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GAZZA: «Vivo e vegeto, ma ero morto. Nel mio piccolo sono stato un grande»

Gascoigne si racconta in una lunga intervista rilasciata in Inghilterra

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GAZZA: «Vivo e vegeto, ma ero morto. Nel mio piccolo sono stato un grande»

Gascoigne si racconta in una lunga intervista rilasciata in Inghilterra

(getty images)

Paul Gascoigne, ex Lazio e Tottenham, attualmente è in riabilitazione, sta cercando di ricostruirsi una vita che gli è sfuggita di mano. E’ accompagnato sempre da Steve Spiegel, un ex eroinomane diventato terapeuta, che ora è un suo grande amico. Gazza torna a parlare e lo fa attraverso le pagine del The Guardian.

“Mi mettono un po’ a disagio le interviste, sono sincero”. Gascoigne sorride. L’anca non è ancora guarita dopo l’incidente: “Loro prendono una caffé..io prendo una birra allo zenzero”. La cameriera lo guarda male, a Gascoigne non importa. “Si è avvicinato un tizio e mi fa ‘Gazza sei tu?’. Gli ho risposto di si, e lui mi ha detto che oggi avevano scritto che ero morto. I giornali fanno di tutto per vendere qualche copia.” . Parlando della morte, si rabbuia: “Tuttavia ero morto veramente. Quando mi svegliai in ospedale, dopo l’incidente, mi dissero che ero deceduto due volte in ambulanza, e che erano riusciti in extremis a rianimarmi. Avevo un polmore perforato, fratture facciali e l’anca martoriata. Come ho superato quel momento? Mah, non mi sono preoccupato, ed appena mi hanno dimesso, sono andato a casa per bere”.

Si passa alla parte più dolorosa della sua vita recente. Quella della depressione, del bipolarismo, del disturbo ossessivo-compulsivo e degli abusi domestici. Gascoigne chiama tutto questo ‘Il Demone’. Guarda Bournemouth, una città prevalentemente di anziani:“Scherziamo? Io non sono vecchio. Pesco, lavoro al mattino, vivo una vita attiva nei limiti del possibile.” Guarda Spiegel, il suo terapeuta: “Poi devo ringraziare lui. Ora ho alti e bassi come tutte le persone che catalizzo come momenti normali della vita. Non bevo nei momenti tristi. E dire che quando lo incontrai per la prima volta, mi trovò dentro un armadio con una bottiglia di gin. Non volevo più essere analizzato da nessuno.”. Spiegel ha convinto Gascoigne a ricominciare a lottare con una semplice frase: “Facciamo una prova. Se non va bene, torni a bere”.

I disturbi ossessivi stanno migliorando, gli si chiede. “Si , ne ho curato il 90%. Io toccavo le maniglie delle porte nove volte, contavo le scarpe, i numeri, le fessure della pavimentazione.”

Gazza mostra i suoi tatuaggi: “I muscoli sono ancora buoni (ride ndr). Quelli più indietro sono quelli delle gambe..non mi alleno da tanto. Si gira verso Spiegel poi, indicando le sue ‘parti basse’: ‘Ei Spiegel, anche questo non funziona, non funziona! (e qui prende a ridere a crepapelle ndr).”

Le amicizie attuali: “Posso fare amicizia se voglio, ma sono felice con le persone che già conosco. Gioco a calcio ogni Venerdi, ma purtroppo ci sono pochi calciatori bravi. Calciano di merda più che altro…(ride ndr). Comunque non vedo l’ora passi il dolore all’anca, fa ancora troppo male”.

Tornando a parlare di alcool dice: “Mah non sono stato sempre ubriaco. Negli ultimi quattro anni, almeno nove mesi l’anno ero sobrio. Il problema è che poi decadevo verticalmente. Non sono mai stato un buon bevitore, quanto uno bevitore folle. Quello che mi piacerebbe fare, nel calcio, è solo lavorare con i bambini. Vorrei insegnare loro le finte, i movimenti. Ma questo è impossibile con l’anca immobilizzata ora. Però sarebbe bello che qualcuno mi voglia fra un po’”.

Ripercorre poi la sua carriera calcistica: “Nel mio piccolo sono stato un grande. Sono stato il più costoso trasferimento dell’epoca dal NewCastle al Tottenham, dal Tottenham alla Lazio, dalla Lazio al Glasgow, dal Glasgow al Middlesbrough, a quasi 30 anni d’età. Questo vorrà dire qualcosa no? Vorrei vedere calciatori che hanno avuto questo score, ho vinto 8 trofei a Glasgow, la FA Cup, ho giocato la Coppa del Mondo. Ho smesso di giocare per il bere, altrimenti ero l’uomo partita sempre quando ero nell’Everton a 35 anni”. Il Tottenham, la Lazio..“Bei tempi”.


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