IRRATI AIA – Massimiliano Irrati di Pistoia è stato il vincitore del Premio Giovanni Mauro, assegnato al miglior arbitro in stagione. In un’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport il direttore di gara ha commentato: Noi arbitri lo consideriamo un po’ il nostro pallone d’oro(ride, ndr.). Questo premio mi dà un’ulteriore responsabilità. I miei colleghi, soprattutto i più giovani, guarderanno a me come a un modello, non dovrò deluderli. Come facevo io con i mostri sacri quando ero un piccolo arbitro di provincia”.

VAR – Questo perché qualcuno ancora pensa che noi arbitri siamo rimasti quei dittatorelli di un tempo a cui non potevi nemmeno rivolgere la parola. Ma sì, quelle macchiette alla Lando Buzzanca. Tranquillizziamoli: da un pezzo non siamo più quelli. E sfatiamo un altro tabù: agli arbitri non interessa perdere il potere, ma conservare il posto. E il posto, soprattutto a certi livelli, lo conservi solo se non fai errori. La Var è stata una felice intuizione di Figc, Lega e AIA. Oggi tutti guardano agli arbitri italiani come a punti di riferimento. Quando la Fifa ha dovuto scegliere a chi affidarsi, ha scelto noi. Ci hanno dato fiducia e l’abbiamo ripagata. Eppure due anni fa, quando cominciammo a parlarne, era futurismo. Ricordo le lezioni di Rosetti, sembrava un visionario. Tutti vogliono averla perché garantisce giustizia. La verità è che la Var è un deterrente pazzesco. Al Mondiale in 64 partite non abbiamo avuto un’espulsione per falli o condotte particolarmente violenti. Per non parlare del crollo dei cartellini dati per proteste o simulazioni”.

MODERAZIONE – Sì, la linea di intervento è molto alta, solo per i casi netti. Bisogna fare attenzione ad allargare troppo il campo. Siamo intelligenti, limitiamoci agli episodi chiari. L’obiettivo della Var è eliminare il grande errore, quello che fa dire allo spettatore: ma era rigore netto, come ha fatto a non darlo?”. Sfatato anche il mito della suddittanza psicologica: “Sfatiamo, direi che è passato qualche anno da certi fatti”.