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RASSEGNA STAMPA

MARCHEGIANI: “La LAZIO non è solo LOTITO”

IL MESSAGGERO (D.Magliocchetti). L’ex portiere biancoceleste: “Il presidente mi offrì un ruolo da dirigente, ma non ero pronto; 12 maggio? Non vedo l’ora…”

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Luca Marchegiani 2

 

RASSEGNA STAMPA SS LAZIO- E’ il portiere meno battuto della storia della Lazio, campione d’Italia nel 2000. Luca Marchegiani è senza dubbio uno degli eroi di quell’era cragnottiana fantastica, ed è tornato a parlare di Lazio e della situazione complicata in casa biancoceleste sulle colonne del ‘Messaggero’.

Come giudica questa querelle Lotito-tifoseria?

«Incomprensibile, molto strano, complicato da spiegare. Bisogna trovare una soluzione, è desolante e brutto vedere uno stadio vuoto, di mezzo c’è il bene della Lazio. Lotito e la tifoseria devono fare un passo in avanti e ognuna delle parti deve rispettare il punto di vista dell’altro, ma si deve fare qualcosa, altrimenti si distrugge tutto. La squadra e l’allenatore ne risentono inevitabilmente. Stimo Lotito per i risultati e per come è entrato nel mondo del calcio, ma deve comunicare meglio, far parlare i suoi giocatori. Della Lazio si parla poco.»

Per la situazione con i tifosi?

«Si dice che la società è dei tifosi, ma non è così. Vanno però tutelati in quanto tesoro della società; ci vorrebbe una figura di riferimento, come Pulici ai miei tempi. Resterò sempre legato alla Lazio e sono dispiaciuto per quello che succedendo tra Lotito e i tifosi. Inoltre il presidente mi offrì di entrare come dirigente e lo ringrazierò sempre, ma non mi sentivo pronto, in futuro non lo so».

Sorpreso di vedere la Lazio di Reja ottava?

«E’ una squadra che ora non può competere per la Champions, ma per l’Europa League e per me, con rispetto di Parma e Verona, ce la può fare ad arrivare sesta. Marchetti e Berisha? Federico è tra i migliori ma è stato sfortunato, l’albanese è alto ma veloce tra i pali, mi piace molto».

Il 12 maggio sarà all’Olimpico per il 40˚ anniversario del primo scudetto?

«Si e non vedo l’ora, rivedrò tanti amici. Nel 2000 eravamo costruiti per vincere, quella del ’74 resta un’impresa memorabile. E chissà che quel giorno non sia l’inizio di un percorso nuovo tra Lotito e la tifoseria».

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