ZARATE-LAZIO. La storia di una amore intenso e travagliato.

Pubblicato 
venerdì, 02/09/2011
Di
Redazione Lazionews.eu
Tempo di lettura: 5 minuti

Dal 9 agosto 2008 al 31 agosto 2011, tre anni di passioni e incomprensioni, gioie e dolori...la storia tra la Lazio e Mauro Zarate

(foto Getty Images)

Era il 9 luglio 2008 quando la Lazio lo preleva in prestito dagli arabi del Al-Sadd, battendo la concorrenza del Portsmouth. L'argentino, nonostante i 6 mesi passati al Birmingham City duranti i quali si mette in mostra nella Premier (14 presenze, 4 gol), sbarca in Italia come un oggetto misterioso: di lui si sa ben poco, ha vinto un torneo di Clausura in Argentina, un Mondiale Under20  con l'Albiceleste e nulla più. Ma in rete circolano molti video delle sue magie e così il popolo biancoceleste si innamora subito del piccolo furetto argentino.

(foto Getty Images)

Mauro si mette subito in mostra con le sue serpentine funanboliche e la sua velocità supersonica, ma inizialmente il tecnico Delio Rossi non gli concede fiducia: il 24 agosto 2008, nella partita di Coppa contro il Benevento, primo impegno ufficiale dei biancocelesti, il tecnico romagnolo gli preferisce Makinwa e non gli concede neanche un minuto.
Ma la sua storia con la Lazio è scritta nel destino e, 7 giorni dopo, il 31 agosto 2008, fa il suo esordio con la maglia biancoceleste: nella prima giornata di campionato contro il Cagliari, Rossi lo sgancia dal primo minuto e Mauro lo ripaga con una doppietta nel 4-1 finale.
Ma non finì qui, il nuovo numero 10 laziale segnò anche nelle due partite successive: aprì le marcature nel 2 a 0 contro la Samp, con un sinistro sotto l'incrocio; e mise a segno il gol del momentaneo pareggio nella disfatta di S.Siro contro il Milan (4-1).
Scoppiò così la Zaratemania: i tifosi si innamorano di questo folletto argentino, con la faccia da bravo ragazzo, che con la spensieratezza delle gioventù dichiara di voler portar la Lazio alla vittoria dello scudetto.

(foto Getty Images)

Alla fine lo scudetto non arrivò, ma Mauro riuscì comunque a regalare un titolo ai suoi nuovi tifosi: la Coppa Italia 2008-2009.
Una competizione nella quale, insieme a Pandev, trascinò i biancocelesti fino alla vittoria finale contro la Sampdoria. Finale giocata proprio all'Olimpico, davanti a 50mila laziali che fece infuocare dopo appena 4'minuti, con un bolide da fuori area. La Lazio vinse poi ai rigori (Mauro insaccò anche quello) e vinse il primo trofeo dell'era Lotito.

Ormai 'Maurito', questo fu il soprannome che la tifoseria biancoceleste gli diede, era diventato un idolo, grazie anche allo strepitoso gol che fece nel derby dell'11 aprile 2009, vinto per 4-2. Il riscatto di questo gioiello fu quasi un obbligo per il presidente Lotito, che non deluse i suoi tifosi e tirò fuori 20 milioni di euro per strapparlo agli arabi. In quell'occasione Zarate dimostrò di volere fortemente la Lazio, decidendo di utilizzare la clausola di rescissione pur di tornare a Roma.

La seconda stagione, vide l'avvicendamento in panchina tra Rossi e Ballardini. La stagione inizia nel migliore dei modi, con la vittoria della Supercoppa ai danni dell'Inter.

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Ma quella fu l'unica gioia della stagione. Un'annata maledetta che vide la Lazio lottare per la salvezza e un Mauro Zarate meno prolifico e meno incisivo della passata stagione (appena 2 gol in tutto il girone di andata). Con l'arrivo di Reja sulla panchina biancoceleste, migliora la situazione della squadra non quella dell'argentino, nonostante il gol messo a segno nella sfida del 14 febbraio 2010 contro il Parma, che segnò il debutto del tecnico goriziano e che interruppe un'astinenza per l'attaccante argentino che in campionato durava dal 27 settembre 2009.

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La Lazio lotta fino alla fine per evitare la retrocessione, Maurito non riesce a ripetere i colpi della passata stagione, ma nonostante tutto i tifosi lo adorano come il primo giorno. Un amore pienamente contraccambiato, tanto che durante un turno di squalifica, va a seguire la squadra, impegnata in casa contro il Bari, in Curva Nord.

(foto Getty Images)
Alla fine i biancocelesti riusciranno a salvarsi e Mauro chiude la sua stagione con 31 presenze e 3 gol (più le 7 presenze e 4 gol in Europa League). Ma si comincia a delineare lo scarso feeling che intercorre tra lui ed il tecnico Reja.
La sua terza stagione sarà caratterizzata da questo rapporto che non decolla, determinato dalla nuova posizione di attaccante esterno che l'argentino non digerisce. In più comincia una sorta di guerra fredda tra i due con il tecnico che di fronte alla stampa, più di una volta, critica gli atteggiamenti dell'argentino: in particolar modo, dopo la rissa scatenatasi a Bologna a causa di un gestaccio del numero dieci (sputo al bolognese Rubin e colpo involontario al guardalinee), ma anche per alcuni suoi ritardi agli allenamenti o alle visite mediche.

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La situazione peggiora il 17 aprile 2011, quando il mister decide di mandarlo in panchina per essersi presentato tardi agli allenamenti. Per sua fortuna in quella partita Giuseppe Sculli si infortunerà nei primi minuti della partita, permettendogli di entrare e risolvere la partita con due assist e un gol. Ma il rapporto con Reja è ormai incrinato e a nulla varranno le reti messe a segno contro l'Inter e il Lecce che gli permetteranno di arrivare a 9 gol in campionato. Un bottino che purtroppo non basterà alla Lazio per centrare la Champions.

La sua quarta stagione si apre con gli arrivi di Klose e Cisse, fortemente voluti dall'allenatore friulano. In quel momento Maurito si rende conto che, nonostante l'immenso amore che i tifosi biancocelesti gli riservano, non c'è più posto per lui alla Lazio... il resto come si dice è storia: Zarate a Milano con la maglia nerazzurra e Reja seduto sulla panchina biancoceleste con un problema in meno da gestire. Forse solo il tempo (e il campo) potrà dirci chi avrà ragione, ma ciò non cancella l'intensa storia d'amore che hanno vissuto Mauro Zarate e la Lazio. Una storia che potrebbe non essere ancora finita...

(foto Getty Images)

DANIELE GARGIULO

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