INTERVISTE
Liverani: “Festa scudetto Roma? Ero in giro e mi misero la bandiera in mano, non ci vedevo nulla di male”

Parla Fabio Liverani. Ai microfoni di Calciomercato.com l’ex centrocampista, ora allenatore della Ternana, ha raccontato la sua carriera soffermandosi in particolare sull’esperienza vissuta alla Lazio dal 2001 al 2006. Ecco le sue parole.
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Le parole di Liverani sulla festa per lo scudetto della Roma
“Quella sera ero in giro per la Capitale con amici e mi misero la bandiera in mano. Non ci vedevo niente di male; anche perché quell’anno io sarei dovuto andare alla Juve, non alla Lazio. Con dedizione e senso di appartenenza ho fatto ricredere i tifosi creando un grande legame con tutto il mondo Lazio. Il mio quarto anno in biancoceleste ero il secondo giocatore più anziano dopo Peruzzi, ma Angelo sapeva che la fascia intorno al braccio di un portiere è un po’ sprecata perché ha meno modo di parlre con l’arbitro ed essere nel vivo del gioco. Così l’ho presa io, ed è stato un grande orgoglio”.
Sulla vicinanza alla Juventus
“Nel 2001 sono stato vicinissimo alla Juve: io avevo già l’accordo con loro, ma non c’è stata l’intesa tra club. Saltò tutto, e l’ultimo giorno di mercato andai alla Lazio che aveva bisogno di un centrocampista. Finisco un’amichevole in un paesino vicino Perugia, prendo il telefono e trovo 7/8 chiamate del mio agente. Lo richiamo subito. Mi dice che la trattativa con la Juve si è arenata e che la Lazio mi vuole a tutti i costi. Quel giorno mia madre era appena arrivata da Roma per stare un po’ insieme, ma gli dissi che dovevamo subito tornare indietro perché avrei firmato con la Lazio. Ricordo che si commosse, aveva capito che il mio sogno si stava avverando”.
Dopo lo scudetto della Roma
“Dopo lo Scudetto della Roma c’era un’aria pesante. Fino a novembre/dicembre eravamo in lotta per lo scudetto a -2 dalla Juve dopo aver vinto anche lo scontro diretto con un mio gol, poi abbiamo iniziato a faticare in trasferta e a fine stagione siamo andati in Europa League. Con l’arrivo di Mancini l’anno successivo i tifosi si riavvicinarono e ci fu di nuovo entusiasmo: nonostante le cessioni di Nesta e Crespo, in due stagioni abbiamo raggiunto una semifinale di Europa League contro il Porto di Mourinho, una qualificazione in Champions e la vittoria della Coppa Italia”.
Sul primo Lotito
“ll primo Lotito era difficile, è entrato a piedi uniti in un mondo nuovo e tutto quello che c’era stato prima di lui lo vedeva come negativo. Il Lotito di oggi sarebbe più pronto, sta dimostrando con i fatti di saper essere un grande imprenditore. Dalla Lazio sono andato via perché non mi sentivo stimato come calciatore, anche se i tifosi mi chiedevano di restare e quando sono tornato da avversario mi hanno sempre applaudito”.
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