Caso rigoristi, dalla furia di Guendouzi al coraggio del Taty

Dopo l’eliminazione della Lazio col Bodo/Glimt tiene banco il caso rigoristi. Ecco di seguito l’analisi di quei concitati momenti che hanno portato alla scelta dei cinque che si sono presentati dal dischetto.

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Lazio Bodo/Glimt, l’analisi della scelta dei cinque rigoristi

Nessuno si è tirato indietro, ma nella lista è entrato chi se la sentiva di calciare. Così il Corriere dello Sport spiega le dinamiche che hanno ruotato attorno alla scelta dei cinque calciatori che si sono presentati dal dischetto col Bodo/Glimt. Per i norvegesi, dopotutto, ha sbagliato Berg, regista e capitano, centrocampista della nazionale norvegese, il più titolato ed esperto tra di loro.

Al termine dei rigori è emersa la rabbia di Guendouzi, che è sbottato rientrando negli spogliatoi. Il francese ha urlato “Servono gli attributi”, come ha riportato Sky
Sport. I primi tre di solito sono Zaccagni, Castellanos e Dia. Il capitano era uscito e Taty ha detto sì, convinto di poterlo tirare, anche se con i muscoli a pezzi e stravolto dai crampi.

Una cosa è certa: non ci sono casi Falcao all’interno dello spogliatoio della Lazio. Nessuno si è tirato indietro. Ci sono state delle preferenze e alcuni non si sono fatti avanti durante il sondaggio improvvisato da Baroni. Al termine del rapido confronto, Zaccagni. Noslin e Tchaouna hanno detto sì e la selezione appariva logica. Sul dischetto sono andati quattro attaccanti (di cui due specialisti) più Guendouzi. Romagnoli ha tirato un solo rigore in carriera, nel febbraio del 2018, mentre di Vecino non sono riportati precedenti dal dischetto nei siti specializzati.

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