Accadde oggi. 25 novembre: Lazio scippata dal Partizan, ultima rete europea di Inzaghi

ACCADDE OGGI – Torna la rubrica di Lazionews.eu in cui vi raccontiamo giorno per giorno gli eventi della storia biancoceleste. Il 25 novembre 2004 una Lazio che naviga a metà classifica in campionato ha la sola necessità di vincere in casa contro il Partizan Belgrado per sperare ancora nella qualificazione in Coppa Uefa. Un punto in due partite non basta, ma quella che i tifosi biancocelesti vivranno sarà una serata maledetta in tutto e per tutto. Inizio da incubo con la squadra di Mimmo Caso che va sotto di due gol con la doppietta di Boya che approfitta di una difesa di burro soprattutto al centro.

MALEDIZIONE – Soprattutto sulla seconda rete la Lazio ha di che recriminare con l’arbitro slovacco Stredak, dal momento che era irregolare nella maniera più assoluta. Sereni è miracoloso e blocca con due mani il colpo di testa di Tomic sulla linea, poi Boya glielo strappa in scivolata a pochi metri dall’arbitro che incredibilmente convalida. Prima ancora del raddoppio del Partizan però il direttore di gara in collaborazione con i suoi assistenti aveva anche annullato un gol a Inzaghi per offside, ma che era del tutto regolare (sarebbe stato l’1-1). I serbi sono padroni del centrocampo, i capitolini non creano e sprecano anche qualche chance di troppo. Nei minuti finali di parziale poi lo stesso Inzaghi sbaglia anche il rigore che avrebbe accorciato le distanze. Secondo tempo in cui la Lazio rientra con vigore e riesce a pareggiare un partita stregata grazie alle reti di Di Canio e Simone Inzaghi, alla sua 20esima marcatura europea con la maglia della Lazio. Quella al Partizan sarà l’ultima in quella stagione per lui e soprattutto l’ultima in competizione continentale, in cui l’attuale allenatore della Primavera è il massimo cannoniere biancoceleste di tutti i tempi. Finirà però 2-2 una partita davvero stregata e maledetta per mala sorte ma anche e soprattutto per i clamorosi abbagli arbitrali che costeranno alla fine l’eliminazione agli uomini di Caso.

Francesco Iucca
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