Garlaschelli: “La mia Lazio campione d’Italia, squadra maledetta di amici e maestri”

L’ex attaccante di Como, Pavia e Lazio, Renzo Garlaschelli, ha parlato in un’intervista a La Gazzetta dello Sport della sua squadra biancoceleste, campione d’Italia nel 1974. Le sue parole.

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L’intervista di Garlaschelli sulla Lazio

“Nella mia carriera sono stato molto fortunato, sono nato in una famiglia modestissima di operai, diventato giocatore quasi per caso. Arrivato in A alla Lazio avevo paura di non essere all’altezza. Ci sono rimasto dieci anni. Mi sono divertito”.

Garlaschelli sulla squadra ‘maledetta’ campione d’Italia nel ’74

“Tanti amici e compagni se ne sono andati presto. È come se la vita ci avesse fatto pagare il conto per quello scudetto vinto a dispetto di tutti. Una squadra di matti, ma tutti fortissimi. Eravamo divisi in due: da una parte Chinaglia, Wilson e Oddi, dall’altra Martini e Re Cecconi. Io stavo in mezzo, neutrale, ma in campo, la domenica, eravamo una cosa sola. C’era una chimica speciale”.

Garlaschelli sui compagni di allora

“Chinaglia era un bomber, difficile, complicato, tormentato, sincero, vero. Voleva solo segnare, e se non gli arrivava il pallone si arrabbiava moltissimo. Tra i più forti Vincenzo D’Amico: con i piedi faceva meraviglie, un genio. Ma il migliore in assoluto per me era Frustalupi, il vero regista che faceva girare la squadra. A tenere tutti a bada c’era Tommaso Maestrelli: un maestro di calcio e di vita”. 

L’aneddoto da brividi

“Un giorno rifiutai un aperitivo con Ghedin e Re Cecconi perché avevo un impegno. Qualche ora dopo ero a casa di amici, c’era la televisione accesa, davano la notizia della morte di Re Cecconi. Rimasi gelato, di pietra. A volte mi chiedo che strada avrebbe preso il destino se avessi accettato, ma la risposta non ce l’ho”. 

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