Rocca: «Giorgio aveva una forza per abbattere le montagne. Gli va reso onore e merito»

Pubblicato 
martedì, 17/09/2013
Di
Redazione
Tempo di lettura: 2 minuti

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RASSEGNA STAMPA SS LAZIO - Negli Anni'70 Francesco ROCCA estiva la maglia della Roma, era giovane e in cerca di successo. Giorgio CHINAGLIA invece il successo l’aveva già conquistato, era uno straordinario attaccante, il «simbolo» della Lazio. I due si ritrovarono in Nazionale e lì caddero molte delle barriere cittadine. E ora, in una lunga intervista a Il Corriere dello Sport, Francesco ricorda quell'avversario tanto temuto quanto rispettato. Ecco i passaggi più significativi:

Che rapporto avevate?
«Non ero suo amico come lo era Pino Wilson però lo ammiravo, avevamo un rapporto cordiale. Lui era generoso, in campo e fuori dal campo. Io ero molto giovane, mi stavo affacciando al mondo dorato del calcio, lui, invece, era già un simbolo per i tifosi laziali. Giustamente».

Visto da un avversario com’era Chinaglia?
«Era un personaggio decisamente particolare».

Difficile da marcare?
«Difficilissimo. Aveva una forza fisica con la quale poteva abbattere le montagne. Ma anche notevole qualità tecnica».

E i derby com’erano?
«I derby erano i derby: partite dure, cattive, in cui si fraternizzava veramente poco».

Quello del dito sotto la curva romanista lo ricorda?
«Sinceramente, io non vidi nulla, ero in campo e avevo altro a cui pensare. Poi vidi le immagini la sera, in televisione. Il gesto venne stigmatizzato e forse sarebbe stato opportuno evitarlo. Ma Giorgio era così».

Cioè?
«Aveva un gran carattere, una prorompente personalità. Troppo facile dire: era un leader. Lui però rispetto ai leader aveva qualcosa in più: amava la maglia, la sua squadra, la Lazio».

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