PECORARO: "Lotito combatte solitario la sua battaglia contro il ricatto della curva nord. Nessuno lo ha additato come esempio di coraggio"

Pubblicato 
lunedì, 05/05/2014
Di
Redazione
Tempo di lettura: 2 minuti

NOTIZIE SS LAZIO - "Piaccia o no, le istituzioni hanno operato in 'stato di necessità'' sabato sera, in nome di una 'ragion di Stato'. Si lavora per la 'riduzione del danno'. Il problema non è del sottoscritto o dei funzionari di polizia che, per evitare il peggio, sono chiamati al lavoro sporco di sedersi davanti a certi soggetti. Il problema è di chi li legittima. Chi sono? I tifosi e anche alcuni presidenti di società calcistiche che finiscono per attribuire un ruolo a questi signori. Il presidente della Lazio Lotito, da mesi, combatte solitario la sua battaglia contro il ricatto ultra della curva nord. Qualcuno lo ha forse additato come esempio di coraggio? Non mi pare. Al contrario, ho visto società lamentarsi per i vincoli imposti dalla tessera del tifoso. Anche la stampa mi sembra assai ondivaga. Insomma, dobbiamo tutti decidere se allo stadio siamo cittadini che tifano o tifosi obnubilati". Sono le parole del prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro che, dalle colonne di La Repubblica, chiarisce ancora la situazione legata agli scontri di sabato: "Intorno alle 20 di sabato, ho chiamato il capo di gabinetto del ministro Alfano per informare che avrei fatto disputare la partita. Ho aggiunto che se il ministro fosse stato di diverso avviso sarei stato naturalmente pronto a riesaminare con lui la mia decisione. Non sono stato richiamato. Se il tifoso fosse morto? Avrei fatto giocare comunque con lo stato d'animo di un prefetto, che deve garantire il principio su cui si fonda uno Stato di diritto democratico e che, di conseguenza, è tenuto ad applicare la regola cardine dell'ordine pubblico. Il principio secondo il quale il diritto della maggioranza va tutelato dai tentativi di espropriazione e sovversione di una minoranza. Ieri sera, c'erano 55 mila tifosi per assistere a una partita e avevano diritto di farlo. E ce n'erano 5mila che sostenevano di volerlo impedire. Se avessi ceduto al ricatto di quella minoranza non solo sarei venuto meno al principio, ma il problema di ordine pubblico lo avrei creato io. E questo non e' pensabile. Cosa si disse nel 2004 dopo la decisione di non far giocare il derby Roma-Lazio? Che le società e il prefetto di Roma avevano ceduto al ricatto delle curve".

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