Felipe Anderson, parla chi lo ha salvato: "Meritava di più"

Pubblicato 
giovedì, 04/08/2016
Di
Redazione
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NOTIZIE LAZIO - Felipe Anderson è pronto a realizzare il suo sogno. Oggi il Brasile disputerà contro il Sudafrica la prima partita delle Olimpiadi, al Manè Garrincha Stadium:"Sono di Brasilia, frequentavo una scuola per meno fortunati, la mia famiglia è stata sempre molto semplice, non poteva permettersi di farmi allenare con una buona squadra. Grazie a Dio un imprenditore si è accorto di me e mi ha portato al Santos nel 2007".

Il sergente Leviston ha raccontato ai microfoni di ESPN.com.br le prime esperienze di Felipe: "Ha incominciato a giocare nella nostra scuola tra i sei e i dodici anni. Il progetto che portiamo avanti è quello di allontanare i ragazzi dalla strada, Felipe c’è riuscito magnificamente, altri purtroppo no. Il nostro progetto è quello di avvicinare la comunità alla polizia per creare cittadini modello".

Il calcio contro la criminalità organizzata: "Purtroppo i giovani della comunità di Santa Maria sono reclutati dalla criminalità organizzata per i loro traffici e cerchiamo in tutti i modi di proteggerli con questi progetti sociali. Felipe viene a trovarci ogni volta che torna in Brasile. Un gesto evidentemente per ringraziarci per il suo successo professionale e questo non può che renderci orgogliosi. Fin da piccolo, ha fatto intravedere un talento fuori dal comune, è un ragazzo semplice che proviene da una famiglia poverissima. Il papà era un netturbino, ma non gli ha mai permesso di lavorare per aiutare economicamente la famiglia. Poi Felipe è finito al Gaminha, durante un torneo giovanile il Santos ne notò le qualità indiscusse e gli fece firmare il primo contratto da professionista. La sorella Juliana, che nel frattempo si è laureata in diritto, ne gestisce la carriera. La famiglia lo ha sempre accompagnato e lo ha sempre seguito, a ogni partita".

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