L’importanza di chiamarsi MIRO

Pubblicato 
mercoledì, 18/12/2013
Di
Redazione
Tempo di lettura: 3 minuti

KLOSE ESULTANZA

LAZIONEWS.EU “Un giocatore non cambia una squadra. Si vince insieme e si perde insieme. Ora è il momento di dimostrare la nostra vera forza”. "Parola di Miro KLOSE. Una verità raccontata dal tedesco, ripresa dalla pagina Facebook della Lega Serie A, che ha accompagnato la foto del campione biancoceleste con una chiara didascalia: “Così parla un vero Leader”. Perché KLOSE non è solo quel cannoniere spietato che difficilmente sbaglia due occasioni nella stessa partita. Il tedesco, con una doppietta contro il LIVORNO, ha dato un primo significato calcio alla crisi della LAZIO e i biancocelesti sono riusciti a ritrovare quella vittoria che mancava da sette turni, ultima partita nella quale (e non è un caso)  ha giocato KLOSE. Se andiamo a rivedere le modalità con le quali sono arrivati i gol si capisce l’importanza che riveste il tedesco nel gioco di squadra. Nel primo  ha dettato a CANDREVA il passaggio in profondità, lo ha “costretto” a giocare in verticale e si è ritrovato faccia alla porta, perché non si può trovare la via della rete giocando sempre spalle alla porta. Il passaggio in orizzontale, limite della LAZIO in questa prima parte di stagione, è stato bandito. Secondo gol: tiro di HERNANES che si infrange su piedi di un avversario, la palla vagante in area di rigore viene ripresa da KLOSE che da due passi trafigge BARDI. Si dirà: gol facile facile, non poteva sbagliare ma la qualità della marcatura sta nella freddezza con la quale tira e nel fatto che KLOSE era  proprio lì, al posto giusto nel momento giusto dote che hanno pochi e che PEREA può imparare dal totem tedesco.

KLOSE PROFESSORE - E qui viene fuori l’altra dote di MIRO: il suo essere maestro del gol: gli insegnamenti che da lui si possono carpire, sia tecnici che umani, sono tanti. PEREA, astro nascente della LAZIO, sta dimostrando di avere corsa, fisico e una bella propensione al gioco di squadra ma ha un limite grande sul quale deve lavorare: la “cattiveria” sotto porta. E allora quale maestro migliore del Prof. KLOSE? Il tedesco, fino alla fine della stagione, può dargli tanti insegnamenti. L’anatroccolo colombiano potrebbe velocizzare il suo processo di trasformazione in cigno ed essere più “attaccante” la prossima stagione. Ma KLOSE è professore anche per il suo comportamento da super professionista in campo e fuori. Quel suo essere sempre pacato e sereno, quel suo parlare solo se necessario, quel suo essere onesto e umile lo rendono “il professionista” per eccellenza. La cura per il dettaglio, da quello tattico a quello alimentare, la professionalità con la quale si allena gli hanno permesso di essere ancora oggi, sulla soglia dei 36 anni, l’attaccante titolare della Germania , pronto a partecipare ad un altro Modiale, che per lui potrebbe essere da record. Tutti i ragazzi della Primavera sono rimasti “sconvolti” vedendolo lasciare il campo per ultimo e vedendolo raccogliere i palloni a fine allenamento come si fa quando si inizia a giocare a pallone nei primi anni della scuola calcio. Un’umiltà e un rispetto senza i quali non si può diventare un fuoriclasse. Anche KEITA, punito da PETKOVIC con la tribuna nell’ultima partita a causa di un diverbio che avrebbe avuto con RADU, può imparare che per diventare un campione non basta solo avere piedi vellutati.

LEADER SILENZIOSO E "SPAURACCHIO PER GLI AVVERSARI" - Ma cosa serve alla LAZIO per uscire definitivamente da questa crisi? Come ha detto anche un altro “vecchio saggio” di nome Peppino BIAVA a questa squadra serve ritrovare autostima e fiducia nei propri mezzi. E come si ritrova? Ovviamente con i risultati ma anche con quella compattezza che è parsa venire meno in questo anno solare nelle file biancocelesti. Guarda caso, un anno in cui KLOSE ha giocato pochissimo. Per serrare le file servono leader nello spogliatoio che solo con la loro presenza in campo possono dare quella scossa e fare quadrato. Serve quella pietra angolare che nella LAZIO è rappresentata dalla vecchia guardia capitanata proprio da KLOSE. E serve creare paura all’avversario. Se gli avversari leggono la formazione della LAZIO e scoprono che KLOSE non sarà né in campo né in panchina, non sentirebbero la stessa paura che proverebbero se sapessero che il tedesco c’è. Questo genera autostima negli avversari e crea timore nelle file biancocelesti. Il timore porta ansia, insicurezza, mancanza di serenità e in campo queste cose fanno la differenza. Leggere il nome KLOSE nella distinta vuol dire avere un surplus di fiducia tra le proprie file e significa partire con una percezione di se stessi superiore: la famosa fiducia, la famosa autostima che porta serenità e fiducia nei propri mezzi. Perché senza KLOSE la LAZIO ha più paura e soprattutto fa meno paura agli avversari.

Carmine Errico
TWITTER: @carmineerrico

 

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