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INTERVISTE

Salas: “Alla Lazio i migliori anni della mia carriera. Scudetto? Emozione immensa”

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Intervista Salas Lazio scudetto

Marcelo Salas, per i tifosi laziali da sempre il “Matador”, è stato intervistato sui canali ufficiali della Lazio, a Lazio Style Channel. L’ex calciatore biancoceleste ha ripercorso tutto il suo passato con l’Aquila sul petto e le emozioni che ha provato vestendo questa maglia. Ecco le sue parole.

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Le parole di Marcelo Salas a Lazio Style Channel

“Per me è sempre un’emozione e un piacere tornare a Roma, stare qui a Formello mi rievoca tanti ricordi nel cuore e nella testa e quindi ringrazio a tutti voi per questa opportunità. Sono molto contento di stare qui anche per visitare la città un’altra volta”.

Salas sulla Supercoppa Europea

“Tutta la squadra ha portato la coppa, il merito è di tutti. Fa piacere che la gente ricordi ancora questa coppa e tutto quello che abbiamo vinto insieme ai miei compagni. Ne approfitto anche per ritoccarla (ride, ndr). Io quella sera non ero al meglio, sono partito dalla panchina, poi Simone (Inzaghi, ndr) purtroppo ha avuto un infortunio procurato da Stam e così ho avuto l’opportunità di entrare. Ho approfittato del momento, ho fatto gol e abbiamo vinto questa grandissima coppa”.

Sull’inizio della sua carriera in Cile

“Quando ho iniziato nell’Universidad de Chile il mio primo gol da professionista è stato in Calama, nel 1994. Ho avuto la possibilità di vincere lo scudetto dopo 25 anni con l’Universidad e ho avuto la fortuna con la Lazio di vincere lo scudetto ancora una volta dopo 25 anni. Il destino mi ha dato tanto e ha tante cose da darmi ancora; gli sono grato”.

Sulla sua esperienza in Argentina

“La mia prima partita titolare con il River Plate è stata proprio contro il Boca Juniors, nel derby. Prima partita che gioco dal primo minuto e faccio gol, in quel momento del pareggio. Lo ricordano tanto i tifosi del River, soprattutto nel derby della capitale”.

L’esordio con il Cile

“Esordio in Nazionale e anche lì gol subito, del pareggio. Con l’Argentina c’era Maradona, Simeone, Caniggia, Batistuta e io ho avuto l’opportunità di debuttare con un gol a 19 anni”.

Sul Mondiale del ’98

“La prima partita è proprio contro di voi, l’Italia, e menomale che non c’era Nesta in quel momento (ride, ndr). C’era Cannavaro vicino a me, doveva marcarmi, per me una delle partite più importanti anche perché ho avuto l’occasione di giocare un solo Mondiale, quello del 1998, e giocare contro l’Italia e fare due gol è qualcosa di straordinario. Dopo quella competizione io arrivo a Roma, fu una carta di presentazione molto importante”.

Sulla doppietta a Wembley in Inghilterra Cile

“Anche lì la Lazio mi aveva preso uno o due settimane prima. Quando siamo arrivati in Inghilterra il mio agente mi ha detto che sarebbero venuti tutti a vedermi, il presidente, il figlio e così mi disse di cercare di fare bene e non brutta figura. Io li ho ripagati con una doppietta, è andato tutto bene”.

Sul concerto degli U2 a Santiago di Cile

“Momento magnifico, essere diventato un loro idolo è stato emozionante”.

Idolo dei laziali per come giocava

“Mi fa piacere, so che non ero solamente un attaccante e so che potevo dare un po’ indietro, fare assist, aiutare la squadra. Avevo iniziato la carriera da centrocampista, volevo essere Maradona e giocavo con la 10. Per me non era un problema indietreggiare, forse per quello il mio stile piaceva”.

Sullo scudetto e perché non se ne sono vinti di più

“Potevamo vincere di più, sono arrivato nel 1998/99 e lo abbiamo perso con il Milan. Avevamo 6/7 punti di vantaggio, non so cosa sia successo poi e loro ci hanno tolto lo scudetto dalle mani. Ricordo che avevamo detto di vincerlo l’anno successivo e ci siamo riusciti, menomale. Non ci è bastato battere la Reggina ma abbiamo dovuto aspettare Perugia, io ero nello spogliatoio e una volta finito tutto siamo andati tutti in campo con i tifosi. Stadio meraviglioso, festa meravigliosa”.

Sullo spogliatoio di quella Lazio

“Io con Dejan ero il più giovane, il resto erano tutti più grandi. Ero un ragazzo che ascoltava, per me non era un problema, i confronti ci sono stati nello spogliatoio e sono stati tutti di crescita”.

Su Eriksson e Mihajlovic

“Purtroppo ci hanno lasciato troppo presto. Eriksson è stato un grande allenatore per me, grande gestione di campioni e grande allenatore sul campo. Sinisa invece mi fa emozionare, lui mi ha aiutato tanto quando sono arrivati, siamo diventati molto amici. Sinisa mi ha lasciato qualcosa in più, è stato un guerriero e per i laziali lui ha fatto e dato sempre tutto. Rimarrà per sempre nel mio cuore”.

Sull’addio alla Lazio

“I migliori anni sono stati qui, sarei voluto restare, avrei voluto anche tornare ma non è stato così. Una grande squadra come la Juventus mi voleva e sono andato, ho preso quella decisione ma poi non sono più potuto tornare. Poi per problemi familiari sono tornato in Argentina”.

Un’emozione da scegliere con la Lazio

“Sicuramente lo scudetto. Dopo 25 anni che non si vinceva, è stata un’emozione enorme. Per tutti i laziali veri quel momento non si può dimenticare”.

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