giocatori come Correa che potenzialmente possono garantire un salto di qualità.”

OBIETTIVI - “Sono sempre dell’idea che al di là dei proclami gli obiettivi bisogna centrarli e non dichiararli, tutti all’inizio del campionato vogliono vincere lo Scudetto, ma poi esulta solo una. La Lazio l’anno scorso è andata vicinissima all’obiettivo Champions, le squadre che contenderanno questo traguardo sono le solite, in questa stagione mettiamoci anche il Milan che 11 anni fa ha vinto l’ultima Champions e vive di ricordi importanti, ma questo può far perdere di vista la realtà che parla ora dei rossoneri che dovranno sudarsi il quarto posto. Poi c’è la Roma anche se come contesto di squadra la Lazio mi sembra più omogenea rispetto ai giallorossi. Per l’Inter peseranno molto gli impegni di Champions: bisognerà restare agganciati a questo carro a primavera, nel momento decisivo in cui alcune squadre giocheranno partite decisive su altri fronti, essere lì in quel momento garantirà quantomeno di non avere rimpianti.”

RICORDI - “Ci sono tanti momenti della mia esperienza alla Lazio degni di essere ricordati: in molti ricordano emozioni legate ai risultati, in questo caso se ricordo una cosa mi viene da pensare al momento delicato in cui sono arrivato, con Lotito che si era insediato da poco dopo un’era forse irripetibile come quella della presidenza Cragnotti. Ero un allenatore che veniva dalla provincia e si ritrovava una squadra un po’ trascurata, senza tanto pubblico allo stadio e senza nomi di grido. Quattro anni dopo ci siamo giocati un trofeo, e l’abbiamo vinto, di fronte a 70.000 laziali. Sapevo che sarei andato via ma il mio orgoglio è stato ritrovare un pubblico che si riconosceva di nuovo, pienamente, nella sua squadra.”

RONALDO - “Per la Serie A l’arrivo di un giocatore come Cristiano Ronaldo è stato molto importante, al di là del valore tecnico è un giocatore che offre visibilità e consistenza al nostro campionato. Per quanto riguarda il movimento calcistico italiano in generale nel 2006 abbiamo toccato il punto più alto con la vittoria del Mondiale, ma era in quel momento che si erano palesati i problemi che dovevano portare a un cambio di rotta. Noi invece abbiamo vissuto di riflesso fino al crollo recente: dovremmo fare come in Germania e in Francia e lavorare dal basso per rifondare, bisogna trovare una strategia e farla mettere in pratica magari da dirigenti nuovi, e non da chi magari porta avanti le cose da trent’anni nall’ambiente scambiandosi le poltrone, sono sempre gli stessi.”

ITALIA - “Bisogna ricordare la nostra identità calcistica italiana prendendo le migliori cose dall’estero ma reinterpretandole secondo la nostra tradizione e non scimmiottando modelli che non possono essere importati in blocco. Speriamo che i nuovi giocatori che si stanno distinguendo possano apportare un cambiamento, ma alle loro spalle c’è già poco: facendo l’esempio della Germania, in un momento post-delusione Mondiale hanno già una generazione di giovani da cui ripartire, noi a volte ci appelliamo a giocatori che sono stati scartati dalle loro Nazionali di origine. Forse era necessario toccare il fondo per avere la possibilità di risalire.“

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